Open Insurance: è la scommessa su cui si gioca il futuro dell’industria assicurativa all’inizio del terzo decennio di questo secolo. L’Open Banking, che tanto ha segnato il 2019, è stato solo il volano normativo di una più grande trasformazione che porta verso l’Open Finance, come segnala il nuovo report dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano: cioè l’open innovation applicata a tutto il mondo dei servizi finanziari, fino a quelli assicurativi.
C’è una grafica che rappresenta efficacemente la ragione, e forse la necessità, dell’Open Insurance. Di chi devono avere paura i player tradizionali della finanza e le compagnie assicurative? Delle startup o di Samsung, Volkswagen, Amazon, Facebook o Eni solo per citare alcuni nomi noti?
La tendenza è evidente. Il campo ormai è aperto a incursioni provenienti da ogni parte e non è possibile mantenere le posizioni se non ci si apre a contributi e stimoli esterni. L’Open Insurance è la via obbligata per mantenere il presidio delle compagnie di assicurazioni nell’industria dei servizi assicurativi.
“Stanno emergendo collaborazioni tra attori del mondo finanziario e attori non finanziari”, osserva Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio. E d’altro canto cambia il vissuto dei consumatori. “Iniziano a pensare ai servizi finanziari in maniera meno monolitica, identificando nei fornitori non più solo i player classici come le banche e le assicurazioni”. Insomma, ci si comincia a fidare anche di chi solitamente non era considerato un interlocutore per le proprie esigenze di sicurezza o di gestione del risparmio: è tutto spazio che si crea per i nuovi player insurtech.
Un altro dato su cui riflettere: il 54% delle piattaforme di open banking registrate in Europa arriva da nuovi attori. Solo il 23% è di un istituto finanziario e il rimanente 23% di un technology provider. L’industria finanziaria sta correndo il rischio di scivolare sulla buccia di banana delle tecnologie digitali.
La via dell’Open Insurance non è certo semplice. Perché bisogna imparare a dialogare con partner che hanno modelli organizzativi e di business completamente diversi. E perché il mercato va creato, stimolato e sostenuto. Non fermandosi di fronte ad apparenti paradossi come questo: tra i servizi meno utilizzati attualmente in Italia ci sono le assicurazioni istantanee/on demand (2%), che però ottengo il massimo gradimento fra chi utilizza i servizi Fintech & Insurtech.
È (anche) l’offerta a fare la domanda, soprattutto quando si aprono nuovi mercati. I player tradizionali dell’industria dei servizi finanziari, assicurazioni comprese, devono solo decidere se lasciare alle startup e ad altri attori questo ruolo. O giocare invece la propria partita per assicurarsi un futuro da leader.