Driveless car, aumenta la pressione delle case automobilistiche

L’auto a guida autonoma è ormai una sfida ‘a chi arriva prima’: le giapponesi Honda e Toyota, per esempio, hanno appena annunciato ingenti investimenti sfidando il predominio di Waymo (che rimane la più avanzata nel settore)

Pubblicato il 11 Ott 2018

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Il 4 ottobre scorso, Honda ha annunciato di aver investito 2,75 miliardi di dollari in Cruise, la divisione di General Motors dedicata alla guida autonoma. Obiettivo: sviluppare insieme un veicolo a guida autonoma che possa essere prodotto in grandi numeri da GM, che ambisce a lanciare una flotta commerciale di auto completamente automatiche già il prossimo anno, e arrivare prima della Ford.

Sul progetto, Honda sta investendo 750 milioni di dollari nell’immediato e altri due miliardi nel corso dei prossimi 12 anni, arrivando a possedere una quota del 5,7% nella società americana GM Cruise Holdings (valutata 14,6 miliardi di dollari), la divisione guida autonoma di General Motors.

In GM Cruise Holdings, un’altra importante quota, il 19,6%, è posseduta dal Vision Fund, maxifondo (il più grande al mondo) dell’operatore TLC nipponico Softbank che, non più tardi di 4 mesi fa, aveva investito altri 2,25 miliardi di dollari.

E sempre Softbank ha siglato il 4 ottobre un accordo con la giapponese Toyota per collaborare sia nel settore della guida autonoma sia in quello dei servizi di mobilità: un’alleanza che, ha spiegato il CEO di Softbank, Masayoshi Son, segna “l’inizio di una nuova era che garantirà una mobilità senza precedenti“. L’accordo tra le due società (che hanno entrambe partecipazioni in Uber) prevede la creazione di una joint venture, chiamata Monet Technologies, controllata al 50,25% dall’operatore TLC e al 49,75% dalla casa automobilistica. L’obiettivo è quello di arrivare a produrre la prima auto autonoma nella seconda metà del 2020 sulla base del prototipo e-Palette di Toyota.

Insomma, oltre alle grandi tech company che per prime hanno creduto e investito nello sviluppo dell’auto a guida autonoma, in primis Google, il risiko ora è aperto tra le grandi case automobilistiche, che in un articolato gioco di alleanze e investimenti, accelerano il loro ingresso nel mercato dell’auto del futuro, in cui farà da apripista il settore ‘flotte’.

Tra i giganti del tech oltre a Waymo (spin-off di Google), ci sono in prima linea aziende di trasporto privato come Uber o Lyft; tra le case automobilistiche, spiccano Ford e General Motors (proprietaria di Cruise Automation). Compagnie di estrazione diversa che puntano, però, allo stesso obiettivo: creare un servizio commerciale di trasporto autonomo, sfruttabile dal cliente tramite un’app. Esattamente ciò che già fanno Uber o Lyft, ma con una sostanziale differenza: l’assenza del conducente.

E a che punto sono i test? Business Insider lo ha sintetizzato in una tabella.

Nella tabella, vengono analizzati dati riguardanti i test più rilevanti effettuati nel 2016 dalle maggiori realtà di produzione della self-driving car, focalizzandosi sui risultati ottenuti dalle vetture di Livello 4.

Livello 4 e Livello 5 rappresentano, secondo SAE International (Society of Automotive Engineers, ente che si occupa di sviluppare e definire gli standard ingegneristici per veicoli motorizzati di ogni genere, tra cui automobili, autocarri, navi e aeromobili), i gradi più alti raggiungibili da una self-driving car per quanto riguarda l’autonomia: per Livello 4 si intendono quelle automobili in grado di viaggiare in autonomia solo in alcune condizioni, mentre con il Livello 5 si identificano le vetture capaci di circolare autonomamente in qualsiasi scenario, senza la necessità di volante, pedali o di un conducente umano.

A oggi non sono ancora state effettuate prove su strada di self-driving car di Livello 5, ma alcune compagnie stanno già testando le auto di Livello 4.

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