Se fino all’anno scorso molti di noi avrebbero pensato che il panorama di startup più florido fosse quello britannico, e nello specifico quello londinese, è arrivato il momento di ricredersi, e volgere lo sguardo un po’ più a nordest. Dall’anno scorso l’Olanda ha spesso fatto parlare di sé negli ambienti degli investitori, poiché ha dato inizio ad un programma a livello nazionale per promuovere il copioso numero di startup presenti sul territorio, sia esse olandesi di origine o insediate in qualche tipo di incubatore o acceleratore. Un Paese piccolo, densamente popolato, dove tradizione e tecnologia vivono a stretto contatto, dove la presenza di aziende multinazionali e una politica di tassazione e investimenti particolarmente vantaggiose, hanno creato un ecosistema perfetto dove le startup riescono a proliferare in gran numero.
A tutto questo ha anche contribuito il supporto significativo di un volto noto della famosa Agenda Digitale, della Commissione Europea, Neelie Kroes, che ha sponsorizzato, già dal Gennaio 2015, l’iniziativa di Startup Delta. Questa iniziativa pubblico-privata ha come mission il promuovere le startup insediate in Olanda e aiutarle a scalare. Infatti aprendo il loro web, la prima cosa che salta all’occhio è il messaggio chiaro e diretto “Imagine an entire country working together to achieve a single goal: Create a space where entrepreneurs stand up, start up then scale up” [che liberamente tradotto: Immaginate un intero paese che lavora assieme per raggiungere uno stesso obiettivo: creare uno spazio dove gli imprenditori emergano, e le startup possano scalare]. Dalla figura presa appunto dal sito web di Startup Delta si vede anche chiaramente come sono dislocate le startup per aree tematiche, e aree geografiche.
[fonte Startup Delta]
Ma assieme a questa iniziativa ce ne sono altre che stanno aiutando l’ecosistema delle startup a emergere, a farsi notare, e soprattutto ad andare a presentarsi ad aziende, investitori, e possibili partners industriali e commerciali. Tra le tante possiamo citare Startup Amsterdam, gestito da Iamsterdam, che si presenta come una community di startup che conta circa 1143 aziende, 138 investitori e 58 diversi servizi. In questo caso i numeri parlano da soli, quindi non credo ci sia bisogno di altri commenti, ed è anche chiaro come l’ecosistema della capitale sia particolarmente vivo.
Molto interessante è anche il modello dello Startupbootcamp HighTechXL, recentemente introdotto anche in Italia (relativamente al settore food), che nel caso specifico olandese ha sede nell’High Tech Campus di Eindhoven, chiamato non a caso lo “smartest square kilometer”, ovvero il chilometro quadrato più smart dell’Olanda. Questa location, oltre ad essere l’ex centro ricerche della Philips, vede insediate più di 130 aziende, tra le quali spiccano i nomi di importanti players nel settore dell’elettronica (NXP, ASML, Texas Instruments, ecc.).
A livello universitario, uno dei più longevi incubatori (attivo da 10 anni) è lo YES!Delft, iniziativa dell’Università di Delft che, da solo, ha dato vita a più di 160 imprese, delle quali il 90% sono ad oggi ancora attive. Quando ho avuto il piacere di visitarlo, qualche mese addietro, sono rimasto decisamente impressionato dalla piccola “walk of fame” dove ci sono una serie di teche con le innovazioni più promettenti delle startup insediate, ma certamente l’atmosfera che si respira è di un posto giovane, innovativo, aperto alle iniziative personali e soprattutto dove “yes we can!” non è solo un motto accattivante.
Un’ultima iniziativa che vorrei citare, e sulla quale mi dilungherò, è il Launchpad Meetups. Il launchpad è un tipico strumento utilizzato appunto per promuovere le startup, e questo evento non è da meno ma con una interessante differenza. L’organizzazione contatta le aziende proponendo un format standard che si articola in vari pitch delle startup selezionate accuratamente secondo i bisogni dell’azienda ospite, e finendo con un evento di networking affinché i partecipanti possano poi parlare con le varie startup intervenute. Aprendo il loro sito si vedono nomi di ospiti di tutto riguardo, dalla Disney, alla TomTom, passando per Philips, Oracle e KLM.
Come anticipavo, questo modello è certamente quello su cui mi piacerebbe spendere qualche parola in più, avendolo direttamente sperimentato e trovandolo molto orientato al più tipico modello del crowdsourcing. In questo caso premetto che il crowdsourcing non è fatto su larga scala come generalmente lo si intende, ma certamente su una community limitata di startup, ovvero quelle associate all’organizzazione. Perché parlo di crowdsourcing? Quello che succede in pratica è che l’azienda ospite ha il privilegio di lanciare una “challenge”, ovvero una call per delle startup che possano rispondere ad un bisogno specifico dell’azienda, e in questo modo l’organizzazione chiede alle proprie associate se sono in grado con le loro tecnologie di rispondere a detto bisogno. Dopodiché l’organizzazione presenta un numero specifico di startup all’azienda, che ha la possibilità di selezionare quelle che sono di maggior interesse e infine invitarle all’evento finale. Quest’ultimo consiste in un incontro generalmente di una giornata in cui le startup hanno degli slot assegnati per fare dei pitch agli invitati dell’azienda, partecipanti che in genere spaziano dai grandi capi, agli innovation managers, fino ad eventuali persone tecniche che lavorano su progetti di innovazione. Alla fine di ogni pitch, le startup possono rispondere a delle domande, che sono generalmente molto mirate e potenzialmente “ostili”, proprio per capire quanto la startup sia pronta ad un eventuale scale up. Questo favorisce da una parte le startup che possono entrare in contatto diretto con diverse figure professionali dislocate in diversi dipartimenti o settori del business dell’azienda ospite, e dall’altro l’azienda che riesce a raccogliere un numero di startup strettamente legate alle loro esigenze strategiche, ottimizzando notevolmente il tempo degli invitati e proponendo contenuti strettamente legati ai differenti ruoli dei partecipanti.
Questa breve carrellata di esempi funzionanti, di successo, e certamente molto efficaci, ha fatto anche sì che quest’anno Amsterdam fosse dichiarata la capitale più innovativa d’Europa, e questo è certamente un riconoscimento importante visti anche i tempi con cui l’Olanda si è affermata sul panorama Europeo, e non solo.
* Adriano La Vopa è Innovation Strategist di Innoventually, one-stop source per l’assistenza nella creazione, gestione, protezione, promozione, valorizzazione e monetizzazione delle soluzioni innovative.