Una startup tedesca sta testando i taxi volanti: da Manhattan all’aeroporto JFK in 6 minuti con meno di 100 dollari e con basso impatto ambientale, perché il veicolo è spinto da motori elettrici. C’è un autista e quindi certificazioni e autorizzazioni dovrebbero arrivare più facilmente. L’obiettivo è lanciare il servizio entro il 2025. Uber pensa addirittura di poter anticipare Lilium, così si chiama la startup di Monaco di Baviera, e ha annunciato i primi test già per l’anno prossimo.
Questa è solo una delle prossime e inevitabili innovazioni in grado di sconvolgere le industrie di riferimento (automotive ma anche trasporti e mobilità) ma anche quelle collegate come l’insurance, perché indubbiamente porteranno ansie, paure e rischi fino ad oggi non previsti dalle tradizionali fabbriche di polizze. Una grande azienda, specie se una compagnia di assicurazioni, deve necessariamente lavorare sulla base di quadri normativi di riferimento certi ma non può farsi trovare impreparata da scenari che ogni giorno diventano più che probabili.
Le norme arrivano (quasi) sempre dopo che l’innovazione è stata testata e in molti casi portata sul mercato. Prendiamo, ad esempio, il caso dei monopattini elettrici che in Europa, ma anche in Italia, circolano già da mesi con regole locali (come nel caso di Parigi) o in totale assenza di regole, come è successo a Milano. Finalmente a inizio giugno il ministro dei Trasporti ha firmato il decreto sulla micromobilità che dà il via alla fase di test, ma intanto è già competizione accesa fra diversi player internazionali per aggiudicarsi i clienti interessati a muoversi velocemente e leggermente nei brevi tragitti urbani. Sta per aprirsi, anzi si è già aperta, un’importante opportunità per l’insurance.
I monopattini elettrici sono pericolosi? La domanda è malposta. Sono pericolosi tanto quanto può esserlo una bici elettrica, solo che con le bici siamo abituanti a convivere. La questione è ovviamente normativa (questo tipo di veicolo non è previsto finora dal codice della strada: qual è la sua corretta sede di circolazione?), culturale (servirà buona educazione nella conduzione ma anche abitudine a vederli circolare) e commerciale (quale sarà il livello di costo accettabile per sentirsi più sicuri a bordo?).
L’Italia, è noto, è un Paese sottoassicurato. L’emergere di nuovi rischi, se affrontato in maniera innovativa (che significa prodotti semplici, flessibili e veloci) può essere l’occasione per recuperare il gap e sviluppare una cultura delle sicurezza che andrà a vantaggio di tutti.
Articolo originariamente pubblicato il 11 Giu 2019