TECNOLOGIA SOLIDALE

“Smartphone vietati ai minori? Un errore educativo”: la parola al giovane CEO di una startup



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Eugenio Russo, 19 anni, spiega perché servono dialogo, ascolto, spazi formativi e fiducia reciproca, non divieti che scaricano responsabilità sugli strumenti. Da due anni guida Conthackto, startup non profit che ha creato una rete attiva di ragazzi e ragazze protagonisti di cambiamenti concreti nei loro territori, nelle scuole e nelle comunità locali

Pubblicato il 28 mar 2025

Antonio Palmieri

Fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido



Eugenio Russo
Eugenio Russo, CEO di Konthackto

Eugenio, il tuo post di domenica scorsa su Linkedin, una lettera aperta in risposta alla richiesta di Paolo Crepet di vietare gli smartphone ai minori di 18, mi ha colpito, sia per gli argomenti, sia per il fatto che tu hai 19 anni. 

Perché ritieni che la demonizzazione della tecnologia sia un approccio sbagliato?
“Ho 19 anni eppure vedo da tempo che la demonizzazione della tecnologia è un vecchio riflesso, che si ripete ciclicamente. Lo smartphone non è Satana, è semplicemente uno strumento. Vietarlo fino ai 18 anni sarebbe come proibire i libri perché qualcuno legge solo gossip. Il problema reale è che demonizzare la tecnologia serve spesso a scaricare responsabilità educative. È molto più comodo dire “il problema è lo smartphone” piuttosto che ammettere “non sappiamo più educare al suo utilizzo corretto”.

La fragilità non nasce da uno schermo, ma da contesti educativi poveri di senso, relazioni autentiche e fiducia reciproca

Quindi tu non attribuisci alla tecnologia la colpa della fragilità delle nuove generazioni…
“In molti parlano e scrivono di “generazione di fragili”, ma nessuno si chiede chi li ha cresciuti, questi giovani fragili. Sono gli stessi adulti che ora vogliono vietare tutto, che spesso non ascoltano, che non offrono spazi reali di confronto e libertà. La fragilità non nasce da uno schermo, ma da contesti educativi poveri di senso, relazioni autentiche e fiducia reciproca. Lo smartphone è, al massimo, un sintomo, non la causa.

Però il meccanismo di funzionamento dei social e delle piattaforme punta sulle debolezze e sulle fragilità di noi esseri umani o, mettendola meno in negativo, su alcuni aspetti del nostro “funzionamento” per continuare a catturare la nostra attenzione e avere i nostri dati.
“Proprio a capire questo serve l’educazione. Affermazioni come “vietiamo gli smartphone fino ai 18 anni” fanno sicuramente audience nei talk show, ma non costruiscono soluzioni concrete. La vera questione non è togliere lo smartphone dalle mani dei ragazzi, ma insegnare loro a utilizzarlo in modo sano, equilibrato e critico. E poi c’è un paradosso: se impediamo l’uso fino ai 18 anni, cosa facciamo dopo? Un corso accelerato di “uso consapevole” il giorno del diciottesimo compleanno? L’educazione è un processo graduale, non un evento”

Eugenio Russo, finora però non abbiamo detto chi sei e che cosa fai. Tu sei il CEO di Conthackto eppure, come già detto, hai solo 19 anni…
“Sono nato nel 2005, sono romano, attualmente sono iscritto al primo anno della European School of Economics (ESE). Conthackto nasce nel 2019…”

…Ma sei anni fa eri un bambino…
“…bambino è un po’ esagerato, ero un ragazzo da sempre curioso, spinto da un grande desiderio di capire, di conoscere, di usare bene la tecnologia. In realtà Conthackto è stata fondata da Chiara Schettino e da un gruppo di decine e decine di ragazzi che si sono ritrovati in Silicon Valley dopo aver partecipato e vinto un Hackathon. Loro mi hanno affidato il futuro di Conthackto due anni fa e da quel giorno abbiamo trasformato quello che faceva Conthackto portandola completamente offline, con l’obiettivo di orientare sempre più giovani” 

Siamo un movimento di giovani verso il mondo dell’intraprendenza e con l’obiettivo di portare sempre più giovani fuori dalla loro comfort zone ed esplorare cosa ci aspetta dal futuro

Ok, capito, così torna meglio. Però per affidarti questo ruolo avrai avuto un percorso alle spalle. 
Sono stato fin da piccolo molto interessato ai temi legati all’innovazione, alle startup e a tutto ciò che che era legato alla tecnologia, avevo già fatto qualche esperienza in una startup legata ai temi di sostenibilità e nella mia scuola superiore ho organizzato tanti eventi appassionandomi all’orientamento e alla formazione, con l’obiettivo di abbattere quanto più possibile le barriere tra studenti e docenti 

Che cosa fate, in concreto?
“Siamo una realtà non profit, un team di under 25, un laboratorio di idee e progetti che uniscono creatività, inclusione e impatto sociale. Abbiamo lavorato con Bocconi 4 Innovation, Canva, LinkedIn (Social Impact), H-Farm College, Binario F di Meta. Ogni anno incontriamo  10mila giovani in tutte le scuole. Creiamo eventi dedicati all’innovazione sostenibile, hackathon, talk. Siamo un movimento di giovani verso il mondo dell’intraprendenza e con l’obiettivo di portare sempre più giovani fuori dalla loro comfort zone ed esplorare cosa ci aspetta dal futuro.”

Insomma, siete giovani che vogliono attivare i giovani…
“Vogliamo attivare le nuove generazioni, vogliamo tirar fuori tanti giovani dal tunnel dei Neet. C’è molto disorientamento, incertezza sugli sbocchi possibili. Noi vogliamo superare queste criticità. Per questo offriamo percorsi formativi innovativi, esperienze coinvolgenti e dinamiche. Vogliamo supportare i ragazzi nella scoperta di sé, esplorando orizzonti e interessi per trovare la propria strada. Siamo giovani da tutta Italia, ci mettiamo in gioco per costruirci un presente e un futuro migliore, conoscendoci tra noi e conoscendo il mondo che ci circonda”

Come sta in piedi la vostra realtà? Gli eventi che voi organizzate hanno un costo…
“La nostra realtà si regge principalmente grazie a partnership con aziende, enti pubblici e istituzioni che credono nei giovani e vogliono investire sul loro futuro. Gli eventi che organizziamo prevedono sì dei costi, ma non ricadono mai direttamente sui partecipanti. Riusciamo a renderli gratuiti per i ragazzi e le ragazze grazie ai nostri partner, che supportano economicamente e logisticamente le nostre iniziative, permettendoci così di garantire l’accesso a esperienze formative di alto livello a prescindere dalle possibilità economiche di ciascuno. È proprio grazie a queste collaborazioni che riusciamo a mantenere sostenibile la nostra attività e a continuare a generare impatto.”

Che risultati avete ottenuto finora?
“Abbiamo creato una rete attiva di ragazzi e ragazze che oggi sono protagonisti di cambiamenti concreti nei loro territori, nelle scuole e nelle comunità locali, dimostrando che investire sui giovani genera risultati tangibili e duraturi. Vedere partecipanti che tornano nei loro contesti con nuove idee, maggiore consapevolezza e desiderio di incidere positivamente sulla società rappresenta per noi il risultato più importante.”

Abbiamo bisogno di “padri” e “madri” che credano in noi, che vogliano ascoltarci e dialogare con noi

Come vi ponete rispetto al mondo degli adulti? Vi sentite in contrapposizione? “Non siamo in competizione con gli adulti, anzi li vorremmo al nostro fianco, in un proficuo rapporto tra noi e loro. Abbiamo bisogno di “padri” e “madri” che credano in noi, che vogliano ascoltarci e dialogare con noi”

Il tema del rapporto tra le generazioni è un grande tema. Noi della Fondazione Pensiero Solido lo stiamo mettendo a fuoco con il progetto Economia Circolare delle Competenze. Vogliamo attivare un dialogo fecondo tra le generazioni.
“Ho letto i tuoi interventi e Conthackto sarà presente al Festival dell’Economia Circolare delle Competenze che farete il 9 e 10 maggio a Parco Center a Milano. Ci saremo perché mancano luoghi nei quali noi giovani possiamo trovare adulti disposti all’ascolto e al dialogo reciproco. Per questo dico che il vero danno per noi giovani non viene dallo smartphone in sé, ma dalla mancanza di fiducia, di ascolto autentico, di spazi dove possiamo crescere sentendoci liberi di sbagliare, riflettere, discutere e sviluppare pensiero critico.”

In sostanza stai dicendo che dire vietiamo lo smartphone è solo un altro modo per dire ai ragazzi, uso le tue parole, “non siete in grado, non ci fidiamo di voi”. “Esattamente. Parlare solo dei ragazzi che abusano dello smartphone è come giudicare un’intera generazione basandosi su due video virali su TikTok. La realtà è molto più sfumata e positiva: ogni giorno incontriamo giovani che usano la tecnologia per imparare, per esprimersi creativamente, per attivarsi nel sociale, per creare connessioni significative. Fare i profeti di sventura impedisce di vedere questa realtà più complessa e spesso sorprendente. Dovete fidarvi dei giovani e dare loro la possibilità di dimostrare che sanno essere più responsabili di quanto spesso immaginiamo.”

Con me su questo punto sfondi una porta aperta. Questo blog è nato dieci anni fa anche con questo intento…
“Lo so, ti seguo da allora…”

…questo è un po’ esagerato ma mi lusinga…
“Va bene, in realtà ti seguo in Linkedin da un paio di anni…però era un modo per dirti che condivido questo approccio costruttivo. Dovremmo creare contesti in cui adulti e giovani possano confrontarsi sulle opportunità e i rischi della tecnologia, senza pregiudizi o allarmismi e ragionare non solo di tecnologie. Servono spazi educativi e di confronto, formali e informali.”

Totalmente d’accordo. Si parte dal dialogo e dalla comprensione reciproca. Ne ragioneremo tutti insieme venerdì 9 maggio pomeriggio e sabato 10 maggio mattina al Festival dell’Economia Circolare delle Competenze.

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