Decreto Lavoro

Una pezza sulla ruota bucata di un’auto pronta per lo sfascio

Gli incentivi decisi dal governo rischiano di favorire lo sviluppo di lavoratori despecializzati. Dietro sembra esserci la visione di un popolo largamente impiegato nelle fabbriche. Ma le nostre industrie devono essere altre: dal turismo alle green technogies, dal design alle nanotecnologie

Pubblicato il 01 Lug 2013

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Una pezza sulla ruota bucata di un’auto pronta per lo sfascio. Capisco l’emergenza sociale, ma il Decreto Lavoro si occupa solo di rimpolpare la classe operaia favorendo l’assunzione di quelli che diventeranno lavoratori despecializzati.

In realtà abbiamo drammaticamente bisogno di un approccio opposto: dobbiamo tracciare una visione futura dell’intero sistema dell’economia italiana, di definire un’economia sostenibile e fondata sulle nostre peculiarità e sul ruolo che riteniamo di poter avere nel Mondo, per poi agire di conseguenza sul piano legislativo.

La politica italiana sembra ancora legata alla visione di un popolo largamente impiegato in fabbriche di automobili ed industrie siderurgiche, una versione povera e malandata del modello tedesco.

Mentre le nostre industrie trainanti, su cui non avremmo concorrenza, dovrebbero essere ben altre: Turismo, Enogastronomia, Design e Servizi alla Persona, unite a comparti avanzatissimi della ricerca come le Life Sciences, tutte le Green Technologies e le Energie Rinnovabili, le Nanotecnologie, fino ad Avionica e Difesa. L’Italia ha bisogno di essere ridisegnata intorno a questi comparti.

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