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Sergio Marchionne, il cambiamento che può avviare la sua scomparsa

Il CEO di FCA è uscito di scena in un periodo particolare della storia d’Italia, con un potenziale emotivo e simbolico che potrebbe essere di stimolo per il Paese. Il manager ha rappresentato coraggio, competenza, senso del dovere e della responsabilità. In Fiat e non solo

Pubblicato il 27 Lug 2018

SERGIO MARCHIONNE (Sergio Oliverio)

“Il ritorno al principio è spesso determinato dalla semplice virtù di un uomo. Il suo esempio ha una tale influenza che gli uomini buoni desiderano imitarlo e quelli cattivi si vergognano di condurre una vita contraria al suo esempio”                                                                                                                               Niccolò Machiavelli citato da Sergio Marchionne

L’improvvisa scomparsa di Sergio Marchionne è avvenuta in un periodo particolare della storia d’Italia e credo abbia il potenziale emotivo e simbolico di poter avviare un necessario momento di svolta, di cambiamento. Sergio Marchionne in questi anni ha rappresentato il coraggio, la competenza, il senso del dovere e della responsabilità.

Immigrato Italiano in Canada è stato capace di unire all’amore per l’Italia, per l’umanesimo e la creatività quel rigore e pragmatismo anglosassone che costituiscono la cifra migliore di una cultura riassunta da Max Weber nel celebre “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” in cui si identifica nel lavoro come valore in sé l’essenza del capitalismo. Sergio Marchionne è un “eroe di due mondi” ma in Italia ha trovato anche incomprensione ed ostilità perché la cultura della società italiana mantiene forti componenti di ostilità al capitalismo, all’impresa, al merito. Componenti di ostilità, perché non è vero che questa sia la cultura dominante anche se purtroppo le radici culturali dell’impresa in Italia sono state attaccate dallo statalismo di matrice fascista e comunista.

SERGIO MARCHIONNE E IL CAPITALISMO

Sergio Marchionne non era l’esponente del capitalismo senza limiti, ne era un critico che ne riconosceva limiti e pericoli, ma allo stesso tempo ne riconosceva i pregi. L’intervento del 2007 al convegno della rivista «L’Industria» è una testimonianza importante. “Lo sviluppo di un’impresa non è solo una questione di tecnologia o di risorse finanziarie. È prima di tutto una questione di cultura. Le nostre imprese hanno bisogno di abbracciare la sfida del nuovo e pensare al futuro come a una grande opportunità. Hanno bisogno di un contesto trasparente e altamente competitivo. Hanno bisogno di vivere la cultura del cambiamento come una necessità. Di misurarsi ogni giorno sul merito, di fondare le proprie radici sui valori della concorrenza e del mercato. Quello che ogni Paese può fare è garantire che questa partita si giochi alla pari, che le opportunità siano le stesse offerte ad altre imprese in altri Paesi. In Italia non sempre queste condizioni sono così facili da trovare.”

SERGIO MARCHIONNE E LA FIAT

Le vicende di questi quattordici anni alla guida del Gruppo Fiat hanno visto Sergio Marchionne protagonista della “liberazione” della Fiat dai vincoli della relazione “speciale” con lo Stato (per capire leggere il libro di Giorgio Garuzzo, “Fiat i segreti di un epoca” dal modello Confindustriale , da una cultura aziendale inquinata da anni di focalizzazione sul mercato “domestico” Italiano dove Fiat è stata un oligopolista dominante con quote di mercato molto elevate fino all’apertura del mercato per effetto degli accordi dell’Unione Europea. Ricordiamo che “Nel’56 Fiat aveva il 90,9 della quota di mercato in Italia, con il solo marchio Fiat. Nel ’69 con Fiat e Autobianchi aveva il 66,8%, nell’82 con anche Lancia e Ferrari, il 52,9%, nel ’92 con anche Alfa Romeo, il 44,5%, mentre nel 2002 con anche Macerati, solo 30,3%: esattamente un terzo di quello che aveva nel ‘56. Il marchio Fiat ebbe nel 2002 una quota del 22,4%, meno di un quarto di quella del 1956

SERGIO MARCHIONNE FRA FILOSOFIA E FINANZA

Sergio Marchionne non è stato un alieno sceso nel pianeta Italia, e la sua storia si lega idealmente ad un altro Italiano anomalo non abbastanza noto e celebrato ma assolutamente da conoscere, un cittadino dell’antica Ragusa di Dalmazia (attuale Dubrovnik in Croazia). Si tratta di Benedetto Cotrugli, autore nel 1458 del “Libro de l’arte de la mercatura”. Il legame con Sergio Marchionne dal proemio in cui scrive “Proprio sul più bello dei miei studi filosofici, fui rapito dallo studio e posto a fare il mercante …” e quindi “(la mercatura) è il vero motore del mondo ed è quindi la più nobile delle arti: perché è l’unico mezzo universale in grado di garantire, in ogni tempo ed ogni luogo ciò che abbisogna all’umanità.” ed ancora più avanti “Ma subito mi accorsi che il mondo della mercatura è affollato di gente ignorante e sregolata, che agisce senza misura, senza ordine, senza legge – e abusa delle leggi -, così riducendo la più nobile delle arti a barzelletta e turpiloquio, a un mondo di infedeltà ed inganni, di spergiuri e scorrettezze, privo di modestia e di serietà, che non conosce doveri di umanità”. La competenza in contabilità e finanza di Sergio Marchionne, laureato in filosofia, si unisce idealmente a quella di Cotrugli che dagli studi di filosofia arriva ad essere storicamente – e prima del frate Luca Pacioli – il primo a descrivere compiutamente il metodo della tenuta contabile con la partita doppia.

SERGIO MARCHIONNE E LA FERRARI

Ma è anche con Enzo Ferrari e con l’amato pilota canadese della Ferrari, Gilles Villeneuve, che a mio avviso si trova un ideale legame con Sergio Marchionne e mi piace pensare che in cielo siano insieme felici. Perché Enzo Ferrari? Perché hanno condiviso la passione e l’impegno, perché di entrambi si può dire che sono stati “agitatori di uomini” secondo la definizione di Ferrari stesso. Hanno scritto di Enzo Ferrari che “era scortese, al lavoro era un despota, eppure sotto a quella scorza dura si nascondeva una dolcezza del tutto imprevista tanto che una volta entrati nella sua orbita, nessuno voleva più uscirne”[5]. In questi giorni i ricordi dei collaboratori diretti di Sergio Marchionne non si discostano molto. Perché Gilles Villeneuve? Certamente non tanto per il legame tra Canada ed Italia, quanto invece per il tratto timido nel privato che lo univa anche Ferrari, unito a quella assoluta passione e “ferocia” nel lavoro – per Gilles quello di pilota professionista – che non accettava vincoli, e metteva la fantasia nel cercare soluzioni “impossibili”, con tutto il talento ed il coraggio. Sergio Marchionne aveva una grande passione e rispetto per la Ferrari e l’ha guidata con la quotazione in Borsa ad assicurarsi un futuro con la capacità di effettuare i necessari investimenti per rimanere leader, ha fatto rivivere il legame storico tra Alfa Romeo e Ferrari ricostruito e rinnovato (con l’operazione Sauber-Alfa Romeo), ha dato fiducia agli ingegneri Italiani con la costituzione del team tecnico Italiano in Formula Uno guidato da Mattia Binotto che ha sviluppato le vincente SF70H (2017) e SF71H (2018). Enzo Ferrari “ogni volta gli veniva chiesto quale delle sue bellissime automobili fosse la preferita, rispondeva invariabilmente che sarebbe stata la prossima” così come “.”la vittoria più bella deve ancora arrivare”, così Sergio Marchionne diceva che “successo non è mai permanente, ma va conquistato ogni giorno”.

In un momento così particolare della storia Italiana la scomparsa di Sergio Marchionne ci porta a riscoprire quanto da lui realizzato e le parole che hanno accompagnato il suo impegno. Perché è certo che in Marchionne come diceva Camillo Olivetti si poteva osservare che “la luce della verità risplende soltanto negli atti e non nelle parole”. Sempre dall’intervento del 2007 al convegno della rivista «L’Industria» ecco le sue parole “Come dice Mel Gibson nel film Braveheart: «Gli uomini non seguono gli uomini. Gli uomini seguono il coraggio». E forse dobbiamo dare ragione a un teorico politico molto frainteso — Niccolò Machiavelli — che circa 600 anni fa disse: «Il ritorno al principio è spesso determinato dalla semplice virtù di un uomo. Il suo esempio ha una tale influenza che gli uomini buoni desiderano imitarlo e quelli cattivi si vergognano di condurre una vita contraria al suo esempio».

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Marco Bicocchi Pichi
Marco Bicocchi Pichi

Managing Director di Management3 strategy consulting, è Business Angel and Startup Entrepreneur. Siede nel board di Nextome and Condomani. È stato presidente di Italia Startup dal 2015 al giugno 2018.

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