Della pervasività della tecnologia blockchain in diverse industrie abbiamo spesso accennato, con riferimento particolare al settore finanziario e assicurativo.
Un settore meno scontato, ma molto importante, in cui tale nuova tecnologia potrà portare grandi vantaggi è quello dell’eHealth, campo nel quale la trasmissione sicura delle informazioni può essere di vitale importanza.
E’ quanto stanno sperimentando negli Stati Uniti IBM Watson e il Food and Drug Administration (FDA) che hanno raggiunto un accordo per condividere lo scambio sicuro di dati medici usando appunto un sistema basato su blockchain.
I due partner saranno ora in grado di scambiare documenti tra cui file medici elettronici, studi clinici, dati genomici e flussi di dati provenienti da apparecchiature medicali. Questo accordo pionieristico nel settore eHealth porta con sé la promessa di migliorare il sistema sanitario. In primo luogo, ottenere facilmente questi documenti fornirà agli operatori sanitari una visione a 360 ° della storia dei loro pazienti e rendere molto più facile elaborare una diagnosi affidabile. Con l’andare del tempo, l’uso di questa tecnologia potrebbe anche favorire ulteriori progressi nella ricerca medica. Ultimo ma non meno importante, tali scambi di dati contribuiranno a creare un ecosistema medico più affidabile, trasparente e sicuro ad ogni livello.
Un sondaggio intitolato “Healthcare rallies for blockchains – Keeping patients at the center“, condotto dalla divisione Economist Intelligence per conto IBM Institute for Business Value, ha rilevato che gli operatori sanitari sono ansiosi di vedere l’arrivo della blockchain nel loro settore: sette su dieci organizzazioni interrogate sono a favore dell’utilizzo di questa tecnica per migliorare la gestione dei dati medici e degli aspetti amministrativi.
Tuttavia, i sostenitori della blockchain nel settore medico dovranno superare un ostacolo importante, poiché questa tecnica solleva anche paure rispetto al trattamento delle informazioni sanitarie. La riservatezza medica sta diventando una cosa del passato?
(originariamente pubblicato da L’Atelier BNP Paribas)