Bill Ford, nipote di quel Henry Ford che ha dato vita alla casa automobilistica che ha portato le autovetture nella vita dell’americano medio, non ha ereditato solo un impero dal nonno, ma anche una visione imprenditoriale innovativa.
Personaggio ecologically correct, sempre mosso da preoccupazioni circa l’impatto dei veicoli sull’ambiente e nelle città, esiste in proposito un suo bellissimo Ted Talk, ha una grande fiducia nel futuro delle driverless car, anzi è convinto che si tratti di un passaggio epocale in cui la “sua” Ford può giocare un ruolo altrettanto importante di quello del leggendario avo.
«Siamo sull’orlo di una seconda rivoluzione della mobilità individuale, mio nonno fece la prima, contribuì a modificare gli spostamenti. Ora ci troviamo di fronte a un cambiamento ancora più importante che coinvolge non solo il nostro modo di muoverci ma ribalterà ogni forma di trasporto, tutto ciò deve avvenire in un lasso di tempo brevissimo» riporta il Corriere della Sera .
Ford a quanto pare ha sviluppato in questi anni, in autonomia, la propria driverless car, che intende produrre in serie entro il 2021, nella versione con motore elettrico. Nel suo centro di ricerca di Palo Alto, nella Silicon Valley, Ford ha già investito oltre 4,3 miliardi per accelerare lo sviluppo di tutte le tecnologie dedicate all’auto autonoma ed entro la fine del 2017 la squadra di ingegneri e scienziati raddoppierà, passando da 130 a 260. Ma non solo. Se fino a poco tempo fa si è mossa “da sola” e quasi segretamente, ora la casa automobilistica non esclude future collaborazioni anche con tech company come Apple e Google, ha già cominciato a collaborare con la cinese Baidu (che sta producendo la sua driverless car) e insieme hanno acquisito Velodyne, società specializzata nella sensoristica; ha acquisito anche l’israeliana Saips che si occupa di intelligenza artificiale; in generale, conta molto sulla spinta che la collaborazione con le startup può dare.
Così, fa squadra con acceleratori come TechStar per trovare giovani imprese innovative sulle quali puntare e acquisisce startup come Chariot, servizio di shuttle on-demand basato a San Francisco, che le permette di mettere un piede dentro il mondo dello ride sharing.
Il concetto è che da car company Ford vuole trasformarsi in mobility company, e vuole farlo velocemente. D’altro canto non sembra sola in questo: GM ha investito 500 milioni di dollari in Lyft, altro servizio di car sharing; Volkswagen ha investito 300 milioni nella startup israeliana Gett, sempre car sharing; Toyota collabora con Uber.
D’altronde, se nella seconda rivoluzione della mobilità, le tech company possono diventare produttori di auto, vedi Google Car e Apple Car (che reecentemente ha però dato segnali circa un cambio di strategia), perchè i produttori di auto non dovrebbero diventare più simili alle tech company e fornire i servizi in cui alla base c’è sempre l’oggetto del proprio core business, cioè un veicolo?
– Per approfondire leggi l’articolo di EconomyUp “Quale auto guideremo nei prossimi 20 anni?”
Nel video qui sotto, ecco a che punto è arrivata Ford con la sua auto senza guidatore.