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Energie rinnovabili, Green Energy Storage fa il record italiano nel crowdfunding

Con l’Università di Harvard, il team ha sviluppato un sistema di accumulo organico basato sul chinone, molecola presente nel rabarbaro, che ha raccolto 1 milione di euro da 300 finanziatori sulla piattaforma Mamacrowd. Così l’energia può essere usata con flessibilità, senza problemi di programmabilità e riducendo i costi

Pubblicato il 29 Set 2017

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Le energie rinnovabili piacciono alla folla di investitori su Internet. Green Energy Storage, che ha sviluppato un sistema di accumulo organico per le energie rinnovabili, ha battuto il record italiano di adesioni sulla piattaforma di crowdfunding Mamacrowd, raccogliendo 1.000.000 di euro con oltre 300 adesioni.

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A maggio scorso, quando Green energy storage è partita con la raccolta su Mamacrowd, in soli 55 minuti ha raggiunto 250mila euro e in meno di 10 ore l’obiettivo stabilito di 500 mila euro.

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Con un accordo in esclusiva per l’Europa con l’Università di Harvard, Green Energy Storage ha sviluppato un sistema di accumulo organico per le energie rinnovabili basato sul chinone, molecola presente nel rabarbaro ed in altre piante, e che si può produrre anche in via sintetica. I sistemi di accumulo progettati da Green Energy Storage fanno sì che l’energia prodotta da fonti rinnovabili possa essere utilizzata con flessibilità, risolvendo la non programmabilità di queste fonti e riducendo i costi. Le batterie fluide prodotte da Green Energy Storage sono diverse dalle batterie tradizionali basate sul litio: infatti sono utilizzate su impianti di grande scala, hanno costi minori, standard di sicurezza maggiori ed hanno un impatto minimo sull’ambiente.

Il team, guidato da Salvatore Pinto, è composto da manager e imprenditori con esperienza trentennale e si avvale di un comitato scientifico composto da professori di Università di Harvard, Università di Roma Tor Vergata e Fondazione Bruno Kessler, oltre che del lavoro di 15 ricercatori. A Tor Vergata è presente un laboratorio, in cui è stato inizialmente replicato l’esperimento di Harvard e si conducono oggi i test su scala di 1 Watt e si testano le nuove chimiche ed il funzionamento di elettrodi e membrane in continua collaborazione con i laboratori presenti in Fondazione Bruno Kessler.

Green Energy Storage ha raccolto anche finanziamenti dall’Unione Europea, grazie al bando di Horizon 2020; ha siglato accordi di test con Sorgenia e Romande Energie e partnership per lo sviluppo del prodotto con Industrie De Nora, leader mondiale nella produzione degli elettrodi.

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