L’ecosistema italiano del fintech, la tecnologia applicata alla finanza, cresce: più startup in fase Early Growth (quella in cui prendono la forma di una vera e propria azienda), maggiore ricorso al venture capital internazionale, alleanze in ottica di Open Innovation (l’innovazione “aperta” all’esterno) e piani di assunzione nel breve periodo definiscono i contorni di un settore che sta avvicinandosi alla maturità. I numeri del fintech italiano nel 2022 e i trend per il 2023 emergono dal report Fintech Waves realizzato da EY in collaborazione con Fintech District, basato su interviste a più di cento operatori del settore. Insurtech (tecnologia applicata al mondo delle assicurazioni), lending e payments appaiono i segmenti più evoluti. L’embedded finance è la direzione per il prossimo futuro.
EconomyUp ha già raccontato quest’anno la storia di Lokky, broker assicurativo digitale milanese, l’investimento di Crédit Agricole Italia e Agos in FlowPay, fintech fiorentina dell’open banking, e le prospettive di Credimi, che sarebbe vicina ad essere acquisita da una banca. Non è una exit frequente.
Sono poche, finora, le operazioni di IPO ed M&A. L’analisi Fintech District-EY porta alla luce una lacuna nella strategia di uscita (manca del tutto nel 7% del campione).
A livello di finanziamenti, la raccolta fondi è in crescita (CAGR del 60% dal 2016 al 2022) ma si dirige quasi tutta verso le startup più grandi e strutturate. Il capitale umano è il fattore più rilevante per gli investitori, ma molte fintech lamentano la mancanza di talenti in ambiti come lo sviluppo di app e la scienza dei dati. Infine, sul lato compliance, le fintech italiane hanno acquisito consapevolezza dell’importanza della gestione del rischio, ma solo il 5% dichiara di aver beneficiato della Sandbox regolamentare introdotta da Bankitalia nel 2011.
Ecco, nel dettaglio, i dati sul sistema del fintech italiano.
Fintech 2023: piccole startup crescono
Nel 2022 le fintech in fase Early Stage sono il 25% in meno rispetto al 2020, mentre quelle in fase Early Growth sono il 37% in più.
Il 24% delle fintech intervistate (contro il 9% del 2020) ha un fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Queste società più grandi rappresentano il 97% dei fondi raccolti. Allo stesso tempo sono diminuite dal 62% al 41% le fintech che fatturano meno di 500mila euro l’anno. Quasi la metà (44%) delle fintech intervistate mostra una valutazione post-money (somma del valore pre-money e dell’apporto di capitale esterno dopo un finanziamento) superiore ai 10 milioni di euro.
Fintech, i trend 2023: insurtech, lending, payments, embedded finance
Insurtech, lending e payments sono i segmenti più maturi e promettenti del settore. A questi si legano i trend globali che influenzeranno il futuro: embedded finance (che consente alle società di qualsiasi settore di fornire servizi finanziari e creare un’esperienza più fluida e personalizzata per i clienti), fintech “for good” (il fintech a servizio dei fattori ESG), l’evoluzione del mondo crypto & DeFi (finanza decentralizzata), gli innovative payments (come il digital wallet, la formula buy now-pay later, pagamenti tramite oggetti connessi e wearables…), l’open finance innovation (l’innovazione aperta applicata al settore finanziario e assicurativo) e le partnership.
Finanziamenti in crescita: oltre 1 miliardo di euro nel 2022
In Italia, dal 2016 ad oggi, i finanziamenti raccolti sono aumentati con un CAGR di oltre il 60%, corrispondente a quasi il doppio della media europea (34%). Nel 2022 hanno superato quota 1 miliardo di euro, contro 900 milioni del 2021 e 247 milioni del 2020. Come già indicato, il 94% dei finanziamenti è ottenuto dalle fintech con raccolta superiore ai 100 milioni e con fatturato annuale superiore ai 5 milioni.
Il settore dei pagamenti è quello che ha raccolto più fondi (in linea con la grande crescita ottenuta dai primi due unicorni fintech italiani, Satispay e Scalapay), seguito dalle neobank, le aziende tecnologiche che forniscono servizi bancari di nuova generazione.
Riguardo alle fonti di finanziamento, più del 17% degli intervistati (quasi il doppio rispetto al 2020) fa affidamento principalmente su fondi di Venture Capital internazionali, mentre diminuisce l’affidamento sulle risorse finanziarie personali, passato dal 24% al 15%. Per i prossimi round di investimento, il 32% delle startup fintech guarda con interesse agli operatori internazionali di VC, per un desiderio sia di espansione internazionale sia di crescita del business.
Fintech 2023: nodo exit
Sebbene M&A e IPO siano le exit strategy preferite rispettivamente dall’45% e dal 32% degli intervistati, in Italia si sono verificate poche operazioni di questo tipo. Il 7% del campione (era l’1% nel 2020) – anche alla luce dell’attuale scenario macroeconomico – dichiara di non avere alcuna exit strategy (che però, ci ha detto Federico Marchetti, fondatore di Yoox, è la prima cosa a cui pensare).
Fintech 2023 e lavoro: il 97% prevede assunzioni entro 24 mesi
Il capitale umano è l’asset principale che gli investitori valutano quando considerano una nuova opportunità. Il numero medio di dipendenti per startup è 55, ma il 43% è formata da team che vanno da 1 a 10 persone, mentre solo il 12% conta da 100 a 800 dipendenti. Il 46% del campione mostra un discreto livello di diversità di genere, con una percentuale di donne compresa tra il 30% e il 50%. La fascia d’età media dei membri del team è 27-32 (53%), seguita dalla fascia 32-40 (36%).
Il 97% delle fintech prevede di assumere nuovi talenti nei prossimi 12-24 mesi. I profili più richiesti rientrano nelle categorie sviluppo software/app (68%) e sviluppo del business (42%). Ma il 61% delle fintech italiane ritiene che il mercato sia carente di talenti. Gli sviluppatori di software/app (55%) risultano i più difficili da trovare, seguiti da esperti di machine learning e analisti di dati (38% e 31%).
Fintech 2023: l’attività di compliance
L’87% delle fintech intervistate ha una specifica figura dedicata al Risk & Compliance (contro il 74% del 2020). Ma ad oggi solo il 5% del campione dichiara di aver beneficiato della Sandbox regolamentare introdotta da Banca D’Italia nel 2021 allo scopo di fornire ai player innovativi un ambiente protetto per la sperimentazione in accordo ai requisiti regolamentari (qui uno dei progetti ammessi, PayBe, strumento di pagamento promosso da Flowbe). Il 55% delle fintech si è detto non interessato alla Sandbox e il restante 40% non ha potuto accedervi per mancanza di requisiti.
Open Innovation: il 90% delle startup fintech collabora con altri player
Dal 2021 il 90% delle startup fintech ha avviato una collaborazione con altri player del settore finanziario. Nello specifico, il 65% del campione ha collaborato con una banca o una compagnia assicurativa, mentre il 58% con altre fintech. Inoltre, il 41% delle aziende intervistate ha iniziato a collaborare con altre startup non finanziarie, mentre solo il 25% con player incumbent di diversi settori come utilities, grande distribuzione ed entertainment. La soddisfazione per le collaborazioni ha un punteggio medio di 7,5 su 10 anche se sono emerse difficoltà legate all’integrazione di processi e tecnologie o alle trattative contrattuali.
Secondo Andrea Ferretti, Markets & Business Development Leader per i Financial Services di EY, “il settore fintech italiano ha dimostrato grande resilienza e potenziale di crescita, ma anche un’evoluzione oltre le aspettative verso una nuova maturità. Nonostante resti ancora molta strada da fare in termini assoluti, i segnali di crescita sono estremamente promettenti. Il Fintech è infatti il segmento più attrattivo per la raccolta di capitali in Italia (dato confermato anche dall’EY Venture Capital Barometer 2022) e il rinnovato interesse del Venture Capital internazionale dimostra il potenziale di scale-up e la crescente maturità delle startup appartenenti all’ecosistema nazionale. Gli intermediari finanziari tradizionali sono chiamati a cogliere questa opportunità e a fare delle fintech un partner strategico nella loro trasformazione digitale, a patto che accettino le sfide dell’integrazione in termini tecnologici, di governance e di processo”.
Secondo Clelia Tosi, Head of Fintech District, “l’ecosistema Fintech italiano è ormai maturo. Vediamo ottimi risultati sia per quanto riguarda il numero di Fintech e la loro solidità, che in riferimento agli investimenti, con la crescita del Venture Capital, anche internazionale (+88% rispetto al 2020), e del Corporate Venture Capital. Emergono altri elementi interessanti, come la crescita delle competenze legali e di compliance a livello aziendale e la forte propensione alla ricerca di partnership con incumbent o altre fintech. L’Open Innovation si conferma la strada per una vera trasformazione del settore finanziario e per la crescita del sistema Paese. Ma è necessario accelerare il ritmo con cui nascono e si sviluppano queste collaborazioni, ancora caratterizzato troppo spesso da lentezza nei processi decisionali e di integrazione. Sta a tutti noi del settore unire le forze per esprimere davvero il potenziale del nostro ecosistema”.