Abilitare l’accesso ai cosiddetti “dati alternativi” a tutti i soggetti che operano sui mercati finanziari. È questa la mission di FinScience, startup fintech milanese nata da poco più di sei mesi, che ha recentemente chiuso un round di investimento da un milione di euro. Ha sviluppato una piattaforma di “alternative data” che permette di acquisire, ordinare e interpretare grandi quantità di dati digitali da fonti diverse (social network, blog, siti specializzati e influencer) con l’obiettivo di sviluppare analisi finanziarie e orientare gli investimenti.
Che cosa fa e a chi si rivolge FinScience
Più nel dettaglio, nel mare magnum di informazioni che circolano in rete, il software realizzato da FinScience agisce come un selezionatore di fatti rilevanti, a cui associa la produzione di indicatori di sintesi, da utilizzare a supporto delle decisioni di investimento dei clienti. Inoltre, grazie a un meccanismo di analisi incrociata di dati, è in grado di suggerire all’utente il monitoraggio di argomenti digitali a elevato impatto finanziario.
Alessandro Arrigo, General Manager di FinScience
«FinScience non prende decisioni di investimento – spiega a Economyup Alessandro Arrigo, general manager di FinScience, ma si posiziona come provider di informazioni. A chi ci rivolgiamo? Ad aziende quotate o in fase di quotazione, banche d’investimento, assicurazioni, fondi pensione, ma anche singoli investitori privati».
A tenere in mano le redini della startup sono tre ex manager di Google. Fabrizio Milano D’Aragona, fondatore e attuale CEO, ha lavorato per sette anni a Google Italia, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile del settore retail, fashion e local. Assieme a lui Mauro Arte, co-founder e business developer, che nella sede italiana di Big G si è occupato del settore Media & Entertainment, divenendo anche capo della divisione You Tube Italia. Altro ex Google è Claudio Zamboni (co-founder) per diversi anni Industry Leader per i settori Telco ed Entertainment di Big G in Italia. (In questa intervista rilasciata a EconomyUp nel 2014 Zamboni già spiega come utilizzare i Big Data nell’editoria, contenuti in un certo senso visionari per quel momento e in quel contesto)
L’impatto degli “Alternative Data”
Il mercato degli “alternative data” sembra aver già catturato l’attenzione degli investitori da tempo. Tanto che, un anno fa, un report di Tabb Group stimava intorno ai 200 milioni di dollari il valore di questa tipologia di dati, con la previsione che nel giro di cinque anni sarebbe cresciuto del 50%. Il report, inoltre, spiegava come l’implementazione di miliardi di sensori, in grado di monitorare qualsiasi tipo di dispositivo, aumenterà in maniera significativa la quantità e la qualità dei dati che viene reso disponibile per l’analisi. Più di recente Forbes ha riportato il caso di Sentieo, startup in grado di prevedere la crescita degli abbonati di Netflix, proprio attraverso l’analisi degli “alternativa data”. Senza dimenticare i casi di successo di startup come Dataminr (che fino ad oggi ha raccolto 180 milioni di dollari di investimenti) oltre alla più conosciuta Foursquare (oltre 200 milioni di dollari di investimenti dalla sua fondazione ad oggi).
Gli investitori e il futuro della società
Guardando questi numeri si intuisce quanto sia ancora lunga la strada per una reatà giovane come FinScience. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, allora in futuro la barca capitanata da Milano D’Aragona potrebbe navigare con il vento in poppa. Anche perché a scommettere sul progetto – attraverso il milione di euro di cui sopra – sono stati investitori che vantano decenni di esperienza nel settore finanziario. Tra gli “angeli” a supporto di FinScience ci sono: Giuseppe Galimberti, un passato come manager in Jp Morgan, Morgan Stanley, Deutsche Bank e UBS; Ugo Pastori Managing Partner di Weisstor SA (società di consulenza aziendale svizzera) ed ex CEO del fondo di hedge fund Thalia; Massimo Prelz Oltramonti nel programma di venture capital di Olivetti dal 1981, ed ex Managing Director del fondo di private equity Advent International; oltre a Nicola Colla e Fabio Nalucci co-fondatori della piattaforma di innovazione bolognese Gellify.
«Con i capitali appena raccolti potenzieremo la parte di ricerca e sviluppo – conclude Alessandro Arrigo – e affronteremo la fase di go to market. Nel frattempo guardiamo già al futuro: abbiamo avviato una nuova fase di fundraising e stiamo discutendo con alcuni investitori istituzionali».