Identità digitale, uno strumento di cui le banche avranno sempre più bisogno. Secondo una ricerca condotta da Juniper Research, gli utenti delle app per l’identificazione digitale (ID digitale) passeranno da circa un miliardo nel 2020 a oltre 6,2 miliardi nel 2025, con un aumento di sei volte. Il World Economic Forum (Wef) ha evidenziato che gli istituti di credito e altre società finanziarie dovrebbero guidare i sistemi di identità digitale, dato che sono fortemente regolamentate e possiedono una solida infrastruttura in termini di cybersicurezza. Ma approfondiamo prima cos’è l’identità digitale.
In cosa consiste l’identità digitale
Per identità digitale s’intende l’insieme dei dati e delle informazioni, o attributi, associati in modo univoco a una persona fisica. Tali informazioni costituiscono la rappresentazione virtuale dell’identità reale, utilizzabile durante interazioni elettroniche con persone o sistemi informatici. Con l’evoluzione delle banche da imprese autonome a ecosistemi in espansione comprendenti servizi finanziari e non, l’identificazione precisa dei clienti è cruciale. E con essa, anche l’identità digitale, soprattutto in fase di onboarding digitale, ossia di acquisizione di un nuovo cliente. Occorrono sia la massima sicurezza, sia una procedura rapida e fluida per nella raccolta dei dati del cliente. Pena l’abbandono dell’onboarding stesso: in tal senso, una ricerca del fornitore di soluzioni di identità digitale norvegese Signicat rileva infatti nel 2022, il 68% dei clienti europei ha abbandonato l’onboarding – rispetto al 40% del 2020 – per una perdita annuale di oltre 5,7 miliardi di euro per le banche.
I vantaggi dell’identità digitale per le banche
Secondo lo studio “Retail Banking. Top trends 2023” di Capgemini, l’ID digitale è particolarmente utile per le banche, perché da essa dipendono l’efficacia e la velocità delle iniziative digitali per conoscere i clienti (eKYC, acronimo di e-Know Your Client) e gli adempimenti anti-riciclaggio (AML).
L’ID digitale è fondamentale per creare fiducia nelle infrastrutture digitali e consentire uno scambio di dati senza interruzioni. Inoltre, permette alle banche di sviluppare rapidamente servizi integrati a valore aggiunto, utilizzando una connettività protetta dalle API. Garantisce altresì un’esperienza del cliente senza necessità della sua presenza fisica o di documenti cartacei, gestita da remoto su tutti i canali digitali.
L’identità digitale semplifica anche la richiesta di un prestito bancario, in quanto la banca non dovrà più fissare appuntamenti e raccogliere faldoni di documenti cartacei prima di inviare una proposta di finanziamento, facendo ricominciare il ciclo in caso di mancanza di qualche documento. Grazie al digital ID, l’utente deve solo selezionare i documenti necessari, conservati localmente nel suo portafoglio digitale, per rispondere alla richiesta della banca. Vengono quindi creati documenti digitali, che sono inviati in modo sicuro alla banca, la quale può verificarli e proseguire con il trattamento della domanda.
A che punto siamo con il digital ID?
Il sistema di identificazione digitale Singpass di Singapore è stato lanciato inizialmente 20 anni fa come login con username e password per i servizi governativi. Oggi si è evoluto in un’app con una penetrazione di mercato del 97% (tra la popolazione idonea). L’uso dell’ID digitale ha portato a una riduzione media dell’80% del tempo necessario per richiedere prodotti finanziari, con tassi di approvazione più elevati del 15%. Si prevede inoltre un risparmio di 36 dollari per ogni richiesta, con circa 200.000 transazioni al giorno, anche con banche internazionali. Inoltre, Singpass ha semplificato il processo di onboarding, al punto che i clienti possono aprire un conto bancario in soli 20 click, contro i circa 100 richiesti dalle altre banche.
A livello europeo, l’ID digitale nazionale danese, NemID, fornisce agli utenti firme digitali per varie transazioni, e vanta tassi di adozione del 90%. La soluzione svedese per l’identità digitale, BankID, ha un tasso di adozione del 75% circa. In Olanda, il digital ID nazionale, iDIN, aiuta gli utenti ad autenticare la propria identità in modo sicuro.
E in Italia? Nel nostro paese l’identità digitale è stata adottata a macchia di leopardo solo da alcune banche, che si appoggiano allo SPID (Sistema Pubblico d’Identità Digitale). Quest’ultimo è il sistema unico di identità digitale ovvero il “pin unico” tramite il quale accedere ai servizi della pubblica amministrazione, introdotto nel marzo 2016 e che il governo Meloni sembra ora intenzionato a mettere in discussione, a favore della carta d’identità digitale (CIE). Sul fronte bancario, nel giugno 2021 Banca Widiba è stato il primo istituto di credito a dare la possibilità di aprire un conto corrente con lo SPID, in partnership con l’autorità di certificazione InfoCert.
Attualmente è in via di sperimentazione il progetto di ecosistema per una identità finanziaria di Politecnico di Milano, PwC, Fabrick e studio legale BonelliErede. Anche questo progetto fa leva sullo SPID, dato che in fase di registrazione, l’utente indica quale banca detiene i suoi dati e aggiunge lo SPID e le sue informazioni certificate.
Nel frattempo, un consorzio di sei Paesi (Italia inclusa), banche e aziende tecnologiche sta sviluppando un digital identity wallet paneuropeo, al fine di unificare l’ID digitale in Europa. Il wallet sostanzialmente è una app con protezione biometrica, che una volta pronta consentirà ai cittadini europei di autenticare il proprio documento d’identità, di usufruire di servizi pubblici e privati e di archiviare dati digitali sensibili in un unico luogo.
Il wallet dell’identità digitale dell’UE integrerà altre iniziative, tra cui i pagamenti internazionali, le iniziative di pagamento europee e l’euro digitale (una Central Bank Digital Currency, o CBDC).