TRASFORMAZIONE DIGITALE

Generali Investments, più dati e intelligenza artificiale per la gestione dei patrimoni

Edoardo Maestri, Head of innovation and Transformation, e Giuseppe Patisso, Head of Information Technology, raccontano come Generali Investments sta lavorando per portare innovazione nell’asset management. Tre i focus: intelligenza artificiale, open finance, blockchain

Pubblicato il 08 Giu 2022

Photo by Michael Dziedzic on Unsplash

“Se nella mia job description non c’è la parola digitale, è perché la diamo per scontata”, dice Edoardo Maestri, Head of innovation and Transformation di Generali Investments, la società di asset management del gruppo assicurativo che in aprile ha realizzato, tra i primi in Italia, una transazione basata su blockchain, acquistando security token di un bond emesso da BEI. “È un mondo che stiamo esplorando per cominciare a creare al nostro interno le competenze, non solo dal punto di vista dell’investimento ma per tutte le funzioni, dal risk management al  legal fino alla compliance. In attesa della regolamentazione ci prepariamo per arrivare pronti ed essere leader”.

Generali Investments, le aree di innovazione

La blockchain è uno delle tre macro aree di trasformazione digitale individuate da Generali Investements nella suo piano 2022-2024 insieme con l’intelligenza artificiale e l’Open Finance. La struttura guidata da Maestri, 10 persone, lavora per esplorarne le opportunità a riporto del Chief Operating Officer Emiliano di Giammatteo e in forte simbiosi con la divisione IT guidata da Giuseppe Patisso.

Generali Investments è una delle tre società “tradizionali” selezionate per il Fintech Milano Hub di Banca d’Italia con un progetto, ancora in corso, che prevede l’uso dell’AI per la gestione personalizzata del risparmio. EconomyUp ha incontrato Maestri e Patisso per parlare di trasformazione digitale nell’industria dell’asset management.

Edoardo Maestri, Head of Innovation & Transformation, Generali Investments

Innovazione e trasformazione per l’asset management

“Innovation e transformation sono per noi due attività diverse”, attacca Maestri. “La trasformazione riguarda la gestione di progetti che toccano l’intera catena del valore o gran parte delle nostre attività. Per esempio, integrare tutti i criteri ESG negli investimenti o rivedere una piattaforma a supporto degli investimenti privati. Insomma, sono progetti trasversali che comportano un’evoluzione del modello di business”. E l’innovazione? “È la ricerca di nuove opportunità, anche guardando fuori dal perimetro dell’azienda. Quali soluzioni ci sono? Come possiamo implementarle? E su questo fronte lavora un team dedicato”.

Le aree di attività dell’asset management sono quattro (operations, risk management, gestione investimenti, distribuzione) e in Generali Investment vengono declinate in tre settori di operatività: asset liquidi (azioni, obbligazioni, fondi), asset reali (soprattutto immobiliare), asset private (debito, equity non quotate). In una prima fase (a partire dal 2020) il focus è stato sull’automazione dei processi: adesso sono 60 le soluzioni attivate, sia sul fronte operation sia su quello degli investimenti. Un esempio? Una piattaforma per l’onboarding digitale dei clienti. “Si chiama BTrust e permette di gestire l’accoglienza in modo completamente digitale fino all’aggiornamento e alla conservazione dei documenti, eliminando una grande mole di processi cartacei. È il risultato di un lavoro fatto con una startup israeliana, Scanovate, che ha sviluppato una soluzione innovativa di workflow. E1 un’attività che riguarda i clienti ma anche i broker”.

Open innovation per l’intelligenza artificiale

Un’esperienza di open innovation, quindi. Come trova le startup Generali Investments? “C’è un lavoro continuo di monitoraggio dell’ecosistema internazionale, fatto in collaborazione con il nostro Head Office. In alcuni momenti poi facciamo ricerche mirate su determinate aree. Nel 2022 è cominciato per noi un nuovo ciclo di attività e un’area sulla quale stiamo investendo è l’intelligenza artificiale. Non è una tecnologia nuova ma può essere sviluppata su scala più ampia, perché oggi si può sfruttare una capacità computazionale molto superiore rispetto al passato È utile per la gestione dei dati e noi ne abbiamo una grande quantità. Il progetto avviato con Banca d’Italia si muove proprio in questo ambito. Stiamo lavorando poi a un prototipo per l’uso di AI nelle decisioni di investimento a supporto dei portfolio manager. Non è roboadvisory, non dà consigli ai clienti ma aiuta chi deve fare le scelte di investimento per i nostri clienti istituzionali”.

Giuseppe Patisso, Head of Information Technology, Generali Investments

La trasformazione culturale per la gestione dei dati

L’intelligenza artificiale non è nulla senza dati, che nella finanza non mancano. Ma…”Di Artificial Intelligence si parla tanto, ma si usa ancora poco”, interviene Giuseppe Patisso. Perché? Qual è il fronte più difficile: dati o tecnologie? “Entrambi. All’Ai servono i dati ma per gestire i dati servono le tecnologie. C’è un forte tema organizzativo e culturale: stiamo passando da una situazione in cui dati erano su piattaforme a silos, che non dialogano fra di loro, a piattaforme tipo data lake, contenitori logici unici da cui i motori di AI dovrebbero andare a pescare. Non è una transizione banale, ma siamo sulla strada giusta”, osserva Patisso.

Qual è la questione culturale? “I dati per essere buoni devono avere una ownership, deve esserci qualcuno che ne possa garantire la qualità e la bontà. Ogni unità di business produce una quantità di dati immensa ma deve comprendere che ne utilizza solo una piccola parte, abbiamo un patrimonio di cui grattiamo appena la superficie. Abbiamo capito che dobbiamo andare più in profondità”, racconta Patisso, che aggiunge un dettaglio molto interessante: “Nel mondo dei servizi finanziari si fa grande uso di dati strutturati che arrivano da fonti ufficiali di mercato, ma adesso stiamo cominciando a lavorare sui dati non strutturati, che arrivano da elaborazioni di immagini, testi, video. Sono molti diversi rispetto a quelli che siamo abituati a maneggiare: i problemi tecnologici ci sono ma si possono superare facilmente, più impegnativo è acquisire la capacità di governarli. Siamo cercando di mettere insieme queste due fonti per capire quali indicatori ricavare e che siano affidabili. Siamo nel mezzo del cammino….”.

Intelligenza artificiale e dati portano verso l’Open Finance. “E molto simile all’Open Banking ma trsporto in un ambito molto più ampio, tendenzialmente a ogni attività finanziaria e prevede una condivisione di informazioni ma con la proprietà del dato riconosciuta al cliente”, spiega Maestri. “Si aprirà l’opportunità di nuovi servizi e noi certamente ci muoviamo in questa direzione. Resta molto da definire ma se ne sta parlando in vari tavoli e rappresenta una importante frontiera di innovazione”.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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