Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ce l’ha ricordato: dobbiamo imparare a convivere con il virus. La nostra percezione del rischio, il bisogno di protezione non potranno quindi che cambiare. Anzi, stanno già cambiando.
Il Covid-19 è un punto di svolta storica, per i suoi effetti sanitari, sociali ed economici a livello globale. Ci sarà un prima e dopo e nell’era A.C. (After Covid-19) la nuova Grande Minaccia sarà virale e inevitabilmente modificherà comportamenti, modelli economici, relazioni industriali con impatti rilevanti sul business delle assicurazioni e sul welfare aziendale.
Il Nuovo Grande Rischio Globale: i virus
L’ormai celebre intervento di Bill Gates al Ted di Vancouver, anno 2015, non è la previsione di una Cassandra ma un allarme molto più importante: dopo la minaccia nucleare, eredità della Seconda Guerra Mondiale, il Nuovo Grande Rischio Globale è il virus, anzi i virus. Contro la bomba atomica si sono mobilitate energie finanziarie, politiche, militari: le azioni di deterrenza sono state enormi, l’ossessione di intere generazioni. Nulla di simile è ancora stato fatto per e contro i virus. E anche il Covid-19 lo ha drammaticamente confermato: non esistono truppe sanitarie e scientifiche pronte a intervenire immediatamente lì dove si manifesta la minaccia. Anche i protocolli di emergenza sono incerti , locali. Di fronte ai quotidiani bollettini sanitari, che ricordano purtroppo quelli di guerra, servono e serviranno risposte nuove.
Perché e come cambia la percezione del rischio
Nei giorni della pandemia ci siamo ritrovati a provare emozioni, esperienze, paure che non conoscevamo o che ritenevamo distanti dalla nostra normalità. Stiamo facendo uno stress test collettivo, sentiamo ripetere spesso, perché ci siamo ritrovati a vivere, improvvisamente e senza volerlo, in un mondo che pensavamo potesse essere solo la scena di un film, dove la malattia (e la morte) è sempre in agguato.
Il Covid-19 è un rischio emergente, un rischio che affrontiamo per la prima volta. Questo genera maggiore incertezza, preoccupazione, persino paura. E aggrava la percezione del rischio, spiega Giancarlo Sturloni, autore libro “La comunicazione del rischio per la salute e per l’ambiente”, che commenta: “Spesso ci lamentiamo per le cose sbagliate, indipendentemente dalla dalla loro evidenza statistica. La famigliarità spiega perché, nonostante l’elevato numero di vittime, quasi non facciamo più caso a rischi importanti ma a cui siamo ormai assuefatti, come gli incidenti automobilistici o l’inquinamento dell’aria” . Il Covid-19 ci fa paura anche e soprattutto perse è uno sconosciuto che sta sconvolgendo la nostra normalità, a cui difficilmente potremo tornare.
La risposta delle aziende: polizze sanitarie per tutti
Nell’emergenza le aziende stanno rispondendo con un ricorso massiccio a polizze sanitarie: Enel lo ha fatto per i suoi 68mila dipendenti in tutto il mondo così come FS o il Gruppo Atlantia (Autostrade, Aeroporti di Roma). Nel settore alimentare, poi, molte aziende, da Barilla a Granaralo, stanno integrando le coperture offerte dai Fondi Sanitari di categoria. Insomma, sta esplodendo una nuova domanda di protezione che passa anche dalle necessità ed esigenza delle imprese. Ed è solo l’inizio.
L’emergenza finirà ma tutto dovrà essere organizzato attorno alla presenza della minaccia virale nelle nostre vite, nel lavoro, nella formazione, nelle attività commerciali. Molti business dovranno ripensare i loro modelli, moltissime imprese dovranno accelerare sull’adozione di tecnologie digitali ma per tutti resterà la necessità di una massiccia e inedita “sorveglianza” sanitaria.
I test seriologici e lo screening di massa
Da qualche giorno si parla sempre di più di test seriologici in grado di stabilire chi è immune o chi si è auto immunizzato: una sorta di lasciapassare sanitario che potrebbe permettere di uscire, lavorare, divertirsi senza alcun pericolo per sé e per gli altri. Sembra che questi test ancora non siano affidabili ma prima o poi lo saranno. Chi si farà promotore di questo screening di massa? Chi sosterrà le spese? Come saranno raccolti e gestite le informazioni in grado di superare le barriere elettroniche già introdotte in alcuni Paesi del Far East? Le aziende avranno un ruolo e una responsabilità in questa nuova situazione e le assicurazioni si troveranno a gestire una domanda imprevista di tutela sanitaria e soluzioni per un welfare di nuova generazione.
La pandemia e la privacy: che cosa cambierà
La pandemia sta stressando tutti i temi relativi alla privacy. Nell’emergenza evidentemente alcuni nostri diritti sono stati compressi (a partire dal più semplice: la libertà di movimento), ma non tutto è possibile. Per esempio una grande azienda non può oggi costringere i dipendenti a effettuare un esame medico e tantomeno a valutarli in base ai risultati. Ma che cosa succede se le condizioni di salute di un solo dipendente possono mettere a rischio il benessere di tutti gli altri e l’operatività stessa dell’azienda. Un tema questo che non va letto solo in termini di business e di profitto: che cosa accadrebbe se si ammalassero tutte le persone di un team di una compagnia telefonica necessario per garantirci la connettività? E se tutti i tecnici di una squadra di emergenza di una società dell’energia venissero contagiati da un virus, come potrebbero intervenire in caso di guasto in una centrale che alimenta un ospedale e i respiratori che tengono in vita altri contagiati?
Nuovo welfare: più protezione e più controllo
Nella nuova epoca dei virus dovremo probabilmente modificare velocemente la nostra cultura (e norme) sulla privacy e abilitare nuovi strumenti per tenere in equilibrio la tutela personale e quella collettiva. Sarà possibile farlo solo in un nuovo welfare aziendale che preveda uno scambio ragionevole fra esigenza di controllo e protezione vera della salute degli individui. Le aziende dovranno credere e far credere di preoccuparsi della salute dei loro collaboratori per poter pretendere di gestire le informazioni. Sarà un processo complesso, con accelerazioni e frenate, a tratti aspro, in cui le compagnie di assicurazioni potranno giocare un ruolo centrale se sapranno passare dalla vendite di polizze alla proposta di progetti integrati di protezione.