TECNOLOGIA SOLIDALE

Qualche piccolo antidoto intellettuale contro il panico da coronavirus

Il primo e più efficace antidoto contro il coronavirus è la ragionevolezza. Per diffonderlo basta ascoltare chi in questi giorni sta cercando, con la ragione, di ridimensionare l’allarme. Ecco alcuni semplici principi di cui tenere conto per evitare di mettere in ginocchio interi settori dell’economia italiana

Pubblicato il 28 Feb 2020

Photo by Dimitri Karastelev on Unsplash

Probabilmente questa frase l’hai già letta: “Il virus sta circolando da settimane, se non da mesi, in Italia. E di questo dobbiamo ritenerci fortunati: perché vuol dire che è meno letale di quanto temiamo sia. E che ci abbiamo convissuto già da tempo senza particolari problemi. Ecco perché forse dobbiamo essere meno spaventati di quanto lo siamo ora.” È il concetto cardine del pezzo con il quale Ilaria Capua lunedì ha provato a ricondurre nei limiti della ragione ciò che stava (e sta) accadendo per il coronavirus. Ecco un esempio di antidoto intellettuale contro il coronavirus.

Ilaria Capua

Il primo antidoto contro il coronavirus: la ragionevolezza

Ragionevolezza, unico antidoto attualmente disponibile e utilizzabile. Per diffonderlo, ho trovato molto utili tre pezzi di Riccardo Luna, una piccola serie dal titolo “Coronavirus e terapia antipanico”. Nel primo pezzo Luna ci ricorda, numeri alla mano, di cosa (purtroppo) si muore ogni giorno in Italia: “Prendiamo l’influenza: di tutti coloro che muoiono in Italia (650.000 persone l’anno) uno su mille muore di influenza. I morti di influenza sono quasi due al giorno. Immaginate un titolo: altri due morti! Ogni giorno.”.

Coronavirus: più contagiati ma meno pericolo

“Disinserire il “tutto maiuscolo”“è il titolo del secondo pezzo, che propone altri numeri per aiutarci a capire che “Dal coronavirus si guarisce, quasi tutti guariscono, come accade per l’influenza. Non è la peste. Non è l’Aids.”.  Su questo punto torna il terzo pezzo, “Come si calcola la mortalità del Coronavirus” che spiega perché “il fatto che l’80% dei casi sia in forma lieve e talvolta senza sintomi fa sì che verosimilmente i contagiati siano molti di più. Il che vuole dire che il virus è molto meno pericoloso.”. Proprio il concetto espresso da Ilaria Capua nella prima citazione.

Molti altri pezzi utili sono usciti in settimana, che possono considerarsi un antidoto contro il coronavirus. Ti segnalo una riflessione del politologo Luigi Di Gregorio, che motiva perché la nostra fragile società sia esposta alla infodemia, l’epidemia che viene dall’informazione:  “In una società individualizzata non c’è più spazio per chi rimette al “buon Dio” il momento della sua fine terrena, né al fatalismo, né per chi creda fermamente in una comunità terrena (scientifica o politica) che sia in grado di salvarci. Siamo soli, ci percepiamo come tali, e dunque siamo iper-attivati sul fronte dell’autoconservazione e dello spirito di sopravvivenza.”

La gestione della crisi e i danni sull’economia

In questo contesto, da deputato e da cittadino sono molto deluso e preoccupato per come il governo ha gestito questa vicenda. Nell’era digitale e globale, la comunicazione è politica e dunque va maneggiata con estrema cura. Dopo aver per settimane assicurato che nessun Paese si era mosso meglio dell’Italia per prevenire il contagio, in pochi giorni il premier ha trasformato l’Italia nella Cina d’Europa. Per non parlare della foto del governatore lombardo con la mascherina, che da mercoledì ha fatto il giro del mondo, confermando la sensazione di una situazione fuori controllo.

Il risultato è che produzione, esportazioni, turismo, sono in ginocchio. Recuperare sarà molto dura. Vedremo quali misure concrete saranno poste in essere dal decreto economico annunciato dal governo. Nel frattempo, oltre a rispettare le precauzioni indicate – prima fra tutte quella di lavarsi spesso le mani – ti propongo in chiusura una nota di “ottimismo digitale”. Come ipotizza Luciana Maci, forse questa situazione può essere una formidabile possibilità di comprendere che è possibile attuare un modello di smart city.  Ottimismo esagerato o apertura alla positività? A te la scelta: buona lettura!

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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