Un “Series A” (11 milioni di dollari) fatto da un fondo globale con un track record di altissimo livello (Facebook, Dropbox, Spotify, BlaBlaCar, Deliveroo solo per ricordare i più noti fra i big della digital economy) su una startup, », giuridicamente inglese ma fondata e gestita da un team italiano è una buona notizia che però conferma quanto contino poco i confini nel mondo dell’innovazione. Il round è stato sottoscritto anche da Connect Ventures, InReach Ventures, U-Start e R204 Partners. Nel consiglio di amministrazione di Soldo entra un partner di Accel, Sonali de Rycker, che dice: “Siamo entusiasti di sostenere un team di prim’ordine, con un’esperienza eccezionale sia nei servizi finanziari che nel software: riteniamo che sia la combinazione perfetta per fare la differenza nell’ambito della gestione amministrativa. Soldo ha iniziato in due mercati che conosce bene – Italia e Regno Unito – ma il controllo delle spese è un punto critico a livello globale e il mercato è ormai maturo per il cambiamento”.
Soldo è il primo conto multi-utente per aziende in Europa. Soldo Business è la prima soluzione che permette alle aziende di tenere sotto controllo le proprie spese quotidiane. Basato sul circuito di pagamento Mastercard, permette di delegare, controllare e tracciare in tempo reale le uscite aziendali e quelle dei collaboratori attraverso l’uso di carte prepagate personalizzabili, un cruscotto di gestione su web e un’app su iOS e Android che consente agli utenti di aggiungere informazioni e le foto delle ricevute alle transazioni di pagamento, integrandosi poi con i più usati software di contabilità.
Il founder di Soldo, Carlo Gualandri, ha una storia importante nell’economia digitale degli ultimi 20 anni. È stato fra i fondatori di Matrix (Virgilio) e di Gioco Digitale, con cui ha fatto exit che molti ancora gli invidiano. Da qualche anno ha trasferito il suo centro di attività a Londra, senza però mai tagliare i ponti con l’Italia, anzi. Quel che però ha gatto in UK, fino a questa operazione con Accel, non sarebbe stato possibile in Italia.
► In questa videointervista Carlo Gualandri analizza i limiti dell’ecosistema italiano, primo fra tutti il fatto di essere fin troppo autoreferenziale.
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