Un livello di investimenti senza precedenti. Così Willis Towers Watson introduce il suo report periodico degli investimenti insurtech a livello globale. Un anno tutto particolare, come sappiamo, ma che sta comunque riservando sorprese in determinati settori, ad esempio gli investimenti in startup dell’insurance technology, quanto meno oltreoceano. Le operazioni hanno riguardato sia nuovi round, anche molto elevati (ad esempio, Bright Health ha raccolto 500 milioni di dollari americani in questo trimestre), in società già finanziate e questo ha rappresentato per molti investitori una sorta di ‘messa in sicurezza’ del proprio investimento, o comunque un finanziamento a basso rischio.
Il Covid-19 ci ha messo lo zampino, la prospettiva di una recessione economica all’orizzonte ovviamente rende gli investitori più cauti nella scelta di cosa andare a finanziare: le startup insurtech anche acerbe, senza alcuna metrica, al primo investimento sono attraenti, sono una novità, magari riguardano qualche tecnologia emersa con la pandemia, e in ogni caso rappresentano investimenti (ed eventuali perdite) contenuti; non c’è rischio, o quasi, a finanziare realtà insurtech oramai solide, come Bright Health, che magari si stanno preparando alla quotazione in Borsa.
“La sfida più difficile che le Insurtech meno consolidate dovranno affrontare in relazione a questo rallentamento dell’attività di investimento (e, molto probabilmente, delle partnership) è la sua durata. Se da un lato questo “gap” è indubbiamente una caratteristica naturale dell’investimento, dall’altro è anche un sintomo dell’attuale recessione indotta dalla COVID-19. Questa imminente recessione potrebbe durare per un bel po’ di tempo. Le strategie tecnologiche in atto saranno chiare: sopravvivere a questo nuovo mondo impetuoso. L’impatto di un rallentamento economico, unito a un’impennata delle attività da remoto, pone le Insurtech meno forti di fronte a una crudele ironia: proprio nel momento in cui il vero valore della tecnologia è così reale e manifesto nel nostro settore, la linfa vitale delle insurtech emergenti, che hanno bisogno di round di serie B e C per crescere, si è inaridita”.
Gli investimenti insurtech del Q3
Sei mega-round di 100 milioni di dollari o più hanno rappresentato più di due terzi dei finanziamenti totali del Q3, tra cui Bright Health, Ki, Next Insurance, Waterdrop, Hippo e PolicyBazaar. La percentuale delle operazioni early-stage è cresciuta al 57%, con un incremento di 15 punti rispetto ai livelli pre-COVID-19, sostenuta in particolare dalle start-up P&C. Più della metà delle insurtech con un round di Serie A raccoglieva capitale per la prima volta e ha ottenuto in media 10,9 milioni di dollari. Le società insurtech che cercano investimenti di fascia media della Serie B e C, tuttavia, hanno visto ridursi le deal share di quasi 9 punti percentuali. Gli investitori non industriali, compresi il venture capital e il private equity, hanno predominato nei round più piccoli e i riassicuratori in quelli più grandi.
Gli investimenti nel settore P&C (Danni) hanno predominato, ma la quota degli investimenti nel settore L&H (Vita-Salute) è aumentata, con un incremento di 3 punti nel 3° trimestre 2020 fino al 30%. Ciò è stato determinato da una quantità sproporzionata di finanziamenti L&H nei mega-round che hanno ricevuto un vero capitale di “crescita”, con L&H che ha rappresentato tre delle sei operazioni, e il 49% del totale dei finanziamenti dei mega-round del terzo trimestre.