Allarme clima, una sfida anche per le assicurazioni

Il cambiamento climatico è una tragedia annunciata, è stato ricordato in occasione del G7 di Taormina. Un nuovo rischio che richiede alle compagnie nuove coperture. Le tecnologie digitali e i big data analytics permettono una migliore gestione

Pubblicato il 29 Mag 2017

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Il tema del cambiamento climatico ha impatto sulle compagnie in diversi modi, strettamente legati tra loro: come qualsiasi altra azienda, anche le assicurazioni sono chiamate a fare scelte più green e abbracciare la sostenibilità; le sciagure derivanti dai cambiamenti climatici rappresentano un costo altissimo per le compagnie; sempre più aziende, sulla scia delle normative sempre più stringenti e dell’aumento del costo dei sinistri, stilupano polizze ambientali.

La sfida è impegnativa: tempo fa il Governatore della Bank of England Mark Carney era intervenuto con molta schiettezza per richiamare le assicurazioni a non arretrare di fronte a queste nuove minacce, anzi semmai essere i primi a capirle e proporre soluzioni, migliorando la modellazione del rischio, che può trarre beneficio dalla condivisione delle conoscenze, dall’utilizzo dei dati e di nuove tecnologie, dal parere di esperti. I nuovi modelli di business si dovranno estendere a nuovi mercati oggi non coperti e considerare i nuovi rischi che vengono alla ribalta.

Anche l’associazione italiana dei risk manager (ANRA) porta all’attenzione sul tema, che sta tra le altre cose facendo emergere una nuova figura professionale, l’environmental risk manager.

“Allargandosi il campo delle responsabilità, si sono aperte nuove necessità di gestione del rischio e di copertura assicurativa – commenta Alessandro De Felice, Presidente di ANRA – Sulla scia dei cambiamenti normativi, le imprese stanno acquisendo consapevolezza e attenzione nei confronti delle implicazioni di una serie di decisioni in materia ambientale che non erano perseguibili in passato, ma che ora possono comportare conseguenze pesanti. La scelta più diffusa per trasferire il rischio sembra essere quella di dotarsi di una polizza master con una serie di coperture operanti a livello locale, dal momento che la normativa ambientale presenta significative differenze a seconda dei vari paesi. Si tratta anche per le imprese italiane di maturare una sensibilità, quella per la gestione dei rischi ambientali, che è diventata centrale per la competitività su scala globale come dimostrano casi anche eclatanti che si sono imposti all’attenzione mediatica”.

ANRA nell’ambito del programma di formazione ALP (ANRA Learning Path) ha stilato 5 regole auree da osservare e seguire in un’ottica di gestione dei rischi ambientali:

  1. sapere identificare le potenziali fonti inquinanti o, più in generale, le criticità ambientali
  2. mappare i processi e le strumentazioni utilizzate in azienda
  3. individuare le modalità di prevenzione e controllo dei rischi
  4. in base ai risultati delle analisi svolte vanno delineati gli scenari di vulnerabilità
  5. ricerca delle soluzioni per minimizzare l’impatto di un eventuale incidente ambientale

Certamente, le assicurazioni per la gestione del rischio potranno sempre più fare affidamento sulla tecnologia, in particolare su big data analytics che permettono di prevedere potenziali disastri naturali e il loro impatto.

Un esempio molto interessante di come l’utilizzo dei dati possa trasformarsi in conoscenze utili anche per la gestione del rischio è il GAR Atlas, realizzato da UNISDR – United Nations office for Disaster Risk, consultabile a questo indirizzo.

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