Crowdfunding, serve un solo portale italiano

Come la Borsa per le aziende, basta una sola piattaforma per le startup. La moltiplicazione complica, riduce i volumi, fa crescere i costi per i clienti e per le banche, abbassa la qualità.

Pubblicato il 06 Mag 2014

cristiano-esclapon-crowdfunding-131223115133

Cristiano Esclapon

Il regolamento Consob è stato visto da molti come un’opportunità per aprire un portale di crowdfunding ma io credo che questa sia una strada non destinata a durare. Deve esistere una sola piattaforma a livello nazionale e forse addirittura una sola a livello europeo ed i numeri direi che parlano chiaro.

La piattaforma di crodwfunding è il layer 1 dell’ecosistema delle startup, esattamente come Borsa Italiana lo è per le aziende italiane (ricordo che Borsa Italiana è di proprietà UK). Il layer 2 è invece rappresentato da coloro che studiano le aziende ed emettono raccomandazioni di acquisto o vendita ed agevolano così la selezione. Il layer 3 è infine quello degli investitori, individuali o in forma collettiva.

Questi tre layer si sono assestati nel tempo in uno stato di efficienza energetica e dobbiamo quindi ipotizzare che tutti i mercati tendano ad assumere questa configurazione nel tempo. Nello specifico credo sia utile notare come i modelli di business tra i tre layer differiscano in maniera significativa.

Il layer 1 fa pagare a tutti gli altri layers l’accesso alla piattaforma, ad esempio tramite A.P.I. a pagamento.
Il layer 2 invece da un lato paga l’accesso al database del layer 1 e dall’altro offre servizi a pagamento al layer 3. Il layer 3 paga l’accesso alle A.P.I. del layer 1 e/o ai servizi del layer 2 e si remunera con i capital gain o con le commissioni, nel caso di veicoli collettivi di investimento.

In passato sono esistite diverse piattaforme di accesso al mercato simili a Borsa Italiana ma sono progressivamente scomparse per ragioni direi condivisibili. Avere più piattaforme comporta:
maggiore complessità di accesso, dovendosi interfacciare a sistemi diversi
minore volume complessivo, perché vengono a mancare le transazioni dei soggetti iscritti a piattaforme diverse rispetto ai titoli su cui si vorrebbe operare.
maggiori costi per i clienti perché non vi sono sinergie di scala ed i costi vengono replicati. In questo modo le piattaforme per remunerarsi devono alzare i prezzi.
un abbassamento della qualità dell’offerta, perché alcune piattaforme per aumentare la loro offerta e ripagarsi i costi di struttura, di prodotto potrebbero scendere a compromessi qualitativi sulle aziende ammesse.
un aumento dei costi per le banche e quindi per gli investitori, in quanto le banche si devono attrezzare con interfacce diverse su ogni singola piattaforma.

Ritengo quindi che la strada del consolidamento sia inevitabile e che presto di piattaforme ne esisterà una sola, magari europea, con una branch italiana. Nonostante questo il regolamento sul crowdfunding è estremamente utile e dà la possibilità a molti soggetti di fare business e di guadagnare da prestazioni professionali. Solo che non credo sia una buona idea continuare ad autorizzare piattaforme che operano tutte nello stesso spazio, ovvero la costruzione di un database di aziende sane alla ricerca di capitale.
Questo non significa che chi ha intrapreso questa strada debba chiudere bottega. Anzi. Credo che sia molto più profittevole convertire il proprio business verso la consulenza ed assistenza ad aziende e investitori. Quello della piattaforma invece è un mestiere di procedure e di sistemi, non di consulenza.

La validazione del layer 1 ed il suo buon funzionamento può derivare solo dall’arricchimento dell’offerta sul layer 2 e 3. Per questo è importante cominciare a costruire quel tipo di consulenze anche nel mondo delle startup, altimenti tutto il sistema ne soffre e l’affollamento sul primo layer siscuramente non aiuta perché è l’unico in cui il monopolio di offerta è un vantaggio per tutti perché abbatte i costi e aumenta i volumi e l’efficienza. Nel layer 2 e 3 invece non vi è limite al numero di soggetti che partecipano al mercato ed anzi, più essi sono e più il sitema diventa efficiente.

Per concludere suggerisco di guardare a quanto sta accadendo in Usa con Sharespost o Lendinclub e nel Regno Unito con Funding Circle. Tutte queste piattaforme stanno passando dal b2c al b2b, ovvero si stanno chiudendo ai privati e si stanno aprendo ai professionals a cui vendono accesso ai dati che a loro volta vengono trasformati in selezione di prodotti da collocare presso clientele istituzionale ed estera.

Io credo che anche da noi sarà questa la strada da seguire e che prima ci arriveremo meglio sarà per tutti così che i capitali vengano impiegati nelle direzioni giuste invece che affollarsi nell’unico spazio dove la molteplicità di offerta è un danno.

* Cristiano Esclapon è Founder del Club Italia Investimenti 2

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2