Le assicurazioni auto valgono nei soli Stati Uniti circa 200 miliardi di dollari e ben 160 di questi rischiano di essere persi con l’arrivo delle auto a guida autonoma, grazie alla maggiore sicurezza che tali veicoli garantiranno che determinerà l’abbattimento dei rischi e conseguentemente dei costi delle polizze. È quanto sostiene il Wall Street Journal, che riporta anche come gli innovativi veicoli rappresentino un grande punto interrogativo per le compagnie poichè alterano il concetto stesso di assicurazione auto come modellato fino a oggi: in futuro, saranno ancora i proprietari dei mezzi a doversi assicurare o piuttosto la responsabilità sarà del computer di bordo (e di conseguenza il costruttore di questo)?
L’articolo evidenzia l’urgenza per le compagnie di affrontare il tema, urgenza forse sottostimata fino a oggi, anche perchè, secondo quanto sostengono diverse assicurazioni, la minaccia sarebbe ancora lontana: non solo ci vorrà ancora del tempo prima di vedere driverless car negli showroom dei concessionari, ma ce ne vorrà anche per accumulare una quantità di dati sufficiente a stabilire la loro effettiva maggiore sicurezza, la diminuzione degli incidenti e in ultima analisi poter rivedere valutazione dei rischi e relativi premi.
Certamente, sulle tempistiche con le quali le auto driverless arriveranno al grande pubblico, le assicurazioni che fino a oggi hanno fatto stime molto prudenti, dovranno ricredersi, poichè dalla prossima settimana nella città americana di Pittsburgh (sede del dipartimento di robotica della Carnegie Mellon University, dove si sono formati i nomi più noti del settore della guida automatica) le driverless car saranno già una realtà circolante: sarà infatti possibile prenotare il taxi Uber via app e a rispondere sarà un’auto autonoma. Che, almeno durante la fase di test, avrà comunque a bordo un “controllore”: il tassista sarà infatti seduto al posto di guida e potrà intervenire in caso di emergenza o malfunzionamenti del sistema.
Non siamo ancora all’auto driverless venduta dal concessionario, ma si tratta certamente di un momento storico nel campo della mobilità: tra tutti coloro che si stanno occupando di sviluppare auto a guida autonoma (da Google a Apple a Ford, per citarne alcuni), nessuno era ancora riuscito a rendere commercialmente disponibile tale tipo di veicolo, eccezion fatta per Tesla Motors che offre in alcuni modelli una funzionalità di autopilota (da inserire in autostrada) che ha recentemente mostrato, tragicamente, i suoi limiti.
Uber non ha intenzione di produrre auto a guida autonoma su larga scala: “Nessuno ha creato software che possano guidare in modo affidabile un’auto in modo sicuro senza guidatore – ha infatti spiegato il Ceo Travis Kalanick a Bloomberg – e noi ci stiamo focalizzando su questo”, ma ha il dichiarato scopo di sostituire quanto prima possibile un milione di autisti che oggi sono alla guida delle sue flotte. L’accordo con Volvo, che non è esclusivo per Uber, prevede un investimento complessivo di 300 milioni di dollari per sviluppare l’hardware e i sensori dedicati al rilevamento del traffico e degli ostacoli.
Taxi e camion saranno i primi veicoli senza conducente ad arrivare sulle strade, probabilmente, ma è chiaro che la tecnologia, una volta perfezionata, si diffonderà nell’arco di alcuni anni e non decenni.