Negli ultimi quindici anni, l’espansione planetaria di Internet ha creato enormi revenue streams soprattutto nell’ambito della disintermediazione (Airbnb, Uber, Amazon, eBay) e della sharing-economy (Car2go – Daimler, Enjoy – FCA, Eni, Frecciarossa, Twistcar -Volkswagen.
L’Internet delle cose o Internet of Everything da qui al 2030 alimenterà un nuovo mercato da 14 trilioni di dollari con 50 miliardi di oggetti connessi e crescite del PIL tra uno e due punti, come prevede una ricerca di Accenture presentata al World Economic Forum di Davos 2015.
Tra i settori rivoluzionati da questa nuova tecnologia disruptive basata su oggetti connessi alla Rete, c’è sicuramente quello delle assicurazioni.
Prendiamo il caso di una compagnia sudafricana come Discovery, che ha ribaltato il concetto di polizza vita. Tradizione vuole che questo tipo di polizze contenga format-formule-espressioni che ispirano gesti scaramantici: “caso morte”, “caso invalidità permanente”: un tale approccio rischia di allontanare i potenziali utenti dai prodotti, anche se proposti con uno sforzo di personalizzazione. Discovery ha ribaltato questo approccio con una innovativa operazione di marketing abbinata alla tecnologia IoT.
La filosofia che anima questo approccio, in estrema sintesi, suona così: io assicuratore mi occupo della tua salute e del tuo benessere, contemporaneamente stilo per te e ti faccio firmare una polizza vita e, a fronte di un tuo comportamento virtuale, ti premierò.
Contraendo una polizza l’assicurato entra in un programma di Healthy Care Benefit che offre una serie di sconti su prodotti legati al mondo wellness, abbigliamento, food e drink. Il prodotto-base messo a disposizione è uno smartwatch, che l’assicurato può acquistare con uno sconto immediato di 50$. La scelta è varia e riguarda una gamma di device da polso connessi tipo Garmin o Fitbit.
L’assicurato, con l’oggetto addosso memorizza e invia ad una piattaforma dedicata i suoi dati quotidiani
sull’attività fisica, sulla qualità del suo sonno, sulla frequenza cardiaca. Si compie in questo modo un processo virtuoso: Discovery è rassicurata dal fatto di avere un utente a basso rischio e – profilando i suoi dati- può modellare altre offerte da proporre al mercato per target ed interessi condivisi. L’utente, dal canto suo, s’impegna a condurre una vita sana e gode di un consistente risparmio su tutta una serie di prodotti.
Uno studio dell’ Osservatorio IoT del Politecnico di Milano dice che la predisposizione dei consumatori a indossare o mettersi in casa o in macchina device connessi ricevendone benefici concreti in termini di sicurezza e risparmio è aumentata in maniera esponenziale.
Offrire ai consumatori uno strumento di rilevazione connesso a Internet e dotato di sensori IoT che genera risparmio abbinato ad una maggiore security è una via maestra da percorrere per tutto il comparto assicurativo che potrà rimodellare le sue offerte in maniera più smart. Cito per chiudere il caso di Nest Labs, azienda californiana comprata da Google per 3,2 miliardi di dollari.
Il fondatore, Tony Fadell, ha lavorato per anni in Apple sviluppando l’iPod. Ha quindi creato Nest: un termostato intelligente collegato a Internet, che studia il comportamento famigliare e predispone un piano energetico su misura con un risparmio medio del 30% sulla bolletta. L’azienda ha poi comprato una farm che che produce DropCam, una videocamera di sorveglianza per la casa, che interfaccia il Nest e memorizza le immagini di tutto ciò che accade in casa durante le 24 h. Comprese eventuali intrusioni, danni, incidenti e allagamenti. Una tecnologia del genere, abbinata a piattaforme smart home come Android Home, Apple Home Kit, Samsung SmarThings, offre al mercato assicurativo ampi spazi di sviluppo per ripensare in maniera disruptive, appunto, l’offerta commerciale.
Gabriele di Matteo, giornalista tech, è autore del libro “Dialogo tra una lavatrice e un tostapane – Come l’internet delle cose cambierà l’economia e la nostra vita”, che sarà presentato a Smau Milano il 21 ottobre