A fine 2020 la capitalizzazione delle Insurtech quotate ha superato i 22 miliardi di dollari, dice il World Insurtech Report 2021 di Capgemini con Efma. Tra Europa e Stati Uniti nel 2021 ci sono state nove IPO e altre 10 sono in preparazione nei prossimi 10 mesi, secondo le previsione di Italian Insurtech Association. Perché gli investitori affidano i loro capitali a queste scaleup? E a che cosa serviranno questi soldi? Ad accelerare la crescita, a sviluppare nuovi servizi per conquistare nuovi mercati e nuovi clienti.
Ricorda ancora il World Insurtech Report che per la prima volta la metà dei clienti assicurativi è disposta a prendere in considerazione la sottoscrizione di polizze digitali con un nuovo player diverso da una compagnia di assicurazione.
Sintesi: si stanno creando le condizioni per un profondo cambiamento del quadro competitivo e gli incumbent, le tradizionali compagnie di assicurazione, vedranno sempre di più rosicato il loro vantaggio se non si adegueranno velocemente alle nuove condizioni. Ecco perché il momento è adesso o, come avverte il titolo della seconda edizione dell’Insurtech Summit (in programma il 20 e 21 settembre), “Ora o mai più” per evitare che accada quello che abbiamo già visto in altre Industry investite prima dagli effetti della trasformazione digitale, dal Retail ai Media.
Servono altre prove? Eccone una, gigantesca, portata dal World Insurtech Report: tra il 2018 e il 2020 le cinque maggiori aziende tecnologiche e una famosa casa automobilistica che offre servizi assicurativi hanno superato di quasi 2,5 volte la capitalizzazione delle 30 maggiori compagnie assicurative a livello globale nel 2020. Amazon, per fare solo un nome a tutti noto, sta testando una sua offerta assicurativa in 10 Paesi e ha già lanciato polizze per imprese negli Stati e polizze auto in India. Pensate che si fermerà lì?
“Questo è l’anno zero: i prossimi 12 mesi saranno decisivi per poter esprimere la capacità di scaricare a terra sperimentazioni, progetti, innovazioni”, dice Simone Ranucci Brandimarte, presidente di Italian Insurtech Association che organizza il Summit. “Serve maggiore ambizione per poter approfittare delle opportunità che potranno arrivare da un mercato più giovane e più grande in cui però stanno entrando nuovi player, innovativi e determinati”.
CARE è la parola magica della nuova ondata digitale. L’acronimo sta per Convenience, Advice, Reach : convenienza, consulenza e prossimità. Un modello di customer journey culturalmente lontano dall’industry assicurativa che deve recuperare in semplicità, velocità e vicinanza con il cliente nel momento in cui emerge il bisogno di protezione. La pandemia è stato un passaggio cruciale, perché è cresciuta la propensione a sottoscrivere una polizza assicurativa (+7%) ma secondo modalità che sono proprie dei newcomer. Sta emergendo una nuova domanda di protezione che non trova soddisfazione nell’offerta tradizionale.
Le compagnie assicurativa sono consapevoli della trasformazione in atto. E un dato lo conferma: negli ultimi cinque anni hanno investito quasi 9 miliardi di dollari sull’Insurtech, secondo solo dopo i fondi americani di venture capital. L’Italia, però, è ancora fuori da questa onda: 110 milioni nel primo semestre 2021, che significa più del doppio rispetto al 2020 quando, però, la Francia ha raggiunto quota 1 miliardo. Bisogna, quindi, correre con gli investimenti in tecnologia, competenze digitali e startup per recuperare un ritardo che in prospettiva comporta un doppio rischio per la Industry e per il Sistema Paese: perdere competitività e diventare terreno di conquista dei nuovi player internazionali nativi digitali. È già accaduto in altri settori, si può ancora evitare nell’insurance.
Articolo originariamente pubblicato il 17 Set 2021