Quanto investono i fondi di venture capital europei nelle startup del fashion? Poco. Almeno stando a quello che dicono i dati raccolti dallo Europen Venture Capital Report, realizzato da Dealroom, secondo cui – negli ultimi dodici mesi – gli investimenti in giovani imprese innovative in questo settore ammontano a circa 761 milioni di euro (spalmati su 110 operazioni). Di questi ben 421 sono stati investiti solo nel secondo trimestre del 2017. L’ammontare complessivo posiziona il comparto di moda e lusso al settimo posto (su 20) della classifica della ricerca, dietro a industry più quotate come food (1,2 miliardi), healthcare (2,3 miliardi), fintech (2,8 miliardi) ed enterprise software (che domina con 3,8 miliardi).
Cifre che potremmo definire “nane”, se rapportate all’andamento degli investimenti effettuati negli Stati Uniti nello stesso settore. Secondo un’analisi del Sole 24 Ore, su dati forniti da CB Insights le prime 44 startup del fashion avrebbero raccolto dai fondi di venture capital circa 1,5 miliardi di dollari in 130 operazioni di investimento. Insomma per le startup del vecchio continente è notte fonda.
E l’Italia? Qual è lo stato di salute delle nostre startup, in uno dei settori fiore all’occhiello del Made in Italy? Stando ai numeri, non se la passano bene. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Startup hi-tech del Politecnico di Milano, gli investimenti in ambito fashion-tech nel 2016 hanno raggiunto la quota irrisoria di 7 milioni di euro. A ricevere capitale fresco dagli investitori sono state:
Armadio Verde (1,3 milioni di euro)
Martha’s Cottage (500mila euro)
Orange Fiber (importo sconosciuto)
Sconto digitale (importo sconosciuto)
Eppure, in Italia, le iniziative nei confronti delle startup settore moda non mancano. Una tra le più significative del momento è My Startup Funding Program, la call4ideas lanciata da Piquadro, che punta a promuovere l’innovazione delle migliori idee di business nell’area tecnologica applicata all’industria della valigeria e della moda. Il concorso mette in palio 100mila euro, oltre a un periodo di accelerazione in Silicon Valley, e fa parte di un percorso di open innovation che l’azienda di bolognese porta avanti da tempo. Il termine per iscriversi al contest è il 31 ottobre e le iscrizioni vanno effettuate tramite la piattaforma “My Startup Funding Program”.
A spiegare il senso di questo contest è stato il fondatore di Piquadro Marco Palmieri, in una recente intervista a Economyup: «dalle startup che selezioneremo grazie a questo programma mi aspetto una vera e propria contaminazione distruttiva. Che sia in grado di portare innovazione a partire da processi lontani dai nostri. È così, secondo me, che si mette in pratica il concetto di innovazione aperta».
Fino ad oggi le candidature per partecipare a My Startup Funding Program sono circa sessanta: per la maggior provenienti dall’Italia (80% circa), Spagna, Germania e Russia per la restante parte. «Quel che offriamo – continua Palmieri – non è solo sostegno finanziario (100mila euro in palio, ndr) ma anche supporto industriale e tutoring, oltre a mettere a disposizione delle startup la nostra capacità prototipale».
L’iter della call prevede, entro fine anno, una giornata-evento per l’assegnazione del premio. Le 5 startup più promettenti e che meglio rispondono agli obiettivi del programma saranno invitate alla finale e avranno 10 minuti di tempo per spiegare e motivare la propria idea di business di fronte alla stampa, a una platea qualificata e alla giuria che decreterà il vincitore.
E sul perché le startup del fashion italiane ricevano pochi investimenti, Marco Palmieri un’idea se l’è fatta: «Oggi gli startupper sono troppo concentrati sulla capitalizzazione, pensano sempre al prossimo round di investimento e poco all’idea. Lo startupper non è un mestiere, è un insieme di passione, competenze, messa a punto dell’idea che si sviluppano a lungo nel tempo. Oggi invece vedo troppa attenzione alla finanza».