Fintech 2018, un anno da record per l’innovazione technology-driven nei servizi finanziari. A testimoniarlo è il livello record dei finanziamenti che, secondo CB Insights, nel terzo trimestre del 2018, erano già cresciuti dell’82% rispetto al dato totale del 2017.
Fintech 2018, lo scenario italiano
In questo contesto, qual è lo scenario italiano? E qual è il rapporto tra gli italiani e il fintech? Affronta la questione il nuovo Report dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano “Fintech e Insurtech: l’Italia spiega le vele”, che racconta con i che cosa sta succedendo nel territorio nazionale e come l’innovazione digitale stia agendo in un contesto socio-economico che è di fatto più roseo di quanto normalmente viene ritenuto.
Per famiglie e imprese, la crisi comincia a diventare qualcosa da lasciarsi alle spalle: il trend del risparmio è in crescita, così come la redditività delle imprese, c’è quindi maggiore ricchezza disponibile, un terreno fertile per l’introduzione di nuovi servizi innovativi sia in ambito retail sia business.
“Il digitale sta rivoluzionando l’ecosistema finanziario italiano favorendo la nascita di attori innovativi facendo emergere nuove esigenze della clientela e nuove forme di relazione tra utenti imprese istituti finanziari – commenta Marco Giorgini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Fintech e Insurtech – Ma bisogna accelerare il processo di trasformazione digitale per non farsi trovare impreparati, è necessario approfittare delle opportunità offerte da nuove tecnologie come la blockchain, le piattaforme di roboadvisor, per proporre nuovi servizi di valore, banche e assicurazioni possono rispondere alle sfide della trasformazione digitale mettendo l’innovazione al centro delle strategie e puntando sulla costante collaborazione con altri attori”.
Fintech 2018, i numeri in Italia
Qualche dato: 11 milioni di italiani (ovvero 1 su 4) hanno utilizzato almeno un servizio fintech nel 2018, e ne sono rimasti soddisfatti: particolarmente graditi i servizi di mobile payment, i servizi per gestire il proprio budget personale e familiare e i servizi per trasferimenti istantanei di denaro tra privati, oltre a servizi in ambito assicurativo come la gestione digitale dei sinistri e le micro-polizze.
Di base, gli italiani continuano a nutrire fiducia negli istituti finanziari: questi raccolgono le preferenze delle 73% degli utenti in materia di finanziamenti e del 65% nel caso della gestione del risparmio. Salgono però le aspettative dei clienti rispetto agli ‘standard di qualità’ degli istituti stessi: imprescindibile la presenza di servizi di base disponibili gratuitamente, la trasparenza degli investimenti, la velocità nelle operazioni, la possibilità di avere incontri di persona nei casi più complessi. La relazione umana continua a essere molto importante per l’utente medio italiano, privato o aziendale, e tale preferenza la si è vista confermata anche in relazione allo studio specifico sul roboadvisor: le piattaforme censite dall’Osservatorio a livello mondiale sono 147, tra startup e operatori di asset e wealth management, diverse delle quali sono presenti anche in Italia. “Nell’ultimo anno si sta invertendo un trend che prevedeva piattaforme completamente automatizzate, mentre aumenta la presenza di un referente umano che presidi o affianchi l’automazione” dice Laura Grassi Vice Direttore Osservatorio.
https://www.economyup.it/fintech/startup-fintech/fintech-le-migliori-250-aziende-nel-mondo-ecco-dove-sono-e-quanti-soldi-hanno-raccolto-dal-2013/
Fintech 2018, i servizi digitali usati dalle PMI
Ritornando ai servizi digitali utilizzati dalle PMI, il rapporto indica che il 92% delle imprese utilizza l’home banking attraverso un computer, mentre il 55% interagisce con la propria banca tramite un’applicazione per smartphone. I prodotti finanziari più utilizzati dalle PMI sono l’anticipo su fatture (71%) e le soluzioni di leasing (66%), mentre sono poco sfruttate gli strumenti di previsione del Cash Flow (18%). Solo il 5% delle imprese campione ha già utilizzato metodi di finanziamento alternativi come Minibond, P2P Lending, Crowdfunding, soluzioni di Supply Chain Finance, tutti strumenti che sono ben poco conosciuti. Persistono ancora alcune PMI che non utilizzano neanche pc (8%).
L’ecosistema startup fintech italiano
Cresce l’ecosistema startup fintech italiano, sebbene ancora indietro rispetto ad altri contesti geografici come Usa e Cina, paesi in cui si sfiorano i 14 miliardi di dollari investiti nel settore nel 2018. Otto startup (tra fintech e insurtech) hanno già superato la soglia del milione di dollari di finanziamenti ricevuti per 44 milioni di dollari complessivi; fuori da questo registro, ricordiamo che nel 2018 nel nostro Paese il più alto investimento di venture capital pari a 100 milioni di euro è andato all’insurtech Prima Assicurazioni e altre due fintech, Credimi e Satispay, sono nella top 10 delle startup più finanziate nel corso dell’anno, secondo il report Startup Hi-tech dell’omonimo Osservatorio. Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech e Insurtech, commenta: “Non ci aspettavamo una crescita così importante. Inoltre non sono non solo stiamo assistendo a una sempre maggiore collaborazione tra attori consolidati e startup, ma anche a un sempre più rilevante desiderio di trovare nuovi modelli di business innovativi integrati”.
Fintech 2018, gli istituti finanziari puntano sulla blockchain
In che modo gli istituti finanziari si predispongono alla trasformazione digitale? Certamente, il report fa notare, vi è una maggiore collaborazione anche in chiave di open innovation, attraverso diverse iniziative. Ma probabilmente il termometro dell’innovazione più spinta ed eloquente si riscalda in ambito blockchain. L’intero panorama internazionale vede banche e istituti finanziari particolarmente impegnati nello sviluppo di applicazioni che sfruttino tecnologie Blockchain e Distributed Ledger. Anche gli istituti finanziari italiani, rileva il report, stanno iniziando a investire nel settore, sia partecipando a progetti cooperativi internazionali e italiani, sia con progettualità individuale.
Alcuni esempi: Intesa Sanpaolo e Mediolanum partecipano al Consorzio R3 volto allo sviluppo della piattaforma Corda e delle sue applicazioni; Unicredit a we.trade, una piattaforma per la gestione di transazioni commerciali tra PMI; Intesa Sanpaolo a Marco Polo, una soluzione sono orientata al Trade Finance Tra le iniziative di sistema completamente italiane, c’è Spunta Interbancaria, progetto sviluppato da 14 istituti finanziari in collaborazione con ABILab, NTT Data e Sia. Il progetto ha l’obiettivo di sviluppare applicazioni per i processi interbancari, volti in particolare a migliorare la trasparenza e la visibilità delle informazioni scambiate tra gli istituti, aumentare la velocità delle operazioni utilizzando la piattaforma Corda.
Un secondo esempio di sperimentazione si chiama Anticipo Fattura ed è promosso da Sia e GFT, che ha coinvolto diversi istituti italiani tra cui Credito Valtellinese. Intesa San Paolo ha inoltre sviluppato una sperimentazione in collaborazione con la start-up Eternity Wall per notarizzare i dati relativi a transazioni finanziarie sulla blockchain di Bitcoin. Banca Popolare di Sondrio ad agosto 2018 ha lanciato un servizio per registrare sulla blockchain di Bitcoin il consenso al rinnovo della polizza RC Auto espresso dal cliente. Borsa Italiana in collaborazione con IBM ha invece testato la tecnologia blockchain in un progetto volto a sostituire i certificati di trading cartacei emessi dalle PMI.
“Il mercato è più maturo e cosapevole – dice Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger – Esistono ancora attori ‘scettici’ sui vantaggi, ma sono meno numerosi dei ‘pragmatici’ che investono nelle aree più riconosciute di maggiore opportunità e dei ‘leader’ che aumentano costantemente gli sforzi e gli investimenti per approfittare dei benefici della Blockchain”.