Nel 2017 sono state vendute nel mondo quasi 1,2 milioni di auto elettriche, con una crescita del 57% rispetto al 2016. La crescita è ancora maggiore se confrontata con il 2015, anno in cui sono state vendute complessivamente 537mila auto elettriche. Un trend positivo che, secondo le previsioni della School of Management del Politecnico di Milan, dovrebbe continuare anche nel 2018, con quasi due milioni di nuovi veicoli elettrici attesi sul mercato. Le stime sul futuro sono di 2 milioni di nuove auto in commercio a livello globale al termine del 2018.
Anche in Italia si registra la stessa dinamica di crescita, ma i numeri sono ancora piuttosto esigui se paragonati ai valori del mercato europeo e globale. Nel 2017, infatti, in Italia sono state vendute precisamente 4.827 auto elettriche (erano 2.560 l’anno precedente), appena lo 0,24% del totale dei veicoli italiani. Numeri ben lontani da Norvegia e Germania, che con 62.000 e 55.000 immatricolazioni sono i primi mercati in Europa.
Sono alcune delle evidenze emerse nell’E-Mobility Report 2018 realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano (disponibile gratuitamente qui), che segnala anche il divario con i paesi più avanzati e gli ostacoli che frenano il boom dell’e-mobility.
L’auto elettrica è agli albori e sono ancora pochi i modelli in commercio, ma la sua diffusione sta gradualmente aumentando in tutto il mondo. In Paesi come la Norvegia, per esempio, quasi un’auto su due è elettrica; mentre a livello mondiale è la Cina a dimostrarsi il mercato più importante, con circa 580mila auto vendute e una crescita del 72% rispetto all’anno precedente, seguita dall’Europa (290mila, +39%) e dagli Stati Uniti (200mila, +27%). Il Giappone si colloca in quarta posizione, ma con i suoi 56.000 veicoli venduti e una crescita del 155% si afferma come il mercato più dinamico.
In Italia sono quasi 13.000 le auto elettriche in circolazione, di cui 4.827 vendute nel 2017, lo 0,24% del totale. Il mercato italiano è ancora indietro rispetto ai principali partner europei: lo scorso anno ha pesato per meno del 2% nel mercato europeo dei veicoli elettrici, a fronte del 13% del totale delle immatricolazioni. Nel 2017, infatti, sono state vendute 4.827 auto elettriche (erano 2.560 l’anno precedente), appena lo 0,24% del totale dei veicoli italiani (0,1% nel 2016), fra cui 1.964 full-electric (BEV, +40% rispetto al 2016) e 2.863 auto “plug in” (i veicoli con la possibilità di ricarica associata ad un motore tradizionale). Le plug-in sono aumentate del 150% e per la prima volta hanno superato le BEV.
Ma i risultati dei primi mesi del 2018 testimoniano un crescente fermento del settore anche in Italia: nel primo semestre sono state immatricolate 4.129 auto elettriche, quasi come nei dodici mesi precedenti, con un aumento dell’89%. Una crescita che ha coinvolto anche le infrastrutture di ricarica, che a fine 2017 comprendevano circa 2.750 punti di ricarica pubblici (+750 sul 2016), di cui il 16% (443) high power, e circa 1.300 colonnine, anche se la distribuzione geografica appare ancora sbilanciata, con differenze evidenti fra le aree del Paese.
“Nell’ultimo anno il settore ha registrato una crescita significativa sia dal punto di vista dei volumi di vendite sia da quello infrastrutturale – afferma Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano – certo, come numeri assoluti siamo ancora lontani dai paesi più avanzati a livello europeo e globale e le difficoltà da superare sono molte, come il costo ancora elevato dell’auto elettrica e una infrastruttura di ricarica che gli stessi utilizzatori considerano insufficiente e non ancora adatta ad abilitare un utilizzo smart dell’auto elettrica. Ma nel complesso la ricerca evidenzia come la mobilità elettrica stia diventando anche in Italia una componente fondamentale del nostro modo di vedere i trasporti del futuro”.
Uno dei proncipali freni alla diffusione delle auto verdi in Italia è la mancanza di adeguati incentivi statali.
I Paesi europei più rilevanti in termini di immatricolazioni di veicoli elettrici sono accomunati dall’adozione di incentivi, diretti sia all’acquisto sia all’uso e alla circolazione. In Norvegia, ad esempio, sono previsti incentivi diretti (-25% dell’IVA al momento del’acquisto) e indiretti (accesso gratuito o a prezzo agevolato a parcheggi, traghetti etc) e viene applicato un sistema di imposte che penalizza i veicoli più inquinanti. La Germania (secondo paese in Europa per auto elettriche vendute) propone un incentivo diretto all’acquisto pari a 4mila euro per un BEV e 3mila per un PHEV, come la Francia (6mila per entrambi, più un’ulteriore somma se sostituiscono un vecchio veicolo diesel) e il Regno Unito (il 35% del prezzo).
In Italia, dopo la fine degli incentivi statali diretti per l’acquisto di veicoli elettrici, le uniche misure di sostegno rimaste sono decise a livello locale e di solito prevedono una riduzione dei costi di circolazione dei veicoli, come sconti sul bollo e accessi e parcheggi gratuiti in zone a pagamento. “Un mercato retto solo da una politica di incentivi non è sostenibile – ammette Vittorio Chiesa – tuttavia una nuova tecnologia difficilmente è competitiva con quelle esistenti nelle fasi iniziali. Pertanto gli incentivi, se ben dimensionati, possono essere un utile strumento di accompagnamento”.
Tuttavia, questo non è l’unico problema: preoccupa e frena all’acquisto il costo ancora elevato delle vetture, l’inadeguatezza della rete di ricarica e dall’autonomia limitata (sondaggio di Energy&Strategy Group).
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