Che Londra sia la capitale indiscussa d’Europa nel settore tecnologico è ormai un dato di fatto e la sua corsa verso i livelli della Silicon Valley sembra essere inarrestabile. Fino a settembre di quest’anno, la City ha ottenuto 1,6 miliardi di dollari di investimenti in venture capital, eclissando i già ottimi risultati dello scorso anno (1,3 miliardi di dollari in tutto il 2014) e segnando un record di dieci volte superiore alle cifre del 2010.
In soli cinque anni, Londra è stata capace di affermarsi come hub tecnologico e diventare il fiore all’occhiello della corona per gli investimenti nel tech. Le società con sede nella capitale britannica, infatti, si sono accaparrate il 75 per cento degli investimenti in venture capital di tutta l’isola (pari a 2,2 miliardi di dollari in questi 9 mesi). Stando alle stime diffuse da London & Partners, l’agenzia ufficiale di promozione e investimenti di Londra fondata dal sindaco Boris Johnson, il fintech è il settore che attrae maggiori investimenti (554 milioni di dollari in 9 mesi, superandodi parecchio i 487 milioni di dollari ottenuti in tutto lo scorso anno). In crescita anche l’ecommerce, soprattutto negli ultimi tre mesi: quattro società, Deliveroo, MADE.com, Secret Escapes e Prodigy Finance hanno racimolato il 50 per cento del totale raccolto a Londra in questo trimestre.
Se una città è in grado di creare un ecosistema e attrarre investimenti da tutto il mondo, inevitabilmente diventa il luogo ideale per fondare una nuova impresa. Tra il 2014 e il 2015, London & Partners ha aiutato circa 270 società e startup a stabilirsi a Londra, il 40 per cento delle quali appartenenti al settore tech. Un flusso di denaro e nuovi business che ha generato circa 5000 posti di lavoro. Secondo un’altra ricerca di EY, dal 2005 al 2014, ci sono stati ben mille progetti tecnologici di investimento provenienti da tutto il mondo, ben superiori ai 381 di Parigi, sebbene sia considerata una città “attraente” in Europa. E le imprese tecnologiche potrebbero sfiorare il tetto di 51.500 entro il 2025, stando ai rapporti di Oxford Economics.
Ma non è soltanto l’opportunità di trovarsi in uno dei principali centri finanziari del mondo e avere facile accesso a un network di conoscenze rilevanti nel settore tech a far diventare Londra la città nella quale tutti vorrebbero vivere. Così come per tutti i brand, anche la capitale inglese ha lavorato sulla sua identity, facendo una brillante operazione di marketing. Nell’immaginario collettivo, oggi Londra non è più la città grigia, uggiosa e con pessimo cibo descritta da Charles Dickens e tanti altri scrittori. Al contrario, è una metropoli multiculturale, che offre mille stimoli, nella quale è possibile trovare eventi di ogni genere, cibo da tutto il mondo per ogni palato, le migliori università, una vibrante scena culturale, dove si parla la lingua della finanza e del business. Un’atmosfera vivace e contemporanea che riesce a far passare in secondo piano l’assenza di sole e l’elevato costo della vita. È quello che raccontano ogni giorno i giornali, le tv e social media di tutto il mondo. Quanto di questo sarà vero? Non importa, ciò che conta è farlo credere. Governo e l’Autorità della Grande Londra (il Comune per intenderci) hanno costruito pezzo dopo pezzo la nuova brand identity, puntando anche sulla riqualificazione delle periferie, sui nuovi piani urbanistici, sul miglioramento dei trasporti e, da ultimo, sull’idea di città sostenibile. L’ultima trovata di Boris Johnson? Creare una green Tech City, incentivando progetti eco-sostenibili per il centro tech della città.
Questo ha reso Londra il “sogno” per i professionisti di tutto il mondo, tanto che ad oggi accoglie più sviluppatori software di qualsiasi altra città. Sarà proprio la disponibilità ad accogliere ed integrare talenti internazionali il segreto della crescita accelerata del suo prestigio nel mondo tech? Reclutare i migliori professionisti del globo significa diventare competitivi su scala mondiale, essere sempre all’avanguardia nelle novità e un passo in avanti rispetto ad altre realtà chiuse. Per questo motivo, le provocatorie dichiarazioni del ministro dell’Interno, Theresa May, che vorrebbe limitare il flusso di lavoratori nel Regno Unito sono destinate a rimanere isolate. La gran parte degli esponenti di spicco della classe imprenditoriale sono del parere contrario e sostengono che è proprio la libertà di accesso a garantire competitività in tutti i mercati. Lo ha detto chiaramente Russ Shaw, fondatore di Tech London Advocates e ambasciatore tech del sindaco di Londra, sottolineando che “se le società inglesi continueranno ad attrarre investimenti potranno di conseguenza assumere i migliori talenti del mondo. Se non si pensa ad integrare seriamente gli studenti stranieri, si avrà un impatto negativo sulla capacità di attrarre professionisti qualificati e costruire una nuova classe internazionale di imprenditori. È uno sbaglio rimandarli a casa”.
Come gli esperti di marketing raccomandano la brand identity va continuamente alimentata per rafforzare la relazione emozionale con il consumatore. Aspettiamo, quindi, di vedere quali saranno le prossime mosse della City. Stay tuned, come dicono gli inglesi.