In vendita nel mercato italiano da alcune settimane e in quello USA dallo scorso aprile, il super atteso Apple Watch fa parlare di se nel bene e nel male.
Tralasciando le polemiche più superficiali tra i detrattori di qualsiasi prodotto Apple e i suoi fan più scatenati, quelli capaci di accamparsi dai giorni precedenti in prossimità degli Apple Store per arrivare primi all’acquisto del nuovo prodotto (cosa che per l’Apple Watch non è successa perché la vendita si è aperta online e in grandi negozi del lusso), proprio in questi ultimi giorni le notizie che si rincorrono online sul nuovo dispositivo “wearable” della casa di Cupertino, riguardano sopratutto il presunto flop delle vendite (MarketWatch parla di un calo del 90% rispetto al periodo del lancio) e le reazioni della pelle al dispositivo, che vanno dal “tattoogate” (i sensori dell’orologio non funzionano su pelle tatuata) ai molti casi di allergia vera e propria ai materiali.
Il primo Apple Watch della storia, ritenuto da molti un inutile oggetto “alla moda” destinato semplicemente a trainare le vendite dell’ iPhone da cui è inseparabile, non sconterà facilmente di essere nato con un DNA che va ben oltre quello di essere un orologio evoluto, e ce ne renderemo conto già nei prossimi mesi.
Certo potrebbe diventare un oggetto di culto anche per l’appassionato di orologi, ma Apple Watch non è un dispositivo per misurare il tempo, bensì per iper-connetterci con il mondo, per rendere la persona fisica essa stessa una rete “nomade”, nodo di un più vasto network, che in modo consapevole o anche inconsapevole genera dati. Apple Watch è lo strumento Apple per entrare nella “internet of things” e nei big data, lo strumento che le permetterà di irrompere in nuovi settori, come quello della salute, della smart home e della smart car, attraverso l’offerta non solo di hardware ma di servizi.
Qualche settimana prima dell’uscita dell’Apple Watch è stato messo a disposizione dei ricercatori medici e degli sviluppatori di applicazioni per iPhone il cosiddetto ResearchKit, tecnicamente un framework software (open source) sul quale lavorare e che permette di trasformare un iPhone in uno strumento diagnostico. Lo scopo dell’operazione è di aiutare la ricerca medica e facilitare la partecipazione attiva degli individui alla ricerca stessa (che ha bisogno di moltissime informazioni), mettendo a disposizione i propri dati personali. E’ facile immaginare come il flusso di dati cui le applicazioni ResearchKit potranno attingere via Apple Watch sarà enorme. ResearchKit ha già cinque applicazioni, focalizzate nella ricerca per morbo di Parkinson, il diabete, l’asma, il cancro al seno e le malattie cardiache.
Apple ha creato un canale per convogliare informazioni dalle sue centinaia di milioni di clienti direttamente nelle mani di ricercatori della salute, e una serie di istituzioni di alto profilo in tutto il mondo, dando vita a un’opportunità senza precedenti per la raccolta di dati nel campo della ricerca.
Ma non è tutto. Previsto per il prossimo settembre, il rilascio del nuovo sistema operativo per Apple Watch, watchOS2, che permetterà agli sviluppatori di creare applicazioni native (non l’adattamento di quelle per iPhone) per il dispositivo, comprese quelle per i settori health e home.
Da non dimenticare che esiste poi il mondo CarPlay, il sistema che permette di trasferire tutte le attività dal display dell’iPhone a quello dell’auto, e quindi anche ambiente di sviluppo per infinite nuove applicazioni. Nonché ambiente per la raccolta di dati. Tutte le applicazioni raccolgono dati degli utilizzatori.
Per molte funzioni Apple Watch e applicazioni iPhone dedicate alla domotica e alla salute, o per quanto si realizza con CarPlay si tratta di tecnologie che, sopratutto singolarmente prese, vengono realizzate anche da altre aziende . Sul fronte auto è appena iniziata la battaglia tra Apple e Google per essere il sistema operativo di riferimento delle auto intelligenti; la domotica, tutto sommato non ha bisogno di dispositivi da polso; i wearable per lo sport e la cura della persona sono uno dei settori che avranno maggiore espansione nei prossimi anni e vedono già oggi competere multinazionali (la stessa Google, Samsung) e giovani startup (Pebble, Coros, Olio Devices).
Quel che rende ciò che sta facendo Apple notevolmente più interessante e “visionario” è la creazione di un ecosistema di dispositivi connessi tra loro e con miriadi di altri oggetti; e oggi attraverso Apple Watch, anche il nostro corpo può essere connesso con tutto il resto. Questo comporterà l’interazione tra dati e quindi l’aumento degli stessi, con risultati che nella vita quotidiana potranno essere sorprendenti. Lo saranno certamente per il business Apple.