Up: «Quelle 17 banche girate prima di trovare i soldi per la nostra startup»

Andrea Pirisi e Alessandro Beretta di Underground Power, la società che ha sviluppato un sistema per trasformare il traffico in energia, raccontano il loro rocambolesco percorso per reperire fondi e ottenere il finanziamento bancario record (1 milione da Unicredit) per una nuova impresa innovativa

Pubblicato il 04 Mar 2015

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EconomyUpTv - Intervista ad Andrea Pirisi e Alessandro Beretta (Underground Power)

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Di banche ne hanno girate diciassette. A ognuna chiedevano, business plan alla mano, un finanziamento per sviluppare il loro prodotto e crescere. Proponevano in cambio la copertura offerta dal Fondo di Garanzia alle startup innovative (80% dell’importo) oppure garanzie immobiliari. Ma niente. Solo la diciottesima, il Credito Valtellinese, ha prestato loro 750 mila euro.

E senza saperlo, aveva finanziato la nuova impresa che pochi mesi dopo avrebbe ricevuto il finanziamento più alto, coperto dal Fondo, per una startup innovativa: 1 milione di euro, erogato da Unicredit. La startup in questione è Up (Underground Power), che ha ideato Lybra, un rallentatore stradale simile a un dosso che recupera l’energia cinetica sprecata dalle auto in frenata e la trasforma in energia elettrica. Il dispositivo ha trovato la sua prima applicazione nel 2014 presso il centro commerciale Auchan di Rescaldina (Mi), dove ora l’energia generata dai veicoli in arrivo è sfruttata per illuminare i negozi e far girare gli impianti.

Up, ecco la startup che “ruba” energia alle auto (e ha preso 1 milione da Unicredit)

“Per il 2015 abbiamo in programma altre due installazioni”, dice il co-fondatore e ceo Andrea Pirisi, ingegnere di 35 anni. “Ci sono Comuni del Nord Italia interessati a ospitarla. Quanto all’acquirente, vorremmo che fosse un’azienda elettrica, o comunque attiva nel settore dell’energia, e che al contempo entrasse come socio nell’aumento di capitale che faremo a breve”.

Insomma, la maturità finanziaria è nella natura di quest’azienda, che ha la sua sede operativa a Paderno Dugnano (Mi) e in cui lavorano 16 persone. Il percorso dei fondatori – oltre a Pirisi ci sono Massimiliano Nosenzo, Andrea Corneo e Riccardo Zich – per raccogliere capitali inizia a fine 2008 con il progetto che precede Lybra: una boa capace di generare energia dal movimento delle onde.

I founder di Up, costituita come società nel 2012, vanno in cerca di finanziatori per la loro idea, di cui avevano già realizzato un prototipo in scala. Contattano a Parigi Alessio Beverina, referente dei progetti clean tech per il venture capital Sofinnova, ma la risposta è positiva solo a metà. “Secondo lui il team e la tecnologia erano interessanti”, racconta Pirisi. “Ma aveva remore perché i costi per andare sul mercato erano troppo elevati”. Così, gli propongono un’applicazione alternativa: Lybra, appunto.

Beverina, convinto dalla “carta di riserva”, non li finanzia direttamente ma li mette in contatto con alcuni investitori milanesi. Da lì, inizia il tour dei potenziali finanziatori. Arrivano segnali di interesse ma anche critiche, sia al business plan che al prodotto. “È stata la cosa migliore che ci potesse capitare. Prendevamo spunto da ogni feedback negativo per migliorare Lybra”, ricorda Pirisi.

La startup comincia ad autofinanziarsi mettendo 185 mila euro proprie. Tra 2010 e 2012 vince premi e ottiene investimenti: 62 mila euro in due contest tra Monza e Trentino, 136 mila euro dalla provincia di Trento, un roadshow europeo e un tour in Silicon Valley con Mind the Bridge organizzato nell’ambito di Intesa Sanpaolo Startup Initiative. Nel 2012, mentre i media iniziano a parlare di Lybra (arrivata oggi alla versione 6), Up organizza una conferenza stampa dimostrativa in un autodromo.

Tra i presenti c’è anche un dirigente del centro commerciale Auchan, che nel giro di un anno diventa appunto il primo cliente. Nel 2013 arrivano il primo (375 mila euro) e il secondo aumento di capitale (400 mila). Nello stesso anno Up si mette anche in cerca di credito bancario con la copertura del Fondo di Garanzia. L’idea però non piace molto alle banche, all’inizio scettiche rispetto alla garanzia statale e non troppo interessate neanche alle garanzie immobiliari dei soci.

Dopo diciassette tentativi a vuoto, la prima a dire sì è appunto il Credito Valtellinese, che però preferisce non ricorrere al Fondo. Segue, nella primavera 2014, un altro finanziamento di 400 mila euro (non coperto dal Fondo) da parte del Banco di Desio, e quindi, in estate, il finanziamento-record di UniCredit.

“Avevamo contattato Confindustria Monza e Brianza per sapere se c’erano banche interessate a concedere finanziamenti e in quello stesso periodo UniCredit si era rivolta a loro chiedendole di suggerire startup virtuose”. Ora, anticipa Pirisi, è in arrivo un altro finanziamento garantito dal Fondo. Ma bocche cucite sulla banca pronta a prestare il denaro. “L’importo sarà simile al finanziamento di UniCredit”. Nuovo record in vista?

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