Devo ammettere che la cosa che mi ha più colpito all’Expo di Dubai è stato il … Padiglione Italia. L’idea di permettere ai visitatori di guardare negli occhi il David di Michelangelo è semplicemente geniale. Perché ribalta la prospettiva, mettendo il tutto su un piano diverso.
È strano come questa genialità, questa capacità di guardare alla realtà da una prospettiva diversa si veda molto meno in patria. Sia a livello di sistema Paese sia di imprese.
Il Paese sembra bloccato nel mantenimento dello status quo. Si pensi ad esempio alla gestione delle crisi di Alitalia, ILVA, ove si è scelto di non affrontare il problema e di semplicemente rinviarlo a chi verrà (“kicking the can down the road” si dice in America).
Lo stesso a livello di impresa. Incontro tantissime imprese che sono così impegnate nel fare girare la macchina produttiva a mille che non riescono ad alzare la testa e vedere che il business model che ha dato loro da mangiare fino ad oggi è destinato a ridimensionarsi.
Non mi riferisco alla perdita costante di marginalità che è in corso da tempo (ad ogni giro si lascia per strada qualche punto di EBITDA). Parlo del sostanziale ridimensionamento (“disruption”) cui tutte le aziende di tutti i settori sono destinate ad andare incontro. E qui l’innovazione (vera) è l’unica cosa che può salvarle.
L’aspetto positivo è che quando ti fermi a ragionare con le imprese c’è una immediata comprensione del problema (e del rischio che stanno correndo) e il contestuale riconoscimento che non stanno facendo abbastanza.
I dati di una analisi di Stryber, società di consulenza tedesca di strategie per l’innovazine, su un campione di 50 executive europei lo confermano. Il 74% di questi riconoscono che il loro business model è a rischio e l’86% che le risorse investite in innovazione non sono sufficienti.
Tempo di guardare il David negli occhi. E di take action, prima che sia troppo tardi.