Dopo l’annuncio del ritorno in Italia di Diego Piacentini come Commissario per l’Italia Digitale, come sempre accade nel nostro Paese, si sono create le opposte fazioni. La logica degli opposti schieramenti impedisce quasi sempre un’analisi e confronto utile. La lettura “amici dei miei amici o nemici dei miei nemici, sono miei amici” sembra sempre la più importante e la prevalente.
Personalmente anche io, come altri, ritengo che non sia una buona cosa che un incarico di questo tipo sia svolto a titolo gratuito perché questo mi fa tornare al Senato del Regno d’Italia ed alla Camera dei Lord Inglesi ovvero a sistemi nei quali il censo permette o meno di accedere ad una carica; in una società democratica e libera deve contare il merito, la professionalità, la selezione attraverso metodi trasparenti ed aperti o l’elezione per essere chiamati a coprire un incarico e non avere o meno la possibilità materiale di rinunciare al reddito. E poi non ci sono pasti gratis nel mondo della professione, qui non si tratta di fare i medici volontari in zona di guerra, si tratta di svolgere un incarico professionale difficile ed impegnativo. Libero eventualmente Piacentini di devolvere il suo compenso in beneficienza ma l’assenza di compenso non è un buon modo di procedere.
Nel caso di Piacentini la professionalità non è in discussione ma mantenere l’incarico in Amazon prendendo un sabbatico biennale gratuito part time a mio parere è un modo sbagliato di cominciare. Nel caso di un incarico pubblico di grande responsabilità ed impegno io credo che i cittadini abbiano il diritto di sapere che è stato scelto il migliore per il lavoro da svolgere e che si possa e debba pretendere un impegno a tempo pieno. Un manager del profilo di Piacentini deve comunque ricevere adeguate deleghe e poteri ed essere pagato per i risultati, così potrebbe applicare le competenze acquisite in società come Apple ed Amazon (i manager non si ringraziano si premiano se raggiungono e superano gli obiettivi concordati).
Tra gli osservatori del digitale non sfuggirà infine che Piacentini ha lavorato in due delle quattro imprese americane che dominano il digitale e che costituiscono l’acronimo AGAF (anche menzionato come AGFA) ovvero Apple, Google, Amazon e Facebook. Di queste Amazon è una di quelle che sono considerate avere dei problemi anche in prospettiva e se è certo che tutte le previsioni sono fatte per essere smentite non è nemmeno da pensare che i prossimi anni siano di navigazione tranquilla per Amazon. Molto meglio quindi sarebbe stato se Piacentini si fosse dimesso da Amazon anche perché il Governo Italiano nei prossimi mesi dovrà lavorare con i suoi partner dell’Unione Europea perché le grandi multinazionali del digitale USA paghino le tasse in Europa. Le polemiche sull’accordo fiscale in Italia di Apple riportate dai quotidiani USA ci ricordano quanto questo dossier sia delicato.
L’amicizia strategica che ci lega agli USA non deve far dimenticare che sempre di concorrenza ed interessi nazionali si parla e la antica vicenda Olivetti dovrebbe ricordarci che l’amico americano è certo tale ma sa fare benissimo i propri interessi preferendoci clienti che fornitori, e sta a noi essere competitivi e non passivi. Non si può servire in due eserciti anche se tra loro alleati, la fedeltà si può giurare ad una sola bandiera.
Discussi i motivi di perplessità ed i timori che vi siano le premesse di futuri problemi, non posso però che concludere con delle note di speranza e degli auspici positivi. Gli startupper e gli imprenditori italiani possono solo augurarsi che Piacentini arrivi, comprenda al meglio la situazione, verifichi di avere le deleghe ed i poteri necessari e poi come Cortes bruci la sua nave di ritorno ad Amazon e si dedichi completamente all’Italia.
Personalmente invito Diego Piacentini ad incontrare la community Italiana dell’innovazione e far leva sulla sua credibilità e network negli USA perché in Italia aprano fondi USA tra i migliori. Non posso chiedere che investa in startup italiane perché configurerebbe problemi di conflitto d’interesse ma gli chiedo di far venire gli investitori USA in Italia. Con l’ambasciatore USA in Italia, John R. Phillips, ho parlato di strategia delle due portaerei, una Italiana per fare atterrare le nostre imprese startup negli USA ed una USA per fare arrivare in Italia imprese e capitali USA per fare dell’Italia la loro piattaforma verso l’Europa. Diego Piacentini può aiutare a realizzare questa strategia ed io mi auguro vorrà farlo.