L’interesse per il Cloud Computing nel mondo dei servizi finanziari sta crescendo progressivamente e negli ultimi anni sta assumendo un ruolo di primo piano anche per le realtà del nostro Paese. Il cloud è sempre più riconosciuto infatti come un fattore chiave per l’innovazione digitale all’interno degli istituti finanziari. Il cloud fornisce infatti soluzioni che permettono alle aziende di ridurre i costi, migliorare le prestazioni dei servizi e rispondere con velocità ai cambiamenti nel mercato, cogliendo così nuove opportunità di business.
Molti intermediari finanziari, indipendentemente dalla loro dimensione, stanno lavorando per digitalizzare i propri sistemi interni, spesso facendo leva anche su questa tecnologia. Ad esempio, Banca Progetto ha dichiarato di aver ricevuto per prima dalla Banca d’Italia l’autorizzazione ad esternalizzare l’intera infrastruttura tecnologica, grazie ad una partnership tecnologica con Amazon Web Services (Aws) a cui la Banca ha affidato la gestione dell’infrastruttura in cloud. Tra gli attori più grandi, chi punta sulla tecnologia è sicuramente Intesa Sanpaolo, che ha annunciato a fine 2020 di voler migrare una parte del sistema informativo sulle infrastrutture cloud di Google, che si appoggeranno sui data center italiani di TIM.
D’altronde, il cloud in tutte le sue forme è sempre più cruciale per la valorizzazione dei dati, soprattutto nell’abilitare l’accesso a una potenza di calcolo maggiore e più scalabile. E in un settore in rapida evoluzione come quello finanziario, dove i clienti sono sempre più esigenti e la concorrenza sempre più serrata, essere in grado di gestire la tecnologia e i dati in modo strategico diventa vitale per la creazione di valore e per la sopravvivenza stessa di ogni operatore.
Per quanto iniziative e discussioni siano più avanzate riguardo all’adozione del cloud per la gestione e valorizzazione delle risorse interne all’azienda, anche nel mondo finanziario sta crescendo la consapevolezza del valore del cloud di tipo pubblico o ibrido, anche come strumento per la condivisione sicura di dati e informazioni con altri attori del mercato finalizzata a sperimentazioni e analisi.
Proprio in quest’ottica si stanno diffondendo idee e progetti per la creazione di infrastrutture cloud di sistema e condivise, al momento non specifiche per il mondo finanziario.
Il punto di vista del mercato raccolto nel whitepaper dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano https://blog.osservatori.net/it_it/ruolo-cloud-nella-finanza
Il Politecnico di Milano, con il supporto di Tata Consultancy Services (TCS), ha svolto una ricerca per indagare quale sia il reale stato attuale dell’adozione dei servizi cloud tra gli intermediari finanziari europei, con attenzione particolare all’approccio verso il cloud pubblico o ibrido e all’interesse verso iniziative di ecosistema basate sul cloud.
Le interviste ai manager e C-level in ambito tecnologia e innovation dei più importanti istituti finanziari europei hanno mostrato come il Cloud sia già oggi ampiamente adottato per la valorizzazione dei dati nel mondo finanziario, con una spinta in avanti, seppur limitata, fornita anche dalla pandemia.
Internamente alle aziende, sono diverse le aree che promuovono l’adozione della tecnologia cloud. Se il dipartimento IT degli istituti finanziari resta, prevedibilmente, la principale componente a spingere verso il cloud, in oltre la metà dei casi le indicazioni vengono anche dall’ambito innovation e in oltre un terzo anche dai dipartimenti che si occupano di business, a dimostrazione delle forti implicazioni di mercato della tecnologia Cloud che vanno oltre al ruolo di gestione puramente tecnologica. E talvolta la decisione arriva direttamente da figure in grado di impostare la strategia complessiva dell’istituto, come membri del CdA o l’Amministratore Delegato.
Tra le diverse tecnologie, proprio il cloud è ritenuta dagli esperti in ambito tecnologico, la più rilevante per creare valore dalla condivisione dei dati. I principali vantaggi sono infatti un forte boost alle attività d’impresa, l’ottimizzazione dei costi delle operazioni, fino ad arrivare alla possibilità di abilitare servizi avanzati basati sull’Intelligenza Artificiale. Tuttavia, la tecnologia non è certo scevra da rischi: elementi legati alla sicurezza e privacy dei dati o al rapporto con i regolatori sono tra le principali barriere all’adozione completa del cloud.
Ma questi rischi non sembrano ancora fermare il viaggio degli istituti finanziari né la predisposizione a condividere dati tramite cloud. Da un lato, resta piuttosto elevata la propensione a rendere disponibili informazioni, anche di natura sensibile, e aumenterebbe ancora di più se vi fosse una maggiore dedizione alla sicurezza dei dati da parte dei provider. Dall’altro, gli attori finanziari e assicurativi si mostrano disponibili verso soluzioni infrastrutturali di ecosistema, che abilitino la possibilità di esplorare nuovi modelli di business basati su analisi avanzata di dati condivisi. Anche se, in questo caso, la maggior parte degli operatori è concorde che ci sia la necessità di affrontare con maggior vigore i rischi di natura regolatoria e operativa. L’ideale sarebbe quindi se i promotori di infrastrutture fossero enti pubblici di fiducia, come regolatori, nazionali o europei, o attori chiave del settore privato con importanza sistemica (associazioni, le Borse, ecc.).