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Quali KPIs per l’innovazione? Il risultato più importante è la sopravvivenza dell’azienda…

Uno dei principali problemi che le aziende hanno nel gestire le attività di open innovation sta nel non avere saputo rispondere a questa domanda: quali sono i KPIs per l’innovazione? Gli obiettivi a breve non funzionano, perché la prima performance deve essere la crescita strategica

Pubblicato il 22 Feb 2022

Photo by Afif Kusuma on Unsplash

Quali KPIs per l’innovazione? Questa è una domanda tosta, la classica “Billion Dollar Question”. È una domanda cui è oggettivamente difficile dare una risposta. Ma avere difficoltà a rispondere non significa non dovere avere una risposta chiara in mente.

Uno dei principali problemi che le aziende hanno nel gestire le proprie attività di open innovation sta proprio nel non avere avuto la capacità di rispondere a questa domanda.

KPIs per l’innovazione, l’obiettivo deve essere strategico

Perché se non si sa dove si vuole andare, qualunque attività alla fine è giusta o sbagliata. Riprendendo una delle mie quote preferite di  Lewis Carroll: “Se non sai dove vuoi andare non ha importanza” (così risponde lo Stregatto ad Alice quando lei gli chiede quale strada debba prendere).

Nell’ambiente corporate, se le aspettative non sono state condivise e chiarite in anticipo, alla fine le iniziative vengono chiuse o abbandonate.

Nella nostra ultima Mind the Chat, ho chiesto quali siano gli obiettivi dell’innovazione a Gonzalo Galindo, Head of CEMEX Ventures, l’unità di innovazione della multinazionale messicana attiva nel campo delle costruzioni. La risposta di Gonzalo non si è fatta attendere:

It is more important to bring strategic sense rather than operational improvements”. 

L’innovazione deve avere come obiettivo dare opportunità di crescita strategica all’azienda. Quindi non va misurata con obiettivi a breve, ma nella sua capacità di aiutare l’azienda a darsi un futuro e ad evitare la (inevitabile) disruption.

The ultimate return on innovation investment is survival. Doing these things allows a company to be alive in 2030 or 2040. If they don’t innovate, they won’t be”, qui cito me stesso in una recente intervista a Sifted Financial Times.

L’innovazione deve essere la polizza vita di un’azienda. Il montante si incassa quando serve, non annualmente. Annualmente si hanno i costi, rectius i premi.

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KPIs per l’innovazione, le aziende non hanno pazienza

Non tutte le aziende hanno la pazienza di attendere i risultati. Particolarmente se le aspettative non sono state bene esplicitate fin dall’inizio con i corretti KPIs per l’innovazione.

Quindi non ci sarebbe da stupirsi se il CEO di un’azienda, dopo qualche anno, sospenda gli investimenti in startup a fronte di un portafoglio che non ha ancora realizzato il suo valore. O che riduca il budget di altre iniziative di open innovation in assenza di risultati (in termini di ritorni sul conto economico).

Se l’innovazione non è strategica, i risultati non arrivano

Perché in azienda in momenti di difficoltà vengono tagliate (o comunque ridimensionate) tutte le iniziative non considerate strategiche o che non sembrano produrre risultati. E se il valore strategico non è stato propriamente comunicato – e compreso – fin dall’inizio è difficile che venga apprezzato in un momento successivo. E sarà alquanto improbabile che si possano avere risultati significativi da mostrare.

Affiancare iniziative a lungo termine con quick wins

Think strategically, although knowing that the Day of Judgment will come. And that day we will also be asked for returns”, riprendendo le parole di Gonzalo. E non c’è migliore strategia di quella che produce risultati.

Di qui l’importanza di avere KPIs per l’innovazione che prevedano iniziative con impatto a medio e lungo termine (Horizon 2 e Horizon 3) senza escludere strumenti in grado di generare “quick wins”.

E in questo ambito il Venture Client (ossia lo sviluppo di partnership commerciali con startup mature) è di gran lunga lo strumento più efficace ed efficiente, se propriamente implementato.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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