Nei giorni scorsi nel mondo degli investimenti insurtech si sono viste le notizie dell’americana Bright Health che ha annunciato un round di finanziamento di serie E da 500 milioni di dollari e dell’italiana Lokky, che ha raccolto 1 milione di euro, un investimento già piuttosto dignitoso nel panorama italiano. Premettendo che ci sono una serie di differenze tra le due società, sia nel modello di business che nello stadio di sviluppo, questo paragone rende bene l’idea dell’abisso che c’è tra gli investimenti d’oltreoceano e i nostrani, tra l’ecosistema insurtech statunitense e il nostro. Bright Health è nata solo nel 2016, al primo round ha raccolto 80 milioni di dollari e in 4 anni ha realizzato 1,6 miliardi circa di funding e messo in piedi un’azienda che ha oltre 500 dipendenti e ha da poco messo in carica come Ceo la giovane Rachel Winokur, in precedenza capo della ‘business intelligence’ della società’, che basa il business su una piattaforma tecnlogica.
Insomma, il mondo assicurativo è più che mai in fermento e occorre pensare in grande. Il processo di digital transformation iniziato in epoca pre-covid ha accelerato esponenzialmente e ora sulla giostra che gira vorticosamente è ancora più difficile salire, ma la sfida è di quelle in cui non si fanno prigionieri, bisogna provarci ora guardando all’orizzonte dei nuovi bisogni che sono anche nuove opportunità.
“Bisogna alzare l’asticella dell’intero comparto assicurativo Italiano, – dice Yuri Poletto, Insurance Open Innovation Consultant – e far arrivare il nostro ecosistema insurtech al livello di quelli degli altri grandi paesi Europei (UK e Germania in primis). Per fare questo bisogna agire su più fronti: facilitare la nascita di più insurtech (l’estensione della sandbox dell’IVASS dal Fintech all’Insurtech va in questa direzione); incrementare esponenzialmente il flusso degli investimenti di venture capital in insurtech (nel 2019 sono stati investiti nell’insurtech Italiano meno di 10 milioni di euro, nello stesso anno l’insurtech tedesca Friday da sola ne ha raccolti 128 milioni); innalzare il livello di educazione finanziaria degli italiani, che ancora oggi quando devono decidere come far fronte a possibili eventi avversi futuri preferiscono far affidamento sui loro risparmi piuttosto che acquistare prodotti e servizi di prevenzione e protezione dai rischi”.
L’ecosistema italiano delle startup insurtech è ancora piccolo, seppure dinamico, ma a livello mondiale bisogna sottolineare che nel secondo trimestre del 2020 è forse partita una corsa, giacché, secondo l’ultimo report pubblicato dalla società Wills Tower Watson, le società insurtech hanno raccolto 1,56 miliardi di dollari (nel secondo trimestre), andando a registrare un 71% di crescita rispetto al trimestre precedente. E’ ancora molto difficile valutare il vero impatto che COVID-19 avrà sul futuro delle Insurtech, dice Wills Tower Watson, perché molte cose stanno cambiando forse per sempre, per esempio: il settore delle assicurazioni di viaggio tornerà mai ad essere vivace? Riusciremo mai a guidare di nuovo così tanto? Avremo tutti degli uffici a casa nostra? Ma comunque la si giri, sarà la tecnologia a tirar fuori il settore da queste grane, perciò è il momento di agire per le compagnie.
“DO IT NOW!” dice Gerardo Di Francesco, managing partneer Wide Group e vicepresidente Italian Insurtech Association – “L’emergenza sanitaria, il cambiamento dei consumatori delle nuove generazioni e quindi dei trend assicurativi richiedono una pronta risposta e relativa organizzazione da parte di tutta l’industry. E’ sempre più necessaria la condivisione di idee e best practice e la creazione di ecosistemi per la digitalizzazione dei processi di intermediazione e gestione assicurativa. Questo per rispondere e soddisfare le nuove esigenze dei consumatori e nell’ottica di una reale integrazione tra tecnologia e insurance”.
Il primo Insurtech Summit italiano, svoltosi recentemente, è stato un passo importante per alzare l’asticella (citando Poletti) e per condividere idee e best practice (citando Di Francesco), e ha infatti avuto una grandissima partecipazione, lasciando ricchi spunti di riflessione.
“La prima edizione dell’Italian Insurtech Summit ha confermato in un periodo complesso a livello economico e sociale una crescente attenzione verso il settore assicurativo, non solo più a livello internazionale. – sottolinea Alberto Garuccio, Innovation Leader Reale Lab 1828 – Fa piacere soprattutto intravedere diversi punti di contatto tra le iniziative che sono state raccontate durante gli interventi, elemento che fa ben sperare in un’ulteriore fase di sviluppo del nostro settore. In questo senso i principali attori, sia istituzionali sia privati, devono interpretare un ruolo attivo nel favorire l’aumento di velocità nella trasformazione del settore assicurativo, sempre più contaminato da differenti business model, nuovi player ma anche opportunità da cogliere. Sono convinto che aumentare il livello di consapevolezza possa creare un elemento di discontinuità rispetto al passato, e sicuramente iniziative come questa possono aiutare a condividere una visione comune ed aumentare l’apertura del settore”.
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