TECNOLOGIA SOLIDALE

Quando la tecnologia aiuta i quartieri a rimanere vivi

Serena Bonetti racconta la startup Takelocal. “Abbiamo creato un nuovo modello di consegna a domicilio, più vicino alle esigenze dei clienti, dei ristoratori e di coloro che fanno le consegne. Genera valore economico ma anche impatto sociale, proponendo un modello di digitalizzazione sostenibile ed efficiente”

Pubblicato il 09 Giu 2023

MILANO Isola

Non tutti sono convinti che fare business possa anche essere un modo per migliorare il mondo…alcuni (molti, sempre di più?) invece la pensano così.

Ne ho visti e incontrati tanti giovedì 8 giugno, alla sessione estiva di “Business meets Social Innovation”, organizzata a Milano da Social Innovation Teams. Giovani di tutte le età si sono scambiati idee, progetti, realizzazioni fatte da imprese e startup che uniscono profitto e impatto sociale.

“Una bella iniziativa, totalmente affine a quello che noi facciamo con Takelocal, mi dice Serena Bonetti, fondatrice e amministratore delegato di questa startup, nata a Milano nel 2021.

Takelocal, un modello di digitalizzazione sostenibile

Serena, in che senso l’iniziativa di Social Innovation Teams è affine all’attività di Takelocal?
“Perché noi siamo nati per dare risposta a un problema – i modelli attuali di digitalizzazione per i ristoratori e le botteghe di quartiere non sono sostenibili e non rispondono adeguatamente alle loro necessità – e la nostra risposta genera valore economico ma anche impatto sociale, proponendo un modello di digitalizzazione sostenibile ed efficiente.”

Una spiegazione promettente, anche se in puro linguaggio aziendale/startapparo. Vediamo di capire meglio in che modo funziona?
“Lo dico in italiano “normale”. Abbiamo creato un nuovo modello di consegna a domicilio, più vicino alle esigenze dei clienti, dei ristoratori e di coloro che fanno le consegne. Siamo una vivace comunità di ristoranti e piccoli negozi nata nei quartieri milanesi di Isola, Nolo e Porta Venezia.”

Così è molto più chiaro…
“Bene, allora proseguo. Di solito le grandi piattaforme chiedono una percentuale cospicua, che erode i guadagni dei ristoratori, i quali peraltro con questo sistema non controllano la gestione degli ordini e il rapporto con i clienti…”

L’interesse per le proposte di quartiere

…Mentre per il singolo ristorante farsi una propria app o un sito con un e-commerce adeguato, una comunicazione che funzioni e una consegna a domicilio efficiente è spesso complicato…
“Esatto. In questa situazione la distanza con i clienti aumenta notevolmente, mentre l’ideale, soprattutto per le realtà più piccine è quella di mantenere e accrescere una clientela fidelizzata. Anche perché il contesto è favorevole: sempre più persone cercano servizi a km zero, dopo il Covid sono molto aumentati gli eventi di quartiere e crescono le motivazioni di acquisto basate sulla sostenibilità, anche nel settore del cibo.”

Brava! Non hai detto “settore del food”…
“Non volevo essere ripresa…Takelocal riesce a dare tutti i vantaggi dell’e-commerce, a costi contenuti per i ristoratori e lascia loro completa autonomia nella gestione dei clienti. Allo stesso tempo ogni ristoratore beneficia del nostro sostegno, sia per quanto riguarda la comunicazione che la gestione logistica del servizio di consegna.”

Come creare una comunità fra concorrenti

Prima hai parlato di comunità. Come è possibile crearla tra concorrenti?
“Abbiamo verificato sul campo che c’è spazio per tutti, perché ogni ristoratore ha la sua peculiarità ma al tempo stesso l’essere parte di una comunità come Takelocal apporta benefici di riconoscibilità e di reputazione.”

Poiché chi fa impresa seriamente ragiona non solo sull’immediato, che programmi avete da qui a fine anno e per il 2024?
“Innanzi tutto, vogliamo estendere la comunità a tutti i quartieri di Milano e coinvolgere sempre più cittadini attraverso i nostri canali Instagram e LinkedIn. Poi in autunno attiveremo il servizio di prenotazione al ristorante e inizieremo ad attivare i localtoken, uno strumento digitale di sconti da usufruire nel quartiere. Perché il nostro grande obiettivo per il 2024 è estendere Takelocal a tutte le realtà economiche dei quartieri, non più solo ai ristoranti.”

Tutto chiaro. Un’ultima curiosità. Che cosa spinge una giovane donna, che ha lavorato per brand importanti di multinazionali ed è stata la prima dirigente donna di un’azienda come Campari a passare dall’altra parte della barricata?
“Ero e sono molto contenta di ciò che avevo fatto in azienda. Stavo bene, ero persino coccolata…però ho sentito sempre più forte il bisogno di sviluppare qualcosa di nuovo, che fosse utile non solo a me, che fosse corrispondente alle esigenze delle persone. Una iniziativa come Takelocal aiuta a tenere vivi i quartieri in una grande città come Milano, genera valore non solo economico. Questo per me è decisivo!”

Insomma, in un’epoca di digitale globale si può rendere digitale anche ciò che è locale, sviluppandone non solo il potenziale economico ma anche quello relazionale tra le persone. Questa è tecnologia solidale!

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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