Mercoledì scorso sono tornato ad Atessa (nel cuore del distretto industriale della Val di Sangro in Abruzzo) per la chiusura della prima edizione del programma di intrapreneurship di Pelliconi.
Ci ero stato a fine settembre in occasione del lancio del programma. Se allora avevo trovato prevalente curiosità, la settimana scorsa ho trovato entusiasmo e concretezza. Ma ricapitoliamo gli eventi.
Chi vince in un programma di intrapreneurship
Per la prima edizione del programma avevamo volutamente identificato delle challenge ampie (come aumentare la sostenibilità dei prodotti e processi? Come rendere la giornata lavorativa più efficace e motivante?) per cercare di favorire una ampia partecipazione.
Non pensavamo tuttavia che 130 persone (di cui la metà provenienti dalla produzione) decidessero di accogliere la sfida dell’intrapreneurship. Su una popolazione aziendale di 600 persone sono numeri decisamente importanti, il doppio di programmi simili gestiti da aziende di maggiori dimensioni.
Posto che non ci sono vincitori in un programma di intrapreneurship (i vincitori sono i dipendenti di Pelliconi che hanno accettato la sfida di mettersi in gioco e hanno fatto tutti un percorso di formazione sul campo sui temi dell’imprenditorialità e dell’innovazione, oggi più che mai centrali), i programmi sono costruiti per filtrare progressivamente le idee con maggiore potenziale.
Come costruire un programma di intrapreneurship
Il programma di Pelliconi è stato costruito su due principali “stage & gate”:
- Il primo ha filtrato 18 progetti che sono passati in fase di “pre-solidificazione” dove hanno avuto accesso a training specifico.
- Il secondo ha individuato i 6 progetti che hanno ricevuto mentoring personalizzato da parte degli Scaling Managers di Mind the Bridge e hanno presentato al pitching day finale ad Atessa.
I 2 progetti selezionati per entrare nel Venture Studio di Mind the Bridge a San Francisco sono quelli più disruptive (uno riguarda l’uso di polimeri magnetici nei tappi a corona, l’altro lo sviluppo di edible packaging). Gli altri quattro riguardano innovazioni più legate al core business (linea pilota di imbottigliamento per migliorare i processi di progettazione e omologazione di nuovi prodotti, valorizzazione degli scarti derivanti dal processo di produzione del tappo corona, recupero dei composti per un’industria a “KM Zero”, l’utilizzo di e-CMR per snellire i processi logistici in modo sostenibile).
7 fattori di successo di un programma di imprenditorialità
Cosa ha funzionato in questo programma? Credo siano stati dati i giusti messaggi, accompagnati da fatti (incentivi) consistenti. Su questo fronte Pelliconi ha fatto un gran lavoro.
- Ha mostrato pieno commitment fin dal primo momento (con la presenza dell’AD Marco Checchi e del Direttore Generale Pierluigi Garuti ad entrambi gli eventi di lancio così come al pitching finale).
- Ha permesso a tutti i dipendenti di poter partecipare al programma, fermando gli impianti durante gli eventi di lancio (che non è poca cosa per chi produce oltre 70 milioni di tappi al giorno) e dando tempo (ore lavorative) per poter lavorare ai progetti dalla fase di Solidification in poi.
- Ha fornito feedback individuali a tutte i progetti che non hanno passato le fasi successive.
- Ha dato strumenti (training, mentoring, supporto specifico) ai progetti selezionati.
- Ha nominato “Innovation Champions” i 25 promotori dei 6 progetti arrivati alla selezione finale, creando così un team di persone abilitate all’innovazione e aprendo per questi potenzialità di carriera e crescita professionale.
- Ha deciso di portare due progetti per un periodo di incubazione (Venture Studio) a San Francisco. Sta valutando di implementare almeno due idee con l’impegno di riconoscere una quota del valore creato agli originatori.
Quindi un chiaro top level buy-in, non solo a parole ma accompagnato da investimenti significativi.
Gli outcome immediati sono senso di appartenenza e motivazione (“ci siamo sentiti ascoltati” hanno detto in tanti ad Alessandro Pornaro, il People and Organization Developer dell’azienda), relazioni (stimolando progetti fatti da più persone di unità diverse si sono create occasioni di “interazione tra colleghi” che di solito non avvengono) e formazione (“abbiamo avuto l’occasione di imparare tante cose”).
On top un serbatoio di idee interessanti con potenzialità di adozione ed innovazione. Il futuro è in mano a chi crede nelle proprie persone.