Il migliore peggiore anno di sempre il 2020. Il virus è ancora fra noi e ci sta facendo comprendere l’importanza della ricerca e dell’innovazione, che ci hanno permesso di avere vaccini in tempi record. Tutto sembra sospeso ma tutto è andato avanti velocemente in questi mesi in cui si sono alternati paura, dolore, speranze e illusioni.
Siamo stati messi di fronte a una sfida che va colta come un’opportunità, anche quando nell’immediato sembra produrre solo danni. Nel mondo delle assicurazioni questo è apparso subito chiaro, e a fine anno lo confermano i numeri sulle polizze anti Covid: c’è una nuova domanda di protezione e di sicurezza, che va dalla salute ovviamente ma arriva fino alla vita digitale, dove aumentano i rischi per aziende e persone visto la crescita delle attività online.
Abbiamo dovuto ridurre la nostra mobilità nel 2020 ma non siamo rimasti fermi. Il Pil registrerà una pesante battuta d’arresto ma ci sono comparti che hanno retto bene alla crisi, aziende che hanno reagito immediatamente con coraggio, determinazione e innovazione. I fatturati hanno sofferto certo, ma gli investimenti in tecnologia hanno tenuto perché chi guarda lontano (e ha i polmoni sufficientemente robusti per resistere a una temporanea rarefazione dell’ossigeno finanziario) sa che l’emergenza ha creato le condizioni per una profonda trasformazione dei nostri modelli di vita, di relazione, di consumo e che il digitale sarà sempre più centrale.
Gli investimenti tecnologici in Europa nel 2020 sono cresciuti nonostante il coronavirus, dice l’annuale report di Atomico. Ma non in Italia, che si trova al 19° posto per investimenti pro capite. C’è molto terreno da recuperare e in parte nel 2020 sono state create le premesse per un’inversione di tendenza con l’attivazione di diversi interventi da parte del Governo, direttamente e attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Il Fondo Nazionale Innovazione è una realtà che ha cominciato a operare per “stimolare” l’ecosistema italiano; ENEA Tech, la Fondazione che gestisce un fondo da mezzo miliardo per il trasferimento tecnologico, è pronta al debutto. Trasformazione digitale ed economia circolare poi sono le parole chiave dei piani europei per fronteggiare la crisi prodotta dalla pandemia: importanti risorse arriveranno nel futuro prossimo grazie al Next Generation Eu.
Nel 2020 anche le imprese hanno fatto la loro parte, con importanti investimenti su startup e scaleup (da Poste Italiane a Campari solo per ricordare le operazioni di maggiori dimensioni). Ma c’è da fare molto di più. La pandemia ha rappresentato per tutti uno stress digitale: smart working, didattica a distanza, ecommerce. In questo contesto è aumentato la domanda di servizi di nuova generazione che non tutte le aziende sono state in grado di garantire con il livello di qualità a cui le big tech company hanno abituato gli utenti. È stato l’anno, il 2020, in cui anche gli scettici hanno dovuto accettare che il mondo sta cambiando.
In questo contesto il fintech non poteva non esplodere: il 2020 è stato l’anno in cui si è cominciato a parlare di “fintegration”: finanza hitech e industria tradizionale dei servizi finanziari vanno ormai verso un inevitabile incontro dopo una prima fase di presunto conflitto. La PSD2 ha fatto la sua parte anche se non ha ancora espresso tutti gli effetti potenziali. Accordi, partnership, investimenti dicono che il cantiere è aperto: a fare la differenza saranno visione e velocità, anche nel mondo delle assicurazioni, che sarà sempre più integrato in un grande flusso di servizi dove confluiscono salute, mobilità, sicurezza.
Per le compagnie di assicurazioni è ancora aperta una grande finestra di opportunità. Hanno i clienti, godono di riconoscibilità e, nonostante quel che di solito si dice, di fiducia. Devono, però, fare presto perché il 2020 ha mostrato e confermato che la domanda di servizi assicurativi digitali è molto superiore all’offerta. C’è quindi uno spazio di mercato e di sviluppo possibile ma non resterà a lungo vuoto. E se non ci penseranno i leader tradizionali lo faranno altri soggetti che arrivano da altri settori e si stanno velocemente attrezzando, dalle piattaforme digitali globali agli operatori della mobilità fino alle multiutility.
Prendiamo quindi quel che di buono ci lascia questo orribile 2020: una grande voglia di muoversi.