Con una crescita del 35%, il mercato italiano delle soluzioni per la casa intelligente ha confermato anche nel 2017 il suo trend di crescita, come ha riportato l’ Osservatorio Internet Of Things della School of Management del Politecnico di Milano che da alcuni anni monitora il mercato.
Migliorano e si moltiplicano le soluzioni hardware e software volte a rende la casa più sicura, più green, più comoda. Migliorano anche i canali distributivi dei prodotti smart home, che diventano sempre più semplici da installare ‘fai da te’ e quindi sono più facilmente venduti attraverso il commercio elettronico; cresce il numero di assicurazioni che propongono polizze per la sicurezza della casa associate a dispositivi connessi. E cresce anche il numero di utility, telco, retailer ed eRetailer che entrano in questo mercato fino a oggi per loro non prioritario.
Google Home è il primo assistente virtuale a entrare nelle case degli italiani, dallo scorso 27 marzo, battendo sul tempo Echo di Amazon e HomePod di Apple, al momento presenti solo in Usa e in pochi altri mercati, ma tra queste grandi tech company la battaglia è già aperta, in particolare tra Amazon e Google, che non disdegnano colpi bassi: Amazon ha deciso di non vendere più nessuno dei nuovi prodotti della divisione casa intelligente di Google Nest. Amazon attualmente vende un numero limitato di prodotti Nest, ma questi spariranno dal sito una volta esaurito ‘il magazzino’. Nest, da parte sua, ha risposto di non voler lavorare più con Amazon. Pare che la decisione di Amazon sia scaturita come risposta al fatto che lo scorso febbraio Nest, produttore di elettrodomestici smart che gestiva la propria attività come sussidiaria di Alphabet, ha annunciato di essere stata riassorbita da Google per collaborare con la divisione Google sull’intelligenza artificiale, decisione che porta Nest a rafforzarsi nella tecnologia e, quindi, a essere un avversario ancora più temibile per la società di Bezos.
Il mercato smart home è caldo, molto caldo, la competizione sarà ampia e dura.
Intanto, però, c’è ancora un nodo da sciogliere: quello del punto di vista del consumatore. Se fino a qualche tempo fa a frenare gli acquisti erano prodotti poco convincenti o complessi o troppo costosi, oggi è un altro il motivo, un motivo che può essere molto frenante: la paura per i propri dati.
Secondo il rapporto sulla smart home dell’Osservatorio Internet Of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il 51% degli italiani è preoccupato per la sua privacy e ha una scarsa fiducia in termini di cybersecurity.
Riporta sempre il report dell’Osservatorio che questo tipo di diffidenza è cresciuta negli ultimi anni. ‘Parallelamente alla conoscenza (delle soluzioni smart home, ndr.), però, si sviluppa – e cresce nel tempo – una maggiore sensibilità nei confronti delle tematiche di Privacy e sicurezza dei dati. Se fino a tre anni fa solo il 27% dei consumatori era restio a condividere i propri dati personali (soprattutto a causa del rischio che le finalità di utilizzo fossero differenti da quelle dichiarate), negli ultimi anni tale percentuale è aumentata in modo considerevole, raggiungendo il 44% un anno fa e il 51% a fine 2017.’
Difficile dare torto alla luce del recente Facebook-datagate: un fatto di cronaca che ha sollevato definitivamente il velo sulla disinvoltura con cui alcuni gestori di siti online e aziende digitali trattano i dati dei propri utenti. La consapevolezza delle persone rispetto al tema privacy aumenterà ulteriormente.
Ma guardiamo al bicchiere mezzo pieno: in Italia ed Europa la prossima entrata in vigore del GDPR consentirà ai cittadini di essere maggiormente tutelati e porrà obblighi precisi alle aziende, anche quelle che hanno sede fuori dall’Europa, ma trattano dati di cittadini europei. Google Home e qualsiasi altro dispositivo voglia entrare nelle case italiane, dovrà fare i conti con il GDPR.
Inoltre, questo tipo di ‘paura’ può dirottare il consumatore verso la scelta di marchi, brand, società conosciuti e che gli ispirano fiducia, come le compagnie assicurative. Quel 51% di persone che guarda con timore ai dispositivi connessi, probabilmente sarà più propenso a farlo entrare a casa sua integrato in una polizza assicurativa. In Italia esistono attualmente nove compagnie assicurative che propongono polizze casa che sfruttano la presenza di oggetti connessi (erano sei nel 2016), coprendo una quota del 50% del mercato assicurativo domestico – ramo danni (tale valore era pari a solo l’11% nel 2016).