Digital banking, ecco dove va il mercato

La competizione si farà sempre più dura: Facebook ha appena ottenuto una licenza bancaria in Europa. Gli utenti in mobilità crescono anche in Italia (5,2 milioni), dove le app piacciono ma vengono usate poco. Così come gli smartphone per i pagamenti. La fotografia in una ricerca di CheBanca!

Pubblicato il 28 Nov 2016

Digital banking in Italia 2022

Il fiato sul collo delle compagnie hi-tech, per chi in Italia opera nel digital banking, si sente eccome. Solo per fare un esempio, Facebook ha da poco ottenuto in Irlanda la licenza per diventare una “banca” che può emettere moneta elettronica e operare nel settore dei pagamenti. Eppure, nel nostro Paese, il mercato bancario che si poggia sul digitale è più dinamico di quanto possa sembrare e le banche, se vogliono, hanno la possibilità di competere con gli over the top e far valere i propri punti di forza.

Prima di tutto, però, è necessario capire in quale scenario si trovano ad agire. L’ultima fotografia l’ha scattata CheBanca!, l’istituto del Gruppo Mediobanca dedicato al risparmio e agli investimenti, che nella nuova edizione dell’osservatorio CheBanca! Digital Banking Index ha misurato i principali elementi di digitalizzazione del settore bancario del Belpaese.

Il primo dato da considerare è la platea di riferimento. Gli italiani che hanno un conto corrente online sono 17,7 milioni: aumentano ma l’incremento procede a ritmi meno sostenuti rispetto agli anni passati, segno che si tratta di un fenomeno già consolidato nel panorama nazionale. Al contrario, si registra un forte incremento di persone che accedono ai servizi della propria banca attraverso lo smartphone. Gli utenti mobile sono cresciuti da 3,6 milioni a marzo 2015 a 5,2 milioni a settembre 2016. Sono tre su dieci (30,7%) i correntisti online che usano il cellulare per fare operazioni e c’è addirittura una parte, seppur minoritaria (5,5%), che a settembre 2016 risulta “mobile only”, ovvero accede al proprio conto solo attraverso l’app di mobile banking.

Le app quindi piacciono, anche se più che altro per fare operazioni di base come controllo del saldo e dei movimenti (26%) e bonifici e pagamenti (21%). Aumenta significativamente anche l’offerta relativa ai pagamenti P2P (54% a settembre 2016 contro il 13% di marzo 2015) e continua a crescere la possibilità di effettuare operazioni di trading da mobile (67% contro 50%).

“Un terreno su cui tutto il sistema bancario sta lavorando è naturalmente quello dell’instant payment”, dice Roberto Ferrari, direttore

Roberto Ferrari, dg di CheBanca!

generale di CheBanca! “Sul proximity payment, ovvero il pagamento nei negozi attraverso smartphone, in Italia siamo molto indietro perché non ci sono né grandi catene come Starbucks che propongono app che facilitano i pagamenti, né sistemi come la Oystercard che a Londra consentono le transazioni contactless in tutta la rete di trasporti pubblici. Invece ci possono essere sorprese positive per i pagamenti remoti: gli utenti ormai usano molto più spesso lo smartphone per partecipare alle aste online, per pagare il car sharing o per fare i pagamenti p2p con i contatti della propria rubrica telefonica. Nel peer-to-peer, tra l’altro, prevedo che proprio Facebook, dopo l’autorizzazione come Imel (istituto di moneta elettronica) ricevuta in Irlanda, introdurrà un sistema legato a Messenger. E quella potrebbe essere una killer app per questo segmento”.

Ma se gli utenti acquistano dimestichezza con il mobile banking e con l’online banking e nel settore entrano anche player non bancari più forti in ambito hi tech, come possono difendersi le banche? Anche in questo caso, qualche indicazione può venire dai numeri. Su smartphone solo il 3% dei clienti fa operazioni di trading e di investimento in fondi e polizze. Stesso discorso per gli accessi via web: l’utilizzo per effettuare trading di titoli, investimenti in fondi e polizze e stipulare certificati e conti deposito è ancora molto limitato. È la spia di una tendenza in atto: mentre per le transazioni il canale digitale sembra destinato nei prossimi anni a diventare quello prevalente, per le operazioni a maggiore valore aggiunto la filiale rimane il canale preferito.

“Da una parte, dobbiamo ragionare anche noi come gli over the top”, continua Ferrari. “Le banche potranno difendersi e giocare il proprio ruolo scommettendo sulla sicurezza e mantenendo una customer experience forte: la ricerca evidenzia che la soddisfazione dei clienti delle nuove banche digitali – tra cui c’è CheBanca! – è generalmente superiore a quella dei clienti delle banche tradizionali. Tocca a noi capire come integrare nuove soluzioni digitali all’interno delle nostre piattaforme, fare partnership con i retailer e ideare nuovi modelli di business nel mondo dei pagamenti, anche insieme a soggetti esterni come le startup. Dall’altra parte, la competitività delle banche passa anche dalla capacità di dialogare con i clienti con il canale giusto per ogni esigenza. È per questo che CheBanca! continuerà a investire fortemente anche sulla rete di filiali e di promotori finanziari”.

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