La promessa dell’open innovation si fonda sulla possibilità per grandi imprese e startup di fare leva sui punti di forza della controparte: scala ed agilità rispettivamente.
Tuttavia queste differenze, tanto quanto attraggono, tendono a rendere difficile la collaborazione.
Open innovation, le tre barriere del paradosso dell’asimmetria
Shameen Prashantham, professore di International Business & Strategy alla China Europe International Business School (CEIBS) nel suo ultimo libro “Gorillas Can Dance”, identifica le tre barriere alla base di quello che viene definito il “paradox of asymmetry.”
1. Asimmetria negli obiettivi
Aziende e startup hanno obiettivi diversi. Le prime puntano ad estendere il proprio ciclo di vita, le seconde a farlo partire. Per le prime la collaborazione viene vissuta come un’opportunità, per le seconde come una necessità.
2. Asimmetria nel livello di attenzione
Risulta evidente come sia diverso il livello di attenzione e il senso di urgenza che viene dato alla collaborazione. Per le startup è una questione quasi di vita o di morte. Le risorse sono limitate così come l’orizzonte temporale: il rapporto con l’azienda deve produrre risultati tangibili (fatturato e validazione industriale) in tempi brevi. Per le aziende (in particolare per le business units) il focus è sulle day by day operations. Le opportunità di innovazione che possono scaturire dalle startup sono percepite come un nice-to-have, da esplorare senza fretta quando si ha tempo.
3. Asimmetria nella struttura
C’è poi una differenza sostanziale di scala. Spesso sorrido quando una startup mi dice di avere un contatto con una grande azienda. Per fare avviare e funzionare una collaborazione bisogna avere decine di contatti a diversi livelli, compresi quelli alti. E più persone hanno voce in capitolo. E se si alzano delle voci negative la collaborazione rischia concretamente di essere affossata. Agli occhi di una startup le grandi aziende appaiono come la reggia di Versailles: ci sono una infinità di stanze. Difficile, quasi impossibile, raggiungere quella giusta senza delle guide. E queste guide in genere sono le unità di open innovation.
Gorillas Can Dance, ma devono volerlo fare e devono imparare a farlo
Lato imprese, ribaltare il tavolo. Ovvero insegnare al gorilla a ballare sulle punte, riprendendo l’immagine di Shameen. Perché la collaborazione con le startup non è una opportunità per qualcosa di futuro o un nice to have. È un must have, una necessità da cogliere e sviluppare oggi nel più breve tempo possibile se si vuole essere in vita domani. Di qui la necessità di potenziare e dare peso strategico e centralità organizzativa alle unità di open innovation per trasmettere all’azienda un senso di urgenza che spesso manca.
Lato startup, continuare a spingere come se non ci fosse un domani ma con aspettative ragionevoli. Non tutte le grandi aziende sono pronte a ballare. La maggioranza non lo sono proprio o hanno appena iniziato, senza troppa convinzione. E capirlo per tempo può evitare di farsi schiacciare i piedi.
Gorillas Can Dance, quindi. Ma devono volerlo fare (strategia) e devono volerlo imparare, e pure velocemente (organizzazione e processi).