Ha inaugurato a novembre 2021 la sua prima sede in Italia, presso l’Università di Napoli Federico II, EIT Health: una partnership pubblica-privata dell’Istituto Europeo di innovazione e tecnologia (EIT) che agisce come incubatore di startup impegnate nell’innovazione del settore sanitario.
Come nasce l’iniziativa, come opera e come può spingere l’innovazione in Italia? Ne abbiamo parlato con Chiara Maiorino, Ecosystem Lead for Italy.
Che cos’è EIT Health
EIT Health è una Knowledge Innovation Community per promuovere l’innovazione nella sanità.
Nasce come verticale di EIT, l’European Instutute of Technology, istituzione ideata nel 2005 da Jose Barroso -al tempo alla guida della Commissone Europea – per riprodurre il modello virtuoso del MIT di Boston, con l’obiettivo di supportare l’innovazione dei settori industriali europei. EIT Health è il terzo di questi verticali, oggi otto, con un nono per arte e creatività in lavorazione.
“EIT Health lavora su tutto il territorio europeo organizzando un partenariato di circa 150 membri, pubblici e privati, tra università, centri di ricerca, ospedali, grandi e medie aziende e alcune municipalità, divisi in 6 Regional Innovation Hubs (Spagna, Francia, Irlanda-UK, Scandinavia, Germania, Benelux) più il cluster geografico InnoStars di cui fa parte l’Italia assieme a Portogallo, Polonia e Ungheria” spiega Chiara.
EIT Health si pone come interlocutore per tutti gli enti che vogliono collaborare a creare un vero ecosistema coeso all’interno del settore industriale health, dove funge da acceleratore delle opportunità italiane verso l’Europa e dall’Europa all’Italia.
Le attività di EIT Health in Italia
EIT Health Italia lavora su tre fronti: Education, Acceleration e Innovation Projects.
“I 7 partner italiani di EIT Health lavorano in un’ottica di creazione e consolidamento di programmi di education (alta formazione e specializzazione dei professionisti salute, formazione dei cittadini/pazienti) volti a promuovere l’imprenditoria in ambito accademico. Si tratta in pratica di training all’imprenditoria per il ricercatore, per insegnare loro le soft skill necessarie a portare le loro idee e competenze scientifiche, nuove scoperte tecnologiche e brevetti, dal laboratorio al mercato, in modo che il mondo del lavoro e la società tutta ne possa usufruire.”
EIT Health svolge questa funzione anche attraverso annuali Innovation Days, con l’obiettivo di presentare l’iniziativa e lanciare challenge ai partecipanti, che possono spaziare tra studenti, imprenditori e liberi professionisti.
Partirà presto un nuovo progetto con un nuovo partner industriale: un laboratorio che sarà di riferimento per tutta Europa.
EIT Health, i focus di innovazione
In Italia i focus di innovazione riguardano principalmente l’adozione del digitale nel mondo della salute. Da un lato per quanto riguarda contatti e scambi clinici tra medici, e dall’altro a favore del paziente e del servizio sanitario nazionale.
Un ambito in cui si sta sviluppando un forte interesse è quello di collaborazioni con aziende e attori esterni che si riferiscono all’Italia per il suo network di ospedali e l’accesso a comunità di pazienti e cittadini con cui lavorare per lo sviluppo prodotti.
“Questi network, che comprendono anche diversi ospedali europei, sono una grande ricchezza poco valorizzata” sottolinea Chiara, “Il nostro paese è uno dei più impegnati negli studi clinici di farmaci e dispositivi medici, ma facciamo ancora fatica ad avere una discussione tra partner accademici e non accademici, al fine di incentivare l’innovazione in ambito sanitario. EIT Health si pone come ponte necessario per far parlare questi attori e fornire loro uno spazio per collaborare, in linea con le traiettorie strategiche europee.”
La tecnologia per il settore salute: un’opportunità che dobbiamo sfruttare
L’introduzione della tecnologia nel sistema salute rappresenta una grande opportunità. Il suo impatto disruptive può essere difficile da assorbire e comprendere, ma permette dall’altro lato di porre di nuovo l’individuo al centro dell’ecosistema.
“È importante capire che l’innovazione tecnologica è uno strumento per la crescita del nostro paese, che abbiamo la responsabilità di guidare per il bene del nostro ecosistema innovazione” sostiene Chiara.
“Se i nostri governi riuscissero a ritagliarsi uno spazio per prendere delle decisioni a supporto del cambiamento, ne beneficeremmo tutti: le nuove tecnologie non solo creeranno nuove opportunità e posti di lavoro, ma diminuiranno il costo del servizio sanitario nazionale per paziente. Perché questo avvenga sarà però necessario il supporto di politiche giuste.”
Oggi, infatti, l’innovazione tecnologica incontra ancora un grande attrito.
“Un problema che si trovano ad affrontare quasi tutte le startup è che hanno tecnologie disruptive ad alto contenuto innovativo, che però non trovano spazio per essere implementate nel servizio sanitario nazionale perché, ad esempio, stando alla normativa attuale, il loro utilizzo non può essere finanziariamente sostenuto, e quindi queste saranno adottate con difficoltà dai dirigenti d’ospedale”.
Quale ruolo possono avere le assicurazioni?
Per quanto riguarda il ruolo delle assicurazioni in questo scenario, Chiara sottolinea come sarà essenziale proteggere i principi dell’attuale sistema sanitario nazionale, e non cadere nella trappola di un modello dove le assicurazioni vivano sulla pelle del cittadino.
“Una strada che posso immaginare per le assicurazioni in un quadro che non infici l’attuale optimum della sanità pubblica italiana è quella di coprire il rischio della valorizzazione dell’innovazione. Per fare un esempio, tornando al precedente problema dell’acquisizione di nuove tecnologie da parte degli ospedali, potrebbero essere le assicurazioni a stipulare accordi finanziari per fornire parte del rimborso che non è offerto dallo stato. Politiche quindi a favore degli ospedali, ma non a scapito del cittadino”.
Health in Italia: le prospettive
“Il covid ci ha dimostrato che abbiamo delle eccellenze e delle infrastrutture che in realtà devono e possono essere valorizzate” conclude Chiara, “Il male italiano è la frammentazione: troppi enti che si accavallano o creano gap. Dobbiamo lavorare sul creare un ecosistema univoco, collettore e promotore, basato sullo scambio reciproco con l’Europa. Non è più il tempo di regionalismi: abbiamo bisogno dell’Europa, e abbiamo tutte le carte in regola per fare il salto. C’è bisogno solo di una struttura che armonizzi l’ecosistema a tutti i livelli, e questa è la nostra missione e il nostro mantra.”