Abbiamo accennato allo scouting tecnologico nell’articolo dello scorso settembre, quando abbiamo parlato di come il trasferimento di tecnologie sia in realtà uno degli approcci del paradigma dell’open innovation. Oggi vorremmo approfondire il concetto poiché abbiamo anticipato nello scorso articolo che avremmo iniziato a definire alcuni processi generali per muovere i primi passi nella gestione di un progetto di innovazione aperta.
Lo scouting tecnologico è una pratica molto ben conosciuta e diffusa, e in genere molte aziende ricercano tecnologie per migliorare i propri prodotti o servizi, e per innovare appunto. In genere la ricerca di nuove tecnologie segue un processo ben definito e iterativo, poiché si basa su cicli successivi di selezione e validazione delle tecnologie identificate. Questo permette di filtrare quanto trovato e renderlo il più aderente possibile alla necessità dell’azienda. Potremmo addirittura fare un parallelo con il cosiddetto innovation funnel, che viene utilizzato in qualsiasi discussione che riguardi l’innovazione.
Il secondo passo è quello della ricerca delle tecnologie. Durante questa fase dovranno mettersi in moto tutte le tecniche tipiche dello scouting tecnologico, e soprattutto dovranno essere utilizzate quelle figure, gli scout appunto, che avranno il compito di identificare le tecnologie e portarle all’attenzione dell’azienda per poi avviare il processo iterativo di selezione. Si badi bene che scout non si nasce, ma lo si diventa, e soprattutto ci sono delle tecniche specifiche per aiutare a creare le giuste capabilities, e a sviluppare determinati skills che uno scout deve necessariamente avere per poter essere efficace ed efficiente nella ricerca.
Il terzo passo è quello della selezione. La selezione prevede che si utilizzino appunto i criteri definiti inizialmente, e soprattutto che venga coinvolto un team multidisciplinare, ovvero capace di analizzare diversi aspetti tecnici e non, della tecnologia.
Come si potrà notare ricerca e selezione è la parte di processo iterativa, ovvero è necessario poter affrontare almeno due, se non tre, iter per identificare le tecnologie, e le relative aziende che dovranno poi lavorare con noi per poterci aiutare nell’adozione della tecnologia nel nostro prodotto. Questo iter non necessariamente produrrà dei risultati, perché è possibile che l’azienda non trovi ciò che cerca, o che ciò che sta cercando non sia ancora disponibile sul mercato, o non sia ancora stato inventato. Pertanto suggeriamo di definire anticipatamente quanti iter siano necessari, in modo da avere dei cicli brevi di verifica e capire chiaramente se si sta seguendo la strada giusta.
Il quarto passo prevede che una volta identificate le tecnologie adeguate (ad esempio le tre migliori) si crei una connessione. Ovvero l’azienda deve approcciare il proprietario della tecnologia (altra aziende, università, inventori) e iniziare le discussioni per poter fare le giuste verifiche, e idealmente creare un prototipo o un dimostratore, per capire quanto sia fattibile l’adottare la tecnologia.
Come anticipato, nella fase di assessment, o verifica, è necessario fare i dovuti studi di fattibilità e capire quanto effettivamente sia possibile utilizzare la tecnologia nel proprio prodotto o servizio. Definita quale sia la fattibilità, si procederà alla fase di adozione, che in realtà darà il via al vero e proprio processo (e progetto) di sviluppo del nuovo prodotto.
Da questa breve descrizione delle fasi successive relative al processo di scouting di nuove tecnologie, qui particolarmente generalizzato, è evidente come questo sia molto orientato a “guardare” all’esterno dell’azienda. Infatti nella ricerca delle tecnologie in genere gli scouts scandagliano tutte le fonti a loro disposizione, e interpellano i propri networks, e sono tutti certamente esterni all’azienda. Nella fase di contatto, verifica e adozione, invece, si dà inizio a una vera e propria collaborazione con chi detiene, o ha sviluppato, la tecnologia selezionata. Quindi tutto rientra nel paradigma dell’innovazione aperta, e pertanto ben si sposa con il fatto che l’innovazione stia diventando sempre più collaborativa e affidata a ecosistemi di aziende, centri di ricerca e istituzioni.
Ci preme sottolineare ancora una volta l’importanza di organizzare e standardizzare i processi, anche se semplici come quello sopra descritto, in maniera che chiunque in azienda voglia seguirli abbia dei riferimenti precisi, degli strumenti, dei tasks chiari e sappia cosa produrre come documentazione. Non ci stancheremo mai di dirlo, creare un processo significa essere chiari, trasparenti e parlare la stessa lingua in azienda, e questo è alla base di qualsiasi processo collaborativo.