Climate insurance: cosa sono le assicurazioni contro i disastri naturali, il mercato e gli esempi

Il cambiamento climatico è destinato a modificare profondamente le dinamiche del mondo assicurativo. Per rispondere alle nuove sfide, nasce la climate insurance: come funziona e chi la fa?

Aggiornato il 02 Feb 2022

Photo by NASA on Unsplash

Oltre alla tecnologia, un altro elemento tanto pervasivo quando ormai ineluttabile è destinato a modificare profondamente le dinamiche del mondo assicurativo: il cambiamento climatico. Uragani, terremoti, inondazioni e incendi stanno infatti diventando sempre più frequenti e mettono a dura prova la tenuta delle infrastrutture più basilari, dalle abitazioni e le attività commerciali alle strade e le reti elettriche. Per milioni di persone, la sottoscrizione di polizze assicurative che coprano questi danni non è più una precauzione, ma una necessità.

Di conseguenza, le compagnie del settore si stanno adattando per rispondere alle nuove esigenze dei clienti e alle sfide del ventunesimo secolo, sviluppando pacchetti assicurativi pensati appositamente per rispondere ai danni climatici: parliamo di climate insurance.

Disastri naturali, la portata del fenomeno

Secondo uno studio della societa di consulenza Aon, nel 2021 i disastri naturali hanno causato perdite economiche e danni per 343 miliardi di dollari: si tratta del settimo anno peggiore da quando sono iniziate le rilevazioni. La cifra rimane infatti cifra inferiore rispetto ai picchi del 2011, quando i danni sono stati quantificati in 615 miliardi di dollari, o del 2017 (532 miliardi di dollari), ma comunque superiore del 4% rispetto alla media del ventunesimo secolo.

Lo scorso anno, inoltre, ben quattro eventi metereologici di larga scala hanno causato danni per più di 20 miliardi di dollari: l’uragano Ida, le inondazioni di luglio in Europa, le inondazioni estive in Cina e il vortice polare che lo scorso febbraio ha interessato il Messico e gli Stati Uniti.

Dei 343 miliardi di dollari di danni registrati nel 2021, solo 130 miliardi erano assicurati: il 38%, molto meno della metà. Lo sviluppo di prodotti assicurativi che coprano i danni causati dal cambiamento climatico rappresenta quindi un’enorme opportunità per le compagnie del settore, che si trovano a dover colmare un gap del 62% tra perdite economiche effettive e danni assicurati.

PropTech e climate insurance

Come ricordato dal New York Times lo scorso giugno – e da noi riportato su PropTech 360 – la climate insurance non è utile solo alle aziende ma sta iniziando ad attirare l’attenzione anche dei singoli clienti finali. Con l’aumento globale delle temperature e l’innalzamento del livello dei mari, infatti, chi si appresta ad acquistare una nuova abitazione deve ora tenere in considerazione i rischi la posizione dell’immobile e la sua potenziale esposizione a frane, terremoti, incendi o altre tipologie di disastri naturali.

Nel corso degli ultimi anni quindi gli imprenditori immobiliari hanno iniziato a fare affidamento su servizi che sfruttano la tecnologia per analizzare le condizioni climatiche, in modo da calcolare i rischi in base a proiezioni affidabili. Startup come Four Twenty Seven o Jupiter Intelligence operano proprio in questo ambito: tramite analisi avanzate prevedono l’avanzare delle minacce naturali e forniscono alle aziende tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni informate e adattare di conseguenza il proprio portfolio.

Secondo Zach Aarons, co-fondatore della venture capital MetaProp, specializzata in ambito proptech, la previsione dei rischi legati ai fenomeni ambientali diventerà sempre più importante: “Vediamo su Twitter immagini di persone che passano con il kayak in mezzo alla strada, o del cielo di San Francisco che sembra quello di Marte. Questo settore continuerà a emergere” ha affermato.

Climate insurance, gli esempi da aziende a startup

Munich Re

Proprio per far fronte alle sfide rappresentate dal cambiamento climatico, il colosso assicurativo Munich Re ha creato il programma Climate Change Edition: un servizio di calcolo e gestioni dei rischi legati ai fenomeni naturali.

La sua piattaforma Software as a Service (SaaS) aiuta le aziende a organizzare i propri asset e non farsi cogliere alla sprovvista in caso di eventi estremi. La compagnia afferma di poter predire i fenomeni dei prossimi 80 anni grazie ai dati raccolti in più di 40 anni di lavoro nel settore. I risultati delle analisi sono presentati con visualizzazioni grafiche semplici e intuitive, come mappe di calore o specifici punteggi che indicano il rischio complessivo per diverse tipologie di fenomeni, dai cicloni tropicali agli incendi.

Demex Group

Le grandi aziende non sono le uniche a interessarsi al settore della climate insurance. Negli ultimi anni infatti sono nate startup innovative specializzate proprio in questo ambito. Un esempio è Demex Group, compagnia fondata nel 2020 a Washington D.C. che sfrutta la tecnologia per calcolare i rischi legati ai fenomeni atmosferici e aiutare i clienti a creare servizi assicurativi appropriati. Punti di forza di Demex Group sono il Demex Climate Indicator, un indice di rischio che la compagnia calcola in base a centinaia di fattori; e l’uso di tecnologie all’avanguardia, dalla blockchain al cloud computing e il machine learning.

Demex, l’insurtech nato in pandemia che guarda al futuro del clima

Kettle

Altro esempio virtuoso di startup attiva nell’ambito della climate insurance è Kettle, nata nel 2019 per fronteggiare le conseguenze degli incendi che da anni ormai dilaniano il territorio della California. Kettle infatti offre prodotti specifici pensati per riassicurare le compagnie che operano in California e sono maggiormente esposte ai rischi degli incendi. I suoi clienti possono contare su previsioni estremamente accurate, basate su miliardi di simulazioni.

Kettle, la startup californiana che usa l’AI per riassicurare contro gli incendi

Con l’intensificarsi del cambiamento climatico e dei fenomeni a esso collegati, il settore della climate insurance è destinato a crescere in modo esponenziale nel corso dei prossimi decenni.

Articolo originariamente pubblicato il 02 Feb 2022

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