La storia

Un matematico, un musicista e un developer: così nasce Nami Lab, la startup che trova gli accordi delle canzoni

Mattia Bergomi e Simone Geravini si sono conosciuti insegnando musica. A loro si è unito Vincenzo Picariello per creare l’app Yalp che individua la struttura armonica dei brani. Il primo finanziamento (250mila euro) dai fondatori di Sorgenia

Pubblicato il 19 Ago 2016

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Simone Geravini, cofounder e ceo di Nami Lab (Yalp)

Per fare certe cose ci vuole orecchio, cantava il compianto Enzo Jannacci. Così come ci vuole un orecchio sopraffino, con anni di studi musicali alle spalle, per riconoscere gli accordi di una canzone solo ascoltandola. E chi invece questa dote non ce l’ha? Per loro c’è l’invenzione di una startup milanese-brianzola fondata da un musicista, un matematico e un programmatore: Nami Lab, che nel febbraio 2016 ha lanciato Yalp (play al contrario), un’app che riesce a individuare la struttura armonica di un brano musicale attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale basato sulle reti neurali.

I COFONDATORI
I fondatori di questa giovane società sono: Simone Geravini, 35 anni, chitarrista esperto di informatica, con un master di gestione aziendale alla business school del Politecnico di Milano in tasca e un lavoro in un’azienda che si occupa di sistemi di pagamento digitali; Mattia Bergomi, 30 anni, matematico, ricercatore in una fondazione attiva nell’ambito delle neuroscienze, anche lui musicista; Vincenzo Picariello, 37 anni, programmatore “che scrive continuamente righe di codice”, come racconta a EconomyUp il suo socio Simone.

UNA SCUOLA DI MUSICA, UNA CENA E UN “PIVOT”: COSÌ È NATA YALP
I primi due si sono conosciuti insegnando musica in una scuola. Con il terzo, galeotta fu una cena organizzata da un amico. Il percorso comune inizia nel 2012, quando i tre pensano di lanciare un marketplace per chi produce video e musica. Idea efficace? Anche in questo caso, ci è voluto orecchio per capire che forse si poteva inventare qualcosa di meglio. È in questo momento che viene in mente il progetto di insegnare a un computer a trascrivere gli accordi musicali delle canzoni partendo da un file audio. Facendo il più classico dei “pivot”, i ragazzi concentrano tutte le loro energie su Yalp.

COME FUNZIONA L’APP
L’app (che per il momento è solo su web ma entro fine anno sarà anche disponibile per dispositivi mobili) estrae l’audio mp3 di un brano partendo dal video Youtube e fa una serie di “fotografie”, frame per frame, alle frequenze audio. “A quel punto, il sistema – spiega Geravini, che è anche il ceo della startup – confronta queste foto con un database di accordi presente all’interno della macchina ed è in grado di dire quanto la fotografia assomiglia a un do maggiore o a un altro accordo: alla fine, l’output è il simbolo anglosassone (C, D, E… e non do, re, mi…, ndr), dell’accordo da suonare”.

Il musicista o il semplice appassionato che vuole sapere l’armonia di una canzone non deve quindi far altro che inserire sulla app l’indirizzo web del video

Mattia Bergomi, cofounder di Nami Lab (Yalp)

Youtube del brano e il sistema provvederà ad analizzare il file audio, a individuare gli accordi e a mostrarli in sincro con il ritmo della canzone stessa. “Al momento la nostra tecnologia – afferma il ceo, che quest’anno come musicista ha partecipato alla mega-esibizione musicale Rockin’ 1000 allo stadio Manuzzi di Cesena – al momento ha un grado di approssimazione intorno all’85% e l’obiettivo è quello di arrivare ad algoritmi con una percentuale di correttezza delle trascrizioni pari al 95%: quasi la perfezione. I nostri competitor a livello mondiale – una società israeliana e una olandese – hanno a nostro parere un livello di fedeltà delle trascrizioni meno elevato”.

250MILA EURO PER CRESCERE DAI FONDATORI DI SORGENIA
Il progetto ha già ottenuto l’interesse di alcuni investitori. A febbraio 2016, appena costituita, Nami Lab ha infatti chiuso un deal di 250mila euro con Geode Group (Massimo Orlandi, Riccardo Bani, Egidio Ricciuti, fondatori di Sorgenia). “Sono tre imprenditori – dice Geravini – che si sono occupati di energia ma che qualche anno fa hanno iniziato a focalizzarsi anche su altri ambiti. Vedendo il nostro interesse per l’intelligenza artificiale, da applicare soprattutto in ambiti creativi, per il machine learning e le reti neurali, hanno deciso di scommettere su di noi. Anche perché in Italia, al momento, siamo in pochi a occuparci di questi temi. Non a caso, stiamo già pensando anche a progetti diversi da Yalp. Per ora, tra l’altro, siamo anche autosufficienti finanziariamente e non stiamo cercando nuovi investimenti anche perché tutti continuiamo a fare anche il nostro lavoro precedente e possiamo tenere sotto controllo i costi”.

Un'immagine della web app Yalp.io

BIG IN JAPAN
La versione beta di Yalp ha avuto riscontri anche in termini di utenza. Il prodotto è utilizzato in Italia ma anche all’estero: Usa, Regno Unito, Germania e soprattutto Giappone, da dove arriva circa l’80% del traffico. “Perché questo successo a Tokyo e dintorni? Ci siamo dati alcune possibili risposte: primo, i

Vincenzo Picariello, cofounder di Nami Lab (Yalp)

giapponesi ricevono fin da bambini un’impostazione musicale molto più elevata di quella che riceviamo noi e quindi sono più interessati a strumenti che li aiutino a suonare; secondo, abbiamo ricevuto un paio di recensioni positive su un blog molto seguito che ci ha portato moltissimo traffico”.

I NUMERI
Da quando è attiva, la web app ha analizzato più di 20mila brani, ognuno dei quali resta a disposizione online per tutti. L’obiettivo è di arrivare a un database di 1 milione di canzoni analizzate entro fine 2017.

NON C’È COPYRIGHT SUGLI ACCORDI
Un vantaggio su cui può contare Nami Lab è che il loro sistema non rischia di incappare in problemi legati al copyright perché mentre la melodia e le parole di una canzone sono soggette ai diritti d’autore, la struttura armonica – ovvero l’insieme degli accordi – non può essere messa sotto tutela. D’altronde, se ci fosse stato il copyright sul “giro di do” o sulle altre sequenze di accordi su cui si basano la maggior parte delle canzoni pop, adesso molto probabilmente la storia della musica sarebbe diversa. “Quanto ai file audio, sono sui server di Youtube, quindi non è una responsabilità nostra”, aggiunge Geravini. Anche per questo motivo, i tre founder sono convinti che il sistema sia particolarmente scalabile e possa crescere rapidamente. Nonostante non ci sia ancora un business model preciso. “Per il momento, lavoriamo per far crescere il traffico: per il futuro, abbiamo un po’ di idee in mente per monetizzare in modo adeguato la community dei musicisti che si sta formando intorno a Yalp”.

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