ITAtech, la storia infinita. Non è ancora chiusa la polemica apertasi attorno al fondo di investimento di Cassa Depositi e Prestiti e Fondo Europeo degli Investimenti, una piattaforma di investimento della dotazione iniziale di 200 milioni di euro (erogati in parti uguali da Cdp e Fei), che investe in fondi dedicati al trasferimento tecnologico, e di cui una parte del capitale è stato assegnato in gestione alla società francese Sofinnova Partners. Un dettaglio questo messo in evidenza da EconomyUp ormai nello scorso autunno e che ha provocato molte reazioni e anche diverse interrogazioni parlamentari che non hanno però portato a una chiarezza definitiva.
Adesso, in piena campagna elettorale, a scrivere un nuovo capitolo nella vicenda è Adusbef (Associazione Italiana Difesa Utenti Servizi Bancari, Finanziari, Assicuraitvi) che a firma del suo Presidente onorario Elio Lannutti, ha presentato un esposto alla Corte dei Conti per chiedere che, nell’interesse della collettività, venga fatta luce sul possibile grave danno erariale che l’operazione comporterebbe. Va ricordato che Elio Lannutti, già senatore con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, è candidato nel Lazio come capolista nella quota proporzionale del Movimento 5 Stelle.
CASO ITATECH, L’ESPOSTO DI ADUSBEF
Ecco i passaggi più significativi del testo dell’esposto.
“Il 19 dicembre 2016 la CDP e il Fondo Europeo degli Investimenti annunciavano la creazione della piattaforma ITAtech (un fondo che investe in altri fondi di venture capital destinati poi, a loro volta a investire in startup e spinoff di università, IRCSS e centri di ricerca) dotandola di 200 milioni di euro (precisamente 100 milioni di euro da CDP e altrettanti da FEI).
Sono passati più di 12 mesi e ITAtech ha fatto parlare di sé soprattutto per le polemiche suscitate dall’intenzione (trapelata informalmente attraverso numerosi organi di stampa) di assegnare, senza una nota, una spiegazione, una motivazione, una pur embrionale forma di pubblicità, gran parte delle risorse del fondo a una società francese denominata Sofinnova Partners.
La legge sul Procedimento Amministrativo, una pietra angolare del nostro sistema del diritto pubblico, stabilisce che l’attività di pubblica amministrazione, in cui non pare esservi alcun dubbio che rientri CDO “persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza”.
Lo Stato Italiano possiede oltre l’80% di CDP attraverso il ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista quasi totalitario, e non può esimersi dallo spiegare ai cittadini quali siano gli obiettivi che intende perseguire con questa enorme quantità di denaro generata dai risparmi della collettività e inspiegabilmente drenata a beneficio di un soggetto estero.
Prima ancora dell’ombra del potenziale conflitto di interessi che sovrasta la scelta di CDP, amministrata da una figura storicamente contigua al mondo della finanza transalpina, di erogare denaro parzialmente italiano a una realtà economica francese, peraltro vicina a una nota charity italiana nel cui consiglio italiano siede lo stesso amministratore delegato di CDP, val qui la pena evidenziare che ITAtech/CDP ha totalmente disatteso i principi costituzionali nonché criteri di buona amministrazione poiché non ha speso una sola parola per spiegare quale sia il beneficio per CDP derivante dalla scelta di un soggetto estero piuttosto che di uno italiano.
È stata compiuta un istruttoria in tale senso? È mai stata sollecitata alcuna società di venture capital italiana? È mai stata prodotta qualche evidenza del fatto che la proposta imprenditoriale italiana si sia dimostrata nel suo complesso carente e per tale ragione sia risultato necessario rivolgere l’attenzione di CDP verso soggetti esteri?
Parimenti non è noto per quale ragione CDP non abbia dato alcuna pubblicità al procedimento di scelta del soggetto cui assegnare i contributi ITAtech, né sul proprio sito né alla apposita Commissione Parlementare di Vigilanza CDP, nei cui atti non v’è traccia alcuna della vicenda.
Da ultimo appare inspiegabile per quale motivo, dopo una interrogazione parlamentare sul tema, risalente al 24 ottobre scorso, e dopo che a procedura di assegnazione dei fondi ancora in corso il managing partner di Sofinnova annunciava a mezzo stampa (sul Corriere della sera del 7 novembre) che “probabilmente Sofinnova sarà tra i beneficiari di ITAtech” e la prossima disponibilità a investire in Italia 100 milioni di euro (che peraltro pare chiaro al momento della dichiarazione Sofinnova non avesse), CDP non abbia ritenuto di fornire alcuna spiegazione né alla collettività, né alla relativa Commissione di Vigilanza.
Inoltre, nel dettagio, dei 100 milioni di euro annuniciati da Sofinnova ben 50 dovrebbero essere dati in gestione proprio a ITAtech/CDP. Questi 50 milioni di denari pubblici genererebbero Commissioni di Gestione in favore di Sofinnova per almeno il 2% anno del medesimo importo e per almeno 10 anni consecutivi. Ovvero, un totale di almeno 100 milioni di euro di profitti, le cui imposte sarebbero pagate allo Stato francese e non in Italia. Cioè dove verrebbero prese le decisioni di investimento e disinvestimento. Ciò quindi genererebbe un grave danno erariale allo stato Italiano”.
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