Il lettore di sudore, sarà la killer application per le assicurazioni sanitarie?

Le università di Stanford e Berkeley hanno inventato sensori in grado di trasformare la sudorazione in dati digitali. Una miniera di informazioni sulla salute che potrebbero portare a un dispositivo in grado di rivoluzionare i modelli di polizze

Pubblicato il 01 Feb 2016

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Che nel sudore ci potessero essere informazioni in forma chimica sul nostro stato di salute è qualcosa che già si sapeva.

La novità è che nei laboratori delle Università di Stanford e Berkeley, sono stati inventati dei sensori capaci di leggere il sudore e trasformarle in dati digitali. La performance dei sensori è stata già sperimentata con successo su 14 volontari e i risultati, pubblicati sulla rivista Nature, giunti in un momento in cui l’attenzione su tutti i dispositivi per la salute è alta, aprono ovviamente la strada ad applicazioni molto importanti, sia in campo medico vero e proprio, sia nello sport.

Attualmente questi sensori misurano la temperatura corporea e analizzano le molecole chimiche emesse dalla pelle (come il glucosio, il lattato, il sodio e il potassio) , traducendole in dati digitali che possono essere inviati in tempo reale a qualsiasi tipo di dispositivo, come lo smartphone o un computer.

”Il sudore è una miniera di informazioni, un fluido corporeo ideale per il monitoraggio attraverso sensori indossabili e non invasivi”, spiega il coordinatore dello studio Ali Javey, docente di elettronica e informatica all’Università californiana di Berkeley, riporta l’Ansa ”D’altro canto – aggiunge l’esperto – il sudore è molto complesso e per estrarre informazioni utili sulla salute bisogna saper analizzare diversi parametri”.

Infatti, questo team di ricercatori non è il primo al mondo a essersi occupati di sensori capaci di leggere i dati chimici del sudore, ma fino a oggi nessuna ricerca aveva raggiunto gli stessi risultati.

Fino ad oggi, i sensori di sudore erano praticamente dei patch che venivano rimossi per la successiva analisi chimica fatta da macchine separate. Altri progetti che che vanno nella direzione dei wearable, procedono con difficoltà. Mentre il dispositivo attuale è indossabile, fornisce flussi di dati continui, e misura più biomarcatori contemporaneamente ed è testato.

Naturalmente, i ricercatori sono già impegnati per migliorare questi dispositivi, rendendoli ancora più sofisticati, con l’obiettivo di non limitarne l’uso agli atleti (sebbene questi siano più soggetti a sudare) ma di estenderlo anche alla medicina personalizzata. I biosensori potrebbero essere usati per valutare le reazioni del corpo umano allo sforzo fisico o a condizioni di stress, quindi utili anche nel monitoraggio di individui impegnati in attività particolarmente stressanti o esposti a condizioni estreme come la disidratazione e l’eccessivo innalzamento della temperatura corporea; o ancora per monitorare pazienti che lo necessitano.

Il sensori del sudore non saranno mai accurati come il test del sangue, ha specificato Ali Javey, ma è anche vero che un esame del sangue non potrà mai essere effettuato in tempo reale.

Insomma, i wearable dotati di sensosri che leggono il sudore potrebbero diventare i guardiani del nostro stato fisico ed è evidente che per questo motivo si preannuncia un grande interesse anche da parte del mondo business per questo progetto.

Nel settore assicurativo, in particolare, c’è molta attesa per la killer application che permetta a un dispositivo indossabile di essere uno degli elementi tecnologici intorno al quale costruire prodotti e servizi all’avanguardia, più personalizzati e soddisfacenti per il cliente. I biosensori del sudore attireranno certamente moltissima attenzione.

A sweat sensor to monitor your health

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