Il tema caldo della driverless car impone oggi molte riflessioni: più si avvicina il momento in cui arriveranno sulle strade, più si avanza nello sviluppo della tecnologia, maggiori sembrano le perplessità che affiorano.
La tecnologia della driverless car, fatta di tante componenti ma sopratutto di software, algoritmi, intelligenza artificiale, è certamente molto sofisticata e ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Ma sarà probabilmente il suo “ultimo miglio”, quello che porterà su strada le auto, ad essere forse il più faticoso, poichè implica un livello di raffinatezza degli algoritmi piuttosto elevata. Ci riferiamo alla capacità di scegliere, tra più alternative, quella “moralmente” più accettabile.
Uno dei più grandi vantaggi che, si dice, porterà la driverless car è che ci saranno meno incidenti perchè l’autista robotico non beve, non è mai stanco, è sempre vigile, è prudente, è connesso con la sua intelligenza al sistema stradale. Ma, visto che le persone continueranno a circolare sulle strade e probabilmente ci sarà anche un periodo di interregno fra auto driverless e auto “normali”, è inevitabile che ci saranno occasioni in cui l’intelligenza dell’auto dovrà prendere decisioni difficili.
Meglio investire tre pedoni che attraversano incautamente e salvaguardare i propri passeggeri, o viceversa, fare un semplice calcolo matematico di quantità di vite umane si possono salvare con una scelta o con l’altra?
Tre ricercatori hanno fatto questa domanda a un campione di quasi 2 mila persone e riportato i risultati dello studio su Science e riportato dal Corriere della Sera.
La maggior parte dei soggetti interpellati (76%) ha risposto in modo logico e utilitaristico che la macchina dovrebbe scegliere la soluzione che sacrifica meno vite umane, ma al tempo stesso afferma anche che non comprerebbe mai questo tipo di auto. (La diffidenza nei confronti dell’auto autonoma è un dato di fatto già rilevato). Gli autori della ricerca (visionabile nella sua versione originale a questo indirizzo) hanno condotto lo studio indagando diversi scenari che fanno pendere la bilancia da un lato piuttosto che d’altro: se tra le persone a rischio si immagina una donna incinta, dei bambini, o magari un superchirurgo che salva i suoi pazienti ogni giorno, la scelta può cambiare.
Ma sopratutto, chi dovrebbe programmare gli algoritmi in grado di indirizzare la scelta dell’intelligenza artificiale? Chi produce i veicoli? I Governi?
Gli autori dello studio lasciano questo dilemma aperto, ma è chiaro che prima che questi innovativi veicoli giungano sulle nostre strade il nodo dovrà essere sciolto e le auto driverless dovranno necessariamente essere intelligenze artificiali “morali”.