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Perché la Francia delle startup è davanti a tutti in Europa? Perché pensa a 30 anni

La Francia ha un primo ministro di 34 anni. Non a caso è il Paese europeo più avanti su startup e AI, l’unico dove è cresciuto il numero di fondi di venture capital. Perché da spazio ai giovani e li mette alla guida. Hanno sempre ragione? No, ma hanno energia e una visione a lungo termine

Pubblicato il 16 Gen 2024

Il premier francese Gabriel Attal

La notizia della settimana (o dell’anno?) è la nomina di Gabriel Attal a Primo Ministro francese. Gabriel ha 34 anni ed è stato Ministro dell’Istruzione. Che cosa c’entra con le startup in Francia?

Il migliore commento che ho sentito viene (non a caso) da Davide Dattoli, founder di TAG: “La Francia fa un passo nel futuro. Grande stima per un Paese che mette formazione e giovani al centro per costruire il suo futuro. Noi ne siamo pronti?”

La risposta, se guardiamo ai dati (e alle scelte di politica economica ed industriali fatte dagli ultimi governi) sembrerebbe negativa. In Italia l’età media della classe dirigente è in crescita:

  • +27% gli over-70 ai vertici delle aziende
  • -53% i top manager sotto i cinquant’anni

Perché dovremmo avere giovani alla guida? I giovani hanno sempre ragione o sono la soluzione?

NO, risponde Dattoli. “Però se vogliamo costruire e pensare il futuro serve mettere persone che hanno visione a lungo termine.

  • Una persona di 30 anni prende scelte a medio-lungo termine perché dovrà viverci in quel Paese.
  • Una persona di 70 anni più facilmente prenderà scelte a breve termine.

È normale fare impresa o essere alla guida di un’impresa a 30 anni?

Si’, anche fare il primi ministro.

“Se vogliamo costruire l’Italia del futuro servono energie nuove: in politica, nelle imprese, nei consigli di amministrazione, nelle istituzioni (educative in primis). L’Italia ha bisogno di pensare a 30 anni. L’Italia ha bisogno del ricambio generazione più importante della sua storia se vuole costruire il suo vero futuro”.

Che fare? Come la Francia: mettere i giovani alla guida

La Francia ha oggi un primo ministro di 34 anni. Ma negli scorsi anni ha avuto altri giovani nelle posizioni guida sui temi relativi all’innovazione. Penso ad Axelle Lemaire che è stata Ministro per il Digitale (qui il link ad una mia conversazione con lei di un paio di anni fa ove spiegava la politica francese sulle startup da Holland a Macron) e Cedric O, che è stato Segretario di Stato per l’economia digitale e che oggi è tra i co-founder di Mistral AI, che è forse la più promettente startup europea in tema di intelligenza artificiale.

Mind the Chat with Axelle Lemaire (Former french Minister for Digital and Innovation)

Mind the Chat with Axelle Lemaire (Former french Minister for Digital and Innovation)

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Ecco perché la Francia è avanti su startup e innovazione

E, non a caso, la Francia è avanti a tutti i paesi in Europa in termini di qualità e continuità dell’azione di governo a sostegno delle startup, del digitale e dell’innovazione.

Solo per portare un esempio, la scorsa estate ha lanciato la seconda edizione del programma Tibi, finalizzato a colmare il grande gap che oggi ancora penalizza il movimento delle startup europee: la disponibilità di capitali late stage a sostegno della crescita in assenza dei quali le migliori scaleup europee sono costrette a migrare.

La prima edizione (fortemente voluta da Cedric O, sempre non a caso), che risale al 2020 (ne avevo parlato qui) , aveva mobilitato 6 miliardi da aziende e investitori istituzionali che si stima abbiano fatto leva generando 30 miliardi di investimenti. Tibi 2 mobiliterà altri 6 miliardi, in prevalenza dalle grandi compagnie assicurative come AXA, Crédit Agricole Assurances, Groupama e Maif, e ci si aspetta possa fare ancora più leva data la maggiore maturità dell’ecosistema francese. Il governo ha, ad oggi, approvato 60 fondi che sono eligible per beneficiare dei capitali.

E, non a caso, la Francia è uno dei pochi principali paesi ad avere lanciato nel 2023 più fondi di VC rispetto all’anno prima (23 nuovi VC fund con una dotazione complessiva di oltre 3 miliardi), mentre tutti gli altri Paesi hanno visto questo numero scendere (anche il Regno Unito, 38 rispetto a 58 nel 2022).

Chiedo scusa per avere ripetuto non a caso troppe volte. Il messaggio subliminale è che le cose succedono “for a reason” e non a caso.

Tempo per l’Italia di iniziare a lavorare per darsi un domani e non cercare di rabberciare un passato che non può tornare (cito Ilva giusto per fare un esempio oggi purtroppo al centro della cronaca).

E farlo non a caso, ma con un piano e una visione di lungo termine. E avere i giovani in cabina di regia può aiutare molto.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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