Smart City, come una multinazionale dell’IT può aiutare a trasformare le città italiane

Cisco Italia sta stringendo accordi con Comuni e Regioni per fornire banda ultralarga, reti energetiche efficienti e sicurezza a 360 gradi, lavorando a fianco di tlc e multiutility. “Vogliamo fecondare il territorio con modelli innovativi replicabili ovunque” dice Fabio Florio, Business Development Manager Smart City

Pubblicato il 05 Dic 2017

smartsmart

Una smart city è una città dove i collegamenti via Internet sono ultraveloci, l’energia e il gas vengono erogati in modo efficiente e dove i cittadini sono al sicuro, non solo navigando online ma nella vita di tutti i giorni: è alla creazione di questo tipo di città che Cisco sta dando il suo contributo. Passo dopo passo, progetto dopo progetto, la multinazionale statunitense dell’informatica sta lavorando in Italia fianco a fianco con tlc, società di energia e gas, multiutility e amministrazioni locali per rafforzare la digitalizzazione delle infrastrutture e dei servizi. Lo spiega a EconomyUp Fabio Florio, Business Development Manager Smart City e Country Digitization Acceleration Leader di Cisco Italia. “Diverse pubbliche amministrazioni  – dice Florio parlando in particolare dei progetti Smart City della multinazionale IT in Italia – sono attualmente in difficoltà economica, ma allo stesso tempo devono rispondere a una cittadinanza sempre più esigente che chiede il miglioramento dei servizi. Grazie al digitale questo è possibile. Perciò noi di Cisco Italia abbiamo stretto accordi con regioni e città italiane: vogliamo ‘fecondare’ il territorio con soluzioni ed esperienze che possano funzionare”.

Fabio Florio, responsabile dei progetti Smart City e del piano Digitaliani di Cisco in Italia
Partiamo dalle infrastrutture per l’ultrabroadband. Come vi state muovendo?
Collaboriamo con le pubbliche amministrazioni per portare la banda ultralarga ai cittadini. Stanno partendo una serie di progetti. Un esempio è l’accordo con il Comune di Perugia, siglato a dicembre 2016, per sviluppare progetti incentrati su smart city, startup, industria 4.0 e formazione. In particolare l’iniziativa punta alla creazione di nuovi servizi digitali per i tutti i cittadini usando video e interazione online e sulla possibilità di una didattica da remoto per consentire agli studenti di seguire le lezioni via Internet. Il Comune umbro si è comportato in modo illuminato e ha convinto Open Fiber a portare l’ultrafibra a casa dei cittadini. Noi li abbiamo aiutati a fornire un insieme di contenuti. Perché il tema è sempre quello: lo faccio ma poi a cosa mi serve, quali servizi posso portare a beneficio della comunità? Investo ma qual è il ritorno? Gli incentivi statali hanno aperto la strada e ora ci si rende che una rete ultrabroadband dà la possibilità di usufruire di tanti servizi. Generalmente è il video a richiedere più banda, e questo apre a varie opportunità: penso per esempio, nella sanità, alla diagnostica da remoto.

La banda ultralarga sarà fondamentale anche per l’Industria 4.0?
Non solo: sarà sempre più necessaria per l’Impresa 4.0. Industria 4.0 vuol dire intervenire all’interno della fabbrica per migliorare i processi automatizzandoli e rendendoli totalmente digitalizzati e interconessi. L’Impresa 4.0 guarda al di fuori dalla fabbrica, pensa alla relazione con i clienti. Subentrano necessità di connettività e banda ultralarga perché la relazione con il cliente potrebbe essere anche in modalità video. Modalità che può servire, per esempio, anche per la manutenzione da svolgere all’interno di una fabbrica: potrebbe essere fatta da remoto via video, facendo risparmiare l’azienda. Questo succede quando si guarda fuori.

Altre infrastrutture cruciali per una città sono quelle dell’energia e del gas. Come state contribuendo alla loro evoluzione?
Per quanto riguarda l’energia è sempre più necessario riuscire a immagazzinarla e incanalarla meglio. Come Cisco stiamo lavorando molto sulle smart grid per far sì che questo rete di informazione e distribuzione elettrica diventi sempre più intelligente. Il principale accordo che abbiamo stretto in questo settore è con Enel:  un protocollo di intesa firmato a luglio scorso per sviluppare soluzioni digitali innovative nel settore energetico. L’obiettivo è sfruttare al meglio tutte le potenzialità delle tecnologie di telecomunicazione, di sicurezza informatica e dell’Internet delle Cose per creare nuovi servizi ed una smart grid ancora più sicura, intelligente e affidabile. In questo contesto Enel ci ha chiesto di aiutarla a imparare: così abbiamo organizzato corsi di aggiornamento alle nuove tecnologie per il personale. Con la digitalizzazione, si sa, sta emergendo una carenza di competenze. E uno dei punti chiave del piano Digitaliani di Cisco per la digitalizzazione del Paese è proprio l’education. Per quanto riguarda il gas, stiamo facendo un lavoro analogo a quello per l’energia: le reti hanno bisogno di sensoristica, una manutenzione migliore, servizi digitali che snelliscano i processi. La sensoristica, tra l’altro, è importante per gestire i rifiuti: consente per esempio di capire quando un cassonetto è pieno oppure no, e di inviare il camion sul posto solo nel primo caso. Ne deriva un miglior servizio per i cittadini, perché ci sono meno mezzi che circolano e il cassonetto è svuotato con periodica precisione. C’è molto Internet of Things dentro tutte queste cose. Ma noi diciamo: attenzione alla sicurezza. I nostri progetti partono tutti con architettura di sicurezza. Perché se l’Iot non è protetto diventa una porta di ingresso per chi vuole danneggiare le reti.

È partendo da questo presupposto che avete lanciato di recente “Safer Milan”?
Esattamente. Safer Milan è un progetto di sperimentazione a 360 gradi per rendere il capoluogo lombardo sempre più “intelligente” e sicuro grazie alle nuove tecnologie e per favorire innovazione e attività di formazione nel settore della cybersecurity. Ma si riferisce alla sicurezza in generale. Realizzeremo un centro che consentirà di aggregare tutte le informazioni per la sicurezza di chi abita a Milano: monitoraggio del traffico, ambientale e idrogeologico (per esempio le esondazioni del Seveso), videosorveglianza. Il cittadino vuole una città più sicura sotto tutti i profili. La tempistica? Entro 18 mesi dovremmo portare a termine la sperimentazione completa.

Qual è il segreto per realizzare autentiche Smart city in Italia?
È importante, da noi come in altre parti del mondo, adottare un approccio non solo top down, partendo dagli accordi con il governo, i ministeri, l’Agid e varie altre istituzioni, ma serve molto anche un approccio bottom up. Partire dal basso per capire quali sono le esigenze primarie. È il motivo per cui stiamo lavorando sui servizi digitali al cittadino, che consentono di migliorare la sua qualità di vita e allo stesso tempo di ridurre i costi dei servizi. Per questo per noi è importante l’attività con le PA. Il nostro intento è stringere accordi che ci abilitino a lavorare con queste PA e ci permettano di creare casi d’uso replicabili. Dal Friuli a Palermo, da Perugia fino a Milano, il nostro intento è realizzare qualcosa di innovativo, che aiuti il Comune o la Regione a lanciare un servizio, poi poterlo replicare altrove. Questo è il nostro modello e sta funzionando. C’è grande collaborazione con le PA e stiamo uscendo dal classico modello del progetto pilota che poi muore. Noi facciamo proof of concept.

Eppure ci sono diverse aree del Paese che sono rimaste indietro sul fronte della digitalizzazione. Cosa fare per ridurre il gap?
Continuare ad aiutare le PA, spiegare loro come devono cambiare i processi, condividere le esperienze. Se riusciamo ad attuare il progetto di sicurezza integrata a Milano possiamo successivamente spiegarlo e proporlo anche a una città tecnologicamente meno avanzata. Così, dando una mano a qualcuno, riusciamo a dare una mano a tutti.

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