Digital Health, un mercato in crescita con le assicurazioni in primo piano

Le opportunità che arrivano dall’applicazione delle tecnologie digitali alla salute sono state al centro della sessione italiana di Frontiers Health, promosso da BNP Paribas Cardif e Healthware Group

Aggiornato il 27 Mar 2019

Donatella Cambosu

Giornalista

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Come sta cambiando il mondo della salute? Quale ruolo giocano le nuove tecnologie e l’innovazione nella strategia delle grandi aziende? Living the new ecosystem è stato l’appuntamento della Milano Digital Week, lo scorso 15 marzo presso la Samsung Arena, in cui si è cercato di dare risposta a questi quesiti. Il momento è caldo, per diversi motivi: da un lato mega-trend globali come l’invecchiamento della popolazione e l’allungamento delle aspettative di vita rappresentano un successo della nostra società ma pongono anche diverse sfide che chiamano direttamente in causa non solo il settore pubblico ma le aziende private, come le assicurazioni; dall’altro, innovazione e tecnologie digitali permettono non solo di curare meglio le persone, ma di migliorare la qualità dei servizi, in un’ottica di prevenzione.

L’incontro milanese, sessione italiana di Frontiers Health, l’evento più importante in Europa in tema di innovazione digitale in ambito salute che si tiene ogni anno a Berlino, è stato organizzato da Healthware, società che si occupa di e-health, e BNP Paribas Cardif, gruppo assicurativo tra i primi dieci in Italia.

Che cosa è emerso dall’evento?

Prima di tutto che il mercato della digital health sta crescendo velocemente in tutto il mondo; che anche questo, come altri mercati, è diventato cross-industry e vede l’emergere di ecosistemi, in cui le assicurazioni assumono una nuova dimensione mentre le startup trovano partner che permettano alle loro soluzioni di frontiera di raggiungere il mercato.

Il boom della digital health

Nel 2018 a livello globale sono stati investiti ben 18 miliardi di dollari nelle startup legate al mondo della digital health in 598 operazioni, con una crescita del 56% in valore rispetto al 2017. “Siamo ai livelli dell’industria farmaceutica – ha sottolineato Roberto Ascione, fondatore e CEO di Healthware Group presentando questi dati – Si investe tantissimo nelle startup, ma anche nei consolidamenti e l’M&A diventerà un tema sempre più importante di interiorizzazione dell’innovazione in grandi aziende che hanno poi la capacità di distribuirle e di farle giungere al grande pubblico”.

Roberto Ascione segnala anche la crescente importanza dei Digital Therapeutics, soluzioni software o combinazioni di software + farmaco validati scientificamente, che molti investitori definiscono come la nuova frontiera della medicina, come lo sono stati i farmaci biologici.

‘E’ nata anche un’associazione internazionale, tra le grandi aziende che stanno investendo in questo settore e le prime startup che hanno costruito le prime digital therapeutics, – spiega Ascione – si chiama Digital Therapeutics Alliance (ndr.di cui Roberto Ascione è anche founding advisor) – Tra le prime esperienze interessanti che si sono viste, ci sono casi come quello di Novartis con Pear Therapeutics, le prime aziende che hanno saputo sfruttare le regole che l’FDA ha messo a disposizione da circa un anno, per sviluppare un servizio di Digital Therapeutics che ha ottenuto la prescrivibilità e la rimborsabilità dal servizio sanitario. E’ un tema molto interessante perché porta il mondo del ‘software as a service’ nel settore farmaceutico, una contaminazione che non abbiamo mai visto prima’.

Altri temi da tenere d’occhio sono, sempre secondo Ascione, le applicazioni dell’intelligenza artificiale, il settore del ‘lifestyle as a medicine’, ovvero il settore della prevenzione basata sul corretto stile di vita, delle interfacce uomo-macchina e delle competenze.

Per l’imprenditore e manager, il digitale permette passi da gigante in ambito salute, ma è fondamentale che risponda sempre a precise esigenze, monitorandi i bisogni non soddisfatti per poi allineare le possibili soluzioni con i punti di contatto nel ‘patient journey’ digitale. Le startup possono portare un contributo decisivo ma hanno bisogno di lavorare con le aziende per portare le loro soluzioni sul mercato.

Il ruolo delle compagnie assicurative nel digital health

Grazie alle tecnologie digitali, e non solo, il ruolo dei player assicurativi nel mercato della salute è destinato a cambiare rispetto agli schemi tradizionali: le compagnie possono avere un ruolo più attivo, propulsivo, persino semplificativo, in relazione a come le persone si prendono cura del proprio benessere. “Grazie alle nuove tecnologie e all’accesso a internet, le persone sono molto più attente alla salute, e questo a noi interessa – ha spiegato Isabella Fumagalli, CEO di BNP Paribas Cardif e Coordinatore di BNP Paribas International Financial Services (IFS) per l’Italia – perché se le persone si curano stanno meglio e ciò si sposa con quell’obiettivo, che come azienda ci siamo dati, di aiutare i nostri clienti a prevenire, prima che a curare. Ma non solo: le persone si fidano di noi, sono disposte a condividere i propri dati sanitari e in questo modo possiamo davvero aiutarle a prendersi cura del proprio benessere”. Una grande opportunità, spiega, non solo per avere un impatto positivo sulla società, ma per migliorare il proprio business; un’opportunità che per essere colta appieno deve essere condivisa in un ecosistema di partner. ‘Molte persone rinunciano a curarsi perché è troppo costoso o perché non sanno a chi rivolgersi, ma se si ragiona come ecosistema tecnologico si possono rendere facilmente accessibili a tutti i servizi utili per curarsi, ad esempio il tele-consulto con medici certificati”.

Isabella Fumagalli sottolinea come le aziende e le assicurazioni affrontino oggi una triplice sfida: trasformazione digitale, sociale e ambientale. “Solo con la collaborazione, in questo contesto, si possono ottenere risultati davvero potenti. Sono una sostenitrice dell’open innovation, che ci permette di trovare valore anche nelle capacità e idee degli altri, in un’ottica di ecosistema: è quello che stiamo facendo lavorando con diversi partner. Siamo in una fase in cui la creatività paga, la voglia e la disponibilità a mettere la nostra intelligenza emotiva o tecnica al servizio di una nuova idea è fondamentale per affrontare il futuro”.

Concorde con questo tipo di visione anche Andrea Veltri, Chief Marketing Officer and Strategy di BNP Paribas Cardif. “L’industria assicurativa deve trasformarsi da industry verticale a industry orizzontale, costruita intorno al cliente, dove l’assicurazione è un pezzo dell’offerta e al centro c’è l’assistenza, il servizio. In ambito health la nostra value proposition deve diventare sempre più preventive ‘io farò il possibile perché tu non ti ammali e se non riuscirò ti pagherò le cure’. In questa nostra missione siamo credibili e su questo possiamo costruire un nuovo patto con il cliente, ma dobbiamo anche trasformarci attraverso la collaborazione con altre aziende’.

Andrea Veltri ha ricordato che la stessa BNP Paribas Cardif sta lavorando in questa direzione e ha già creato un ecosistema di partner (tra cui EY, Healthware, D-Heart, Applix e altri).

‘Il futuro dell’industria assicurativa sta nella gestione di questa complessità di partner, che non è gestione dei fornitori, ma significa lavorare e collaborare assieme come ecosistema per offrire un servizio in cui la polizza è solo un tassello, in cui la customer journey complessiva permetta finalmente alle assicurazioni di essere preventive’.

Il ruolo delle startup nel digital health: il caso D-Heart

Tra le collaborazioni con startup attivate da BNP Paribas Cardif c’è quella con D-Heart, che ha vinto l’edizione 2016 della call Open-F@b Call4Ideas (realizzata in collaborazione con InsuranceUp). D-Heart, nata a Genova nel 2015, ha sviluppato una tecnologia eccezionale: il primo dispositivo ECG per smartphone semplice da usare, clinicamente affidabile, portatile ed economico. Permette a chiunque di eseguire un ECG ospedaliero in totale autonomia, ottenendo un responso immediato (un triage cardiologico a semaforo per dare indicazione al paziente su cosa fare) e inviando il referto al proprio medico di fiducia o a un servizio di tele-cardiologia 24/7.

D-Heart permette alle persone di monitorare la salute del proprio cuore, di registrare un ECG ogni volta che ci sono sintomi sospetti, di condividerli con il medico di fiducia e stabilire un processo decisionale condiviso. Ma non solo, D-Heart è anche una soluzione per il monitoraggio della salute anche in Paesi in via di sviluppo in cui i cardiologi sono pochissimi ma, come in altri Paesi occidentali, le patologie cardiache sono una delle principali cause di morte tra la popolazione. D-Heart è, infatti, una società a vocazione sociale e collabora anche con diverse ONG tra cui AMREF, Intersos e la Fondazione Corti. Grazie alla collaborazione con queste organizzazioni, la tecnologia D-Heart viene messa a disposizione all’interno di particolari progetti come quelli di supporto sanitario alle giovani madri in Kenia, o il monitoraggio dei migranti in Italia e Grecia.

La società ha lanciato da pochi mesi il suo prodotto sul mercato, acquistabile on line, in ambulatori e farmacie. Con BNP Paribas Cardif ha cominciato a collaborare dopo la vittoria di Open-F@b Call4Ideas: da allora D-Heart è passata da MVP (Minimum Viable Product), cioè un test, a prodotto validato e affidabile, facile da usare, allineato agli standard richiesti dalla compagnia che lo integrerà nelle proprie offerte di nuove polizze salute improntate alla prevenzione.

Articolo originariamente pubblicato il 27 Mar 2019

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Donatella Cambosu
Donatella Cambosu
Giornalista

Scrive di tecnologie, startup e innovazione da diversi anni. È condirettore della testata Startupbusiness e direttore di University2Business, piattaforma del Gruppo Digital360 orientata al mondo degli studenti universitari. Collabora anche con EconomyUp e InsuranceUp.

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